XXII • Teoria del caos •

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Immaginate una farfalla, così piccola, innocua e molto spesso carina. Sappiate solo che con un battito di ali quella farfalla in Brasile può generare un tornado in Texas. Questo avvenimento è noto come effetto farfalla o anche conosciuto come teoria del caos.

Ogni piccolo avvenimento, anche il più insignificante, e in grado di causare un effetto domino che sconvolge completamente la storia.

Bisogna sempre pensare alle conseguenze prima di dire o fare qualcosa.

Era mattina presto, e come ogni giorno, Lucy stava lavorando nella tavola calda.

Avevano ordinato due bottiglie d'acqua gassata e così le stava prendendo dal frigorifero dietro il bancone.

Faceva sempre così caldo lì dentro, anche per questo Lucy metteva sempre canotte e legava i capelli.

In quel momento stava pensando a quello che era successo a casa sua.

Sarebbe cambiato qualcosa se avesse detto la verità ad entrambi?

Adesso invece aveva perso sia Loki che Natsu.

«Mi devi delle spiegazioni» quella era la frase di Loki.

Lucy però riuscì a dire di essere innamorata di un altro ragazzo e che non era più sicura di amare Loki, anzi forse non l'aveva mai fatto.

La porta della tavola calda si aprì, attirando l'attenzione di Lucy che si accorse di essersi bloccata con le mani nel frigo, era così persa nei suoi pensieri che non aveva preso le bottiglie.

Alzò lo sguardo per vedere chi fosse entrato ed era Yukino, alla ragazza tornò in mente la lettera degli Oracion Seis. E senza farlo apposta il suo sguardo cadde sulla maglietta che portava l'albina.

Era come quella di Mavis, grigia e con la firma degli Oracion Seis.

Lucy sgranò gli occhi e le caddero le bottiglie dalle mani. Era entrata nella gang? Perché? Non l'avevano minacciata.

«Ciao Lucy... Tutto okay?» la ragazza si era avvicinata al bancone, doveva andare nello stanzino del personale e quel giorno sembrava abbastanza sorridente, se solo i suoi occhi non l'avessero tradita.

Lucy raccolse le bottiglie e scattò verso i clienti «mai stata meglio!»

Mentre tornava indietro verso il bancone, ancora un po' scioccata, le arrivò una chiamata.

Prese il telefono dalla tasca del grembiule e vide il numero di Erza.

«Ehi! Capitate a proposito devo dirv-» venne interrotta dalla voce di Erza.

«Non c'è tempo! Raggiungici all'ospedale Evergreen vicino la stazione a Sabertooth, tu sei già lì vero?»

La bionda si accigliò, non capiva cosa stesse succedendo.

«Si... Sto lavorando. Ho capito» sospirò «vedo se riesco a staccare per venire»

Erza e Gerard stavano aspettando che i loro amici arrivassero, erano molto stanchi, non avevano chiuso occhio.

Loro si trovavano all'entrata dell'ospedale, mentre Cana era con Natsu al primo piano.

La prima ad arrivare fu Mirajane che aveva la testa bassa, stava ragionando su qualcosa, o meglio su qualcuno. Non aveva proprio voglia di entrare in quell'ospedale, però doveva farlo.

«Mira tutto bene?» chiese Gerard vedendola in quello stato, era sempre abituato a vederla allegra e positiva, quel visetto triste non le stava molto bene.

Lei alzò la testa e abbozzò un sorriso «si... Gli altri?» domandò vedendo che non c'era nessun altro.

«Stanno arrivando, mentre Natsu e Cana sono dentro» spiegò Erza sedendosi su un muretto affianco al muro dell'edificio.

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