21. Faccia a faccia

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Era quasi l'alba e Zabar stava osservando il piccolo fuoco davanti a lui. Il tepore delle fiamme attenuava il freddo pungente, ma il clima non era più un problema: la sera prima lui e Tenko avevano acquistato dei vestiti pesanti, indispensabili per sopravvivere nel gelido sud.

Il completo del chierico era relativamente semplice, ricavato dalla pelliccia di alcuni animali della zona, quello della sua compagna di viaggio invece era molto più performante. La demone lo aveva costretto a girare tutti i mercanti del vicino villaggio prima di scegliere, e alla fine aveva optato per uno dei prodotti più costosi, ricavato dai resti di un mostro raro. Per fortuna Icarus aveva dato loro un bel po' di soldi, altrimenti non se lo sarebbero mai potuti permettere. Avevano anche fatto scorta di provviste, così da essere pronti ad affrontare le inevitabili avversità.

Ben presto si sarebbero lasciati alle spalle l'ultima propaggine di civiltà e avrebbero fatto rotta verso l'ignoto. L'idea lo spaventava, ma allo stesso tempo lo eccitava: era impaziente di scoprire quali segreti erano celati in quei territori impervi, dove nessuno osava avventurarsi.

Una strana sensazione, improvvisa, lo destò dalla monotonia della guardia. Qualcuno – o qualcosa – si stava avvicinando: qualcuno dotato di enormi poteri magici.

Con movimenti lenti e guardinghi si avvicinò a Tenko. «Ehi, svegliati.» La scosse leggermente. «Credo ci sia qualcuno.»

Lei aprì subito gli occhi, un lampo ferino ad attraversarle le iridi rosa, ma per fortuna di Zabar riuscì a trattenere la spada. I suoi incubi non avevano smesso di tormentarla – probabilmente non lo avrebbero fatto mai – ma almeno adesso riusciva a confinarli nel mondo dei sogni.

«Dobbiamo andare?» mugugnò, intorpidita e infastidita dai primi raggi del sole.

«Sta arrivando qualcosa» ripeté il chierico, in allerta. «Qualcosa con la magia. Ed è molto potente.»

Tenko preparò spada e bacchetta e si stiracchiò per risvegliare i muscoli. «Da che parte?»

«Di là» rispose Zabar indicando un punto in alto, verso le chiome degli alberi. «Aspetta, credo siano più di uno.»

«Chiama il grifone» ordinò la demone.

Dato l'ambiente ostile che avrebbero incontrato nel proseguo del loro viaggio, i due avevano deciso di lasciare all'animale il tempo di andare a caccia e recuperare le energie: anche la loro cavalcatura doveva essere in forma se volevano sopravvivere.

All'improvviso delle vigorose folate di vento li investirono, mettendo a dura prova la tenuta del loro piccolo fuoco.

«Grifoni selvatici?» chiese Tenko, pronta a combattere.

Zabar scosse il capo, atterrito. «Peggio: inquisitori. Dobbiamo andarcene.»

La demone stava per ribattere, decisa a testare la sua bacchetta polivalente, ma un incantesimo la anticipò: una barriera circondò la piccola radura in cui si trovavano, negando loro ogni possibilità di fuga. Subito dopo un leggero crepitio destò la loro attenzione. Quasi subito individuarono un bagliore nel cielo: una freccia carica di elettricità che si conficcò nel terreno a pochi passi da loro. Una raffica di saette esplose dal proiettile, ma Zabar fu rapido a neutralizzare l'attacco.

Il vorticare del vento si fece più forte e due persone si lasciarono cadere nella radura: un uomo armato di arco e frecce e una donna dai capelli azzurri. Gli abiti del primo suggerivano fosse una guardia, l'uniforme della seconda invece la identificava come un'inquisitrice.

I due demoni indietreggiarono istintivamente, pronti alla battaglia.

La donna, una minuta semiumana di tipo uccello, li scrutò con i suoi gelidi occhi gialli, dopodiché fece un cenno con la mano al suo compagno, come a dargli il suo assenso ad agire.

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora