25. Cacciatori e prede

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Persephone e Leonidas, stretti nei loro abiti pesanti, avanzavano cauti tra gli imponenti alberi. Ogni rumore li metteva in allerta, ogni scricchiolio poteva tramutarsi in un agguato. Non sapevano cosa aspettarsi, e questo non faceva che aumentare ulteriormente la loro tensione.

Dopo la loro precipitosa fuga dai grifoni selvatici, avevano deciso di tornare indietro per verificare se potevano recuperare qualcosa dai loro bagagli. Non si aspettavano niente, in realtà non erano nemmeno sicuri di trovare qualcosa. Avevano ripercorso a ritroso la strada fatta, riuscendo così ad arrivare nel punto dove le loro cavalcature erano state uccise. Una carcassa era ancora lì, quasi completamente spolpata, l'altra invece era sparita: forse uno dei predatori l'aveva portata via.

Tutto intorno c'erano alcuni dei loro bagagli, molti dei quali strappati via a morsi e poi sputati. Riuscirono a recuperare un paio di sacche ancora integre da tenere in spalla, qualche provvista e soprattutto i collari anti-magia: il complice di Tenko era un mago, portarlo indietro senza quella costrizione sarebbe stato molto più complicato e rischioso.

Ora stavano avanzando verso sud, sempre guidati dal pendolo. Il piccolo oggetto magico riusciva ancora a captare la presenza della demone, segno che i due eretici non si erano allontanati troppo. Questo era un bene, avevano una traccia da seguire, ma lasciava anche spazio a scenari poco graditi: per cominciare il loro grifone poteva essere morto, privando così anche i due militari di un preziosissimo mezzo di trasporto in vista del ritorno a casa. Difficilmente l'eretica era morta: in quel caso il pendente avrebbe dovuto smettere di funzionare, o almeno lo speravano: l'ultima cosa che volevano era camminare per giorni in quella landa gelata solo per finire tra le fauci di un'altra bestia affamata.

Camminarono fino al calar del sole, a quel punto accesero un fuoco e mangiarono qualcosa. Dovevano preservare il più possibile le loro provviste, ma allo stesso tempo dovevano mangiare abbastanza da tenersi in forze: se non si nutrivano a dovere, il clima rigido poteva rivelarsi perfino più letale delle bestie feroci.

«Dobbiamo procurarci altro cibo» constatò Leonidas una volta finita la sua misera cena. «Per caso conoscete qualcuna di queste piante?»

Persephone scosse il capo. «Tu?»

«Purtroppo no. Dovremo trovare qualche animale.»

La semiumana annuì. «Riposati, faccio il primo turno di guardia» disse dopo un momento di silenzio.

«Sì, Persephone» rispose l'uomo, serio e marziale come sempre.

Una simile risposta riuscì a instillare un pizzico di inaspettato buon umore nella mente della donna: almeno una cosa non era cambiata. Guardò il cielo stellato, per lo più coperto dai rami degli alberi, dopodiché rivolse la sua attenzione ai dintorni. Con il calare delle tenebre la sua vista avrebbe perso affidabilità, in più – in quanto devota a Horus – durante la notte i suoi poteri sarebbero stati meno efficaci.

Col passare dei minuti l'oscurità divenne sempre più opprimente e i rumori cominciarono a moltiplicarsi: le sembrava che ogni predatore della foresta fosse lì intorno, pronto ad attaccarli. Persephone tremava, ma non per paura. Gli inquisitori non hanno mai paura. La temperatura stava calando e il fuoco faceva sempre più fatica a scaldarla.

Si strinse di più nei suoi abiti pesanti, la mano pronta sulla spada, all'erta. Costi quel che costi, avrebbe portato a termine la sua missione. O sarebbe morta provandoci.


Quando, il mattino seguente, i primi timidi raggi di sole cominciarono a filtrare nella fitta foresta, Persephone e Leonidas avevano già radunato le loro cose e si erano rimessi in cammino. L'inquisitrice sapeva che ogni istante passato in quella foresta era fonte di pericoli, ma per lei era anche motivo di profondo disonore: doveva trovare al più presto gli eretici e assicurarli alla giustizia.

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora