32. Dubbi e certezze

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I quattro si muovevano verso nord a passo moderato, in perenne allerta. Leonidas era in testa al gruppo: il suo compito era decidere quale fosse la strada migliore per evitare le innumerevoli insidie della foresta. Dietro di lui, a pochi passi di distanza, c'erano Tenko e Zabar. I due militari avevano imposto loro il silenzio, ma in ogni caso nessuno dei due sembrava in vena di parlare. Per ultima c'era Persephone, che con il suo occhio destro aveva il compito di sorvegliare i due prigionieri così come i dintorni. In caso di attacco, le sue barriere erano l'unica speranza di salvezza per i due demoni.

Quando si erano lasciati alle spalle il villaggio dei teriantropi era già tarda mattina, quindi dovevano sfruttare la luce per allontanarsi il più possibile prima che calasse la notte. In quel momento i locali erano una minaccia perfino più temibile dei mostri giganti.

All'improvviso le orecchie feline di Leonidas captarono un rumore insolito. Lui si fermò e si voltò, una mano pronta sulla faretra. Persephone si girò a sua volta, così come i due demoni. Per alcuni lunghi secondi rimasero tutti immobili, poi videro una sagoma muoversi dietro un cespuglio. L'animale, simile a un cinghiale ricoperto di muschio, scavò con il grugno nel terreno, forse in cerca di radici, dopodiché si allontanò tranquillamente senza degnarli di uno sguardo.

«Muoviamoci» disse Leonidas a bassa voce, visibilmente teso. Si rimise in marcia e gli altri si accodarono.

Tenko lanciò un rapido sguardo dietro di sé per valutare la distanza di Persephone. «Verranno a salvarci, vedrai» esalò in direzione di Zabar.

Il chierico rimase in silenzio, preferendo concentrarsi su dove mettere i piedi per non cadere.

«Ehi, hai capito? Sono sicura che...»

«Smettila» ribatté lui con un filo di voce. «Non peggiorare le cose.»

La giovane lo sguardò stranita. «Che vuoi dire? Non è certo colpa mia se ci hanno catturato!»

«Voi due, fate silenzio!» li sgridò Leonidas.

Tenko abbassò lo sguardo e tacque: non era il momento di fare l'arrogante.

Appena il semiumano si voltò, lei rivolse di nuovo la sua attenzione a Zabar. «Ne ho viste di peggio, vedrai, riusciremo a fuggire.»

«Non è questo il punto!» ribatté il chierico, visibilmente arrabbiato.

«Ehi! Ho detto silenzio!» ribadì Leonidas, severo e marziale.

Di nuovo la giovane attese che il capitano si voltasse, poi guardò Zabar e scosse il capo, in attesa di spiegazioni.

«Come ti è saltato in mente di far vedere il ricordo a questi due?» proseguì il chierico, attento a tenere basso il tono di voce. «Cosa pensavi di ottenere? Credevi forse che si sarebbero arresi?»

La demone abbassò lo sguardo. «No, io...»

«Quei ricordi erano la nostra migliore opportunità di...» Si zittì e guardò alle sue spalle, preoccupato che l'inquisitrice potesse sentirlo. «Se distruggono la goccia, quei ricordi saranno persi per sempre. E preferisco morire piuttosto che farlo succedere!»

Tenko mantenne il capo chino. Quando aveva visto i due militari, si era lasciata trasportare dalla rabbia e aveva perso lucidità. Zabar aveva ragione: aveva combinato un casino, come sempre.

«Vedrai, Clodius e gli altri verranno a salvarci e ci riprenderemo la goccia.»

Zabar guardò davanti a sé. «Lo spero. Non è che abbiamo altre possibilità.»


***


Dopo la cattura dei due demoni, i teriantropi erano stati costretti ad aspettare che la barriera evocata da Persephone svanisse: solo allora poterono rialzarsi e radunarsi intorno a Clodius.

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora