13. Forza interiore

9 3 0
                                    

I tiepidi raggi del sole avvolgevano la radura, accompagnati dal delicato fruscio del vento tra le foglie. Zabar, sveglio da circa un quarto d'ora, stava accarezzando il muso del grifone. Non era mai stato così vicino a un animale del genere, e i suoi movimenti erano attenti, quasi riverenti: era ben consapevole della maestosità e dell'intelligenza del grosso volatile.

Lanciò uno sguardo a Tenko, ancora assopita. In realtà avrebbe dovuto chiederle il cambio qualche ora prima, ma il sonno aveva preso il sopravvento e si era addormentato. Temeva che la demone si sarebbe arrabbiata, quindi non aveva ancora deciso se dirglielo o meno.

«Qualche consiglio?» chiese al grifone.

L'animale lo fissò, attento, poi emise un leggero verso di indifferenza e cominciò a pulirsi un'ala.

«Ah, grazie» ironizzò il chierico.

Dei lamenti attirarono la sua attenzione: era Tenko, sembrava stesse parlando nel sonno. Lo faceva in modo confuso, ma aveva tutta l'aria di essere spaventata: forse stava avendo un incubo.

Le si avvicinò. «Ehi, tutto bene?»

«Mmh... No... Basta... No...»

Le scosse leggermente una spalla. «Tenko, va tutto...»

Lei aprì gli occhi di scatto, lo vide e si avventò su di lui, rapida come un felino. Il grifone, colto di sorpresa, indietreggiò. La demone serrò le dita sul collo di Zabar, così forte da bloccargli il respiro.

Il chierico si dimenò d'istinto, provò a liberarsi, ma la giovane era troppo forte, la sua stretta troppo salda. Incapace di parlare, la implorò con lo sguardo. Ma era come se lei non lo vedesse, il suo volto era sfigurato dalla rabbia. Di colpo lei tornò tornare in sé, lo riconobbe e subito lo lasciò andare. Indietreggiò, e Zabar poté piegarsi di lato, tossendo affannosamente.

Tenko non sapeva cosa dire. «Io...» Corse via, evidentemente confusa. Si rifugiò nella foresta, dimenticandosi completamente delle armi e dello zaino.

Appena si fu ripreso, il chierico la seguì. La trovò a poche decine di metri di distanza, rannicchiata contro un albero. Sembrava terrorizzata.

Si fece coraggio e le si avvicinò. «Va... tutto bene?»

«Ti sembra che vada bene?!» ringhiò lei, adesso furiosa.

Lui arretrò istintivamente di un passo. «Scusa... mi sono espresso male.» Deglutì, e questo gli causò un fastidioso dolore alla gola. «Ti posso aiutare in qualche modo?»

Lei lo guardò dritto negli occhi. Nelle sue iridi rosa c'era rabbia, paura, dolore. «Puoi cancellare i miei ricordi?»

Zabar abbassò lo sguardo. «No. Non posso farlo.»

«Allora vattene.»

Il chierico si portò una mano alla nuca, forse alla ricerca delle parole giuste. «Riguarda quello che ti ha fatto il sacerdote?»

«Non voglio parlarne.»

«Mi dispiace, avrei voluto liberarti prima. Ci ho provato, ma...»

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora