Capitolo 39

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Sono circa cinque giorni che Dangerous è chiusa nel mio appartamento sotto la mia custodia, hanno paura che si suicidi e che faccia cattiva pubblicità al carcere.
Non pensano nemmeno di poter salvare la sua vita per un altro motivo, per loro se ha fatto qualcosa di brutto merita di morire, più grave è la loro colpa, maggiore sarà la loro pena.
A quanto pare Edward Butera sarà condannato all'ergastolo, non avrò molto tempo per estorcergli qualche informazione sulla figlia.
Oggi andrò a Boston per seguire il processo e lo interrogherò cecando di ricavare il più possibile per ucciderla.
Ora che ci penso, lui deve morire e qualsiasi cosa io faccia su sua figlia non gli recherebbe alcun male una volta morto.
Ormai credo che il mio unico obbiettivo sia soddisfare me stesso, la mia voglia masochista di uccidere una povera ragazza che non ha nulla a che fare con il padre.
Non posso farci nulla, non voglio essere curato da questa malattia, è tutta la vita che aspetto di provare questo piacere.
Inconsapevolmente sorrido nel pensare a sua figlia tra le mie grinfie, le farò provare tutto il dolore che ho provato io alla morte di mio padre.
Mi metto a sedere e accarezzo la testa coperta dalla maschera di Dangerous. Passo dolcemente un dito sulla guancia destra scoperta e le mordicchio il naso per farla svegliare.
Apre un occhio e mi guarda con una espressione assonnata.
Rido e la bacio prima di alzarmi definitivamente dal letto dandole le spalle mentre cerco la divisa pulita nell'armadio.
"Bel culo Bieber." Alzo gli occhi al cielo e prendo i boxer e i pantaloni neri dal fondo del cassetto.
"Spero che il tuo sia soddisfatto dopo ieri sera." La intravedo arrossire dal riflesso dello specchio e si copre la faccia con la coperta.
Mi fiondo su di lei e la riempio di baci sul viso, quando arrossisce non riesco mai a trattenermi, diventa troppo carina.
Mi passa una mano sul petto e mi guarda negli occhi chiedendomi palesemente di restare con lei.
Sbuffo e appoggio la fronte sulla sua.
"Dangerous quando è che ti toglierai la maschera?" Dico guardandola nei suoi grandi occhi castani.
"Te l'ho già detto, quando mi fiderò ciecamente di te." Sbuffo di nuovo e le mordo con forza il naso facendola lamentare.
"Io mi fido di te, perché tu no?"
"Anche io mi fido di te Justin me è... complicato, capisci?"
Mi alzo in piedi di scatto e torno a vestirmi non degnandola più di uno sguardo.
"No Dangerous, non ti capisco. Prova a metterti nei mei panni, stiamo insieme da tre mesi ed io non so ne il tuo nome ne la tua vera faccia!"
Lei sospira e si mette a sedere. Mi rende davvero nervoso questa questione, non capisco mai perché non si fidi di me, mi sento usato.
"Justin..."
"No, Justin un cazzo." Dico andando verso di lei minacciosamente.
"Non so nulla di te, non so neanche quanti anni hai! Mentre tu sai qualsiasi cosa di me, il mio nome, la mia faccia, il tipo di shampoo che uso e la lunghezza del mio ca-..." mi interrompe tappandomi la bocca con una mano e chiedendomi di ascoltare.
"Hai sentito?" Chiede facendomi cenno di stare in silenzio.
"Quello era uno sparo?" Le tolgo la mano dalla mia bocca violentemente non vedendoci più dalla rabbia.
"Non cambiare argomento Dangerous, mi hai fatto arrabbiare e non la passerai liscia. Appena tornerò a casa dal processo te la vedrai con me." Dico usando un tono di voce severo. Mi abbottono la camicia bianca e metto la cravatta di fretta.
"Non uscire di casa!" Grido prima di prendere la giacca e lasciare dall'appartamento.
Sospiro e mi dirigo a grandi falcate verso i parcheggi. Svolto l'angolo e sbatto contro due uomini che trasportano un grosso sacco.
Mi scuso e aumento il passo, se continuo così arriverò in ritardo.

Arrivo al luogo in cui si terrà l'audienza e noto con sollievo di essere in perfetto orario. Mi sistemo la cravatta e entro nel grande palazzo davanti a me, seguo le indicazioni che mi erano arrivate tramite email ritrovandomi davanti ad un enorme portone di legno scuro. Un ragazzo in smoking mi chiede il distintivo e, dopo averlo scannerizzato, mi da un pass che permette di accedere alla stanza in cui si trova il criminale in questione.
Adesso ci divertiamo.
Mi avvio verso un'altra piccola stanza circondata da decine di poliziotti, mostro il mio pass e mi aprono la porta rivelando la faccia dell'assassino di mio padre.
"Edward Butera..." Inizio mentre mi accomodo sulla sedia di fronte a lui.
"Condannato per innumerevoli furti, rapimento, spaccio di droga e omicidio. Per non dimenticare l'aggressione ad un poliziotto." Lui mi guarda apatico, senza tralasciare nessun segno di stanchezza ne tanto meno di tristezza. Il suo volto è completamente impassibile di fronte alle mie parole, i suoi capelli sono completamente spettinati e credo che non si sia nemmeno preso la briga di avere un avvocato per uscire di qui. Una corta barba gli contorna il mento rendendo il suo viso abbastanza raccapricciante.
"Si rende conto dei crimini che ha commesso? Questi lo stanno portando alla condanna di morte."
"Ne sono completamente consapevole, ora dovete dirmi dove si trova mia figlia." Dice rivelando la sua voce calda e profonda. Se non lo conoscessi non penserei mai che possa essere un criminale.
"Questo ce lo deve dire lei, signor Butera."
"Stronzate! Io so che l'avete presa voi per catturarmi, non la vedo da più di cinque mesi." Cerca di avventarsi contro di me ma le manette lo tengono immobile sulla sedia.
Mi sistemo il polsino della camicia e mi sporgo leggermente in avanti verso il suo viso.
"Non le conviene mentirmi, le resta poco da vivere."
Si avvicina anche lui e mi sputa in faccia.
"Io non lo so dov'è, siete solo dei bastardi, se avete osato torcerle un capello ve la vedrete con me."
Mi pulisco con un fazzoletto e contraggo la mascella dalla rabbia. Sorpasso il tavolino che ci divide e lo prendo per il colletto della maglia, lo alzo fino all'altezza della mia faccia e incastro il mio sguardo nel suo.
"Non mi sembra nella posizione di parlare."
"Siete davvero spregevoli, usare l'amore di un padre verso sua figlia per poterlo arrestare, rivoltanti..."
Lo lascio e torno al mio posto, stringo i pugni dalla rabbia e li appoggio sul tavolo che ci separa.
"Senta, io mi sono stancato. Ci deve dare tutte le informazioni che ha su sua figlia e noi non le torceremo un capello, altrimenti la troveremo e la terremo con noi." Soffio completamente accecato dalla rabbia, quest'uomo era già snervante prima che lo conoscessi, figuriamoci adesso.
"Lei non c'entra nulla con tutto questo, non coinvolgetela in cose più grandi di lei."
"Va bene, se proprio non ci vuole dire nulla..." Tiro fuori il teaser dalla tasca, premo un pulsante e lo avvicino al suo corpo che viene scosso da una lieve scarica elettrica.
"Questo è solo un assaggio, le conviene dirci tutto prima del processo. Sappiamo entrambi che la condanneranno a morte."
Aumento la potenza della scossa e mi avvicino pericolosamente minacciando di colpire il suo sudicio collo.
"Va bene, tanto non mi resta altro. Mia figlia, Ariana Grande, ha ormai 25 anni, viveva a Seattle con sua madre che è morta qualche giorno fa. Come le ho già detto non ho sue notizie da cinque mesi e non le so dire altro."
Stringo i denti non soddisfatto e gli do un'altra scossa, questa volta con la potenza due volte più forte.
"La descriva."
Prende un grosso respiro e, con le mani tremanti,  si asciuga la fronte sudata con un fazzoletto.
"È molto bassa per la sua età, è alta circa un metro e cinquanta. Ha i capelli ricci, il colore è... non lo so, li ha tinti un paio di volte e potrebbe averlo fatto ancora, l'ultima volta che l'ho vista erano neri, come la pece. I suoi occhi sono bellissimi, come quelli di un cerbiatto, marroni e grandi."
Faccio cenno di continuare e lui fa spallucce.
"Non so cos'altro dire, penso che abbiate già trovato il suo profilo Instagram e su altri social."
Sospiro e mi appoggio una mano sulla fronte. Non mi basta questo per trovarla, ho bisogno di molto altro.
"Voglio altre informazioni."
"Hai detto che non l'avreste cercata se vi avessi detto qualcosa su di lei, invece a me pare che tu la voglia trovare."
Rimango immobile, scandalizzato dal l'intelligenza di quest'uomo, un genio del male.
"Voi non la troverete, la mia piccola Ariana sa il fatto suo, se ti avvicinerai a lei è probabile che ti uccida. Le ho insegnato tutto ciò che sapevo, se la caverà."
Mi siedo di nuovo sulla sedia e compilo dei fogli, lo guardo completamente accecato dall'odio e mi passo una mano tra i capelli.
"Lei non sa con chi sta parlando, l'uomo che ha difronte ha dovuto sopportare una grossa perdita a causa sua e ne ha sofferto molto!" Sbatto i pugni contro la superficie di legno del tavolo facendolo tremare tutto.
" Ariana soffrirà quanto ho sofferto io, non si aspetti di vederla mai più se molto fortunatamente riuscirà a vincere il processo."
"Le porto un saluto da Jeremy Bieber, signor Butera. Le auguro di passare serenamente le sue ultime ore."
Lui inizia a dimenarsi non appena nomino la figlia e fa di tutto per potermi prendere e pestare. Mi tira dietro diversi insulti ma ormai io sono già fuori dalla stanza.
Due guardie entrano al mio posto e lo trattengono mentre cercano di spostarlo nell'aula del dibattito.
Lui continua ad urlare e dimenarsi finché non richiudono la porta e solo un urlo straziante irrompe nel corridoio in cui mi trovo.
"Dite a mia figlia che la amo!"
Certo, ci penserò io a sua figlia.

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HELLOOO! Prima che cambiate pagina vi chiedo solo una cosa. Nei prossimi giorni pubblicherò due storie, se avrete tempo vi prego di andare a leggere il prologo di "darkness" (la troverete sul mio profilo) e "borderline" (anche questa la troverete lì) come potete capire sono altre sue storie che ho iniziato a scrivere e sono indecisa su quale continuare, perciò vi chiedo di mettere una stellina sul prologo che preferite così da farmi capire quale vorreste leggere per prima. Ovviamente quella con meno like non resterà vuota ma sarà più corta e molto meno dettagliata, ciò significa che la aggiornerò di rado e lentamente così da potermi concentrare sull'altra.
Hope u enjoyed! ☁️🖖🏻
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MASK [JARIANA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora