11. Due demoni, due visioni

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Tenko e Zabar, ciascuno su un ippolafo, si erano ormai lasciati alle spalle la città e stavano attraversando al piccolo trotto un sentiero nella foresta.

La giovane portava con sé solo il suo zaino e le armi, e anche il chierico aveva deciso di viaggiare leggero: il loro sarebbe stato un lungo viaggio, ma strada facendo avrebbero potuto trovare provviste e altre risorse utili alla loro missione. Del resto il demone aveva pianificato tutto da tempo, quindi sapeva esattamente cosa portare e dove andare. Per giustificare la sua partenza improvvisa, aveva detto al priore che un messaggero gli aveva riferito del padre malato, lo aveva supplicato di lasciarlo andare per dargli l'ultimo saluto, e il sacerdote non aveva obiettato. Anzi, gli aveva assicurato le sue preghiere e lo aveva invitato a partire immediatamente.

Avevano lasciato la città all'alba, e da allora non si erano scambiati molte parole. Tenko guardava davanti a sé, di tanto in tanto scrutava la foresta per controllare che non ci fossero pericoli in arrivo, ma in realtà stava aspettando che il suo compagno di viaggio dicesse qualcosa. Avendo vissuto da sola per anni, non era molto brava a iniziare discorsi; non a caso nell'ultimo mese erano stati quasi sempre gli altri a rivolgerle la parola. Per di più Zabar era uno studioso più che un guerriero, quindi lo sentiva... distante. Era strano, eppure si era trovata più in sintonia con il burbero Vorallath e l'ex guardia Euandros, piuttosto che con l'unico superstite del suo circo.

Da parte sua, anche Zabar non sapeva cosa dire. Desiderava instaurare un legame con Tenko, ma aveva paura di dire qualcosa di sbagliato. Non voleva essere invadente chiedendole qualcosa di lei, e allo stesso tempo temeva che spiegarle qualcosa l'avrebbe fatto sembrare un tipo saccente e presuntuoso.

«Allora, cosa stiamo cercando?» chiese la demone, riuscendo finalmente a sbloccare la situazione.

 Zabar ringraziò mentalmente per quell'occasione. «Sarò sincero, in realtà non lo so. O meglio: mi aspetto di trovare qualche prova, magari dei testi, ma non so se saranno pergamene, tavolette incise o pittogrammi in una caverna.»

«Davvero confortante...»

«Però sono quasi sicuro che troveremo qualcosa!» si affrettò ad aggiungere. «Durante il mio apprendistato da chierico, ho potuto visitare la biblioteca di Theopolis, e lì ci sono moltissimi testi antichi. Alcuni parlano di popolazioni che si sono ribellate ai Primi Dei e che per questo sono state sterminate. Secondo i testi più importanti, ogni prova della loro esistenza è stata distrutta, ma ho trovato delle lettere secondo cui alcuni superstiti si sono rifugiati all'estremo sud, in territori impervi dove hanno fatto perdere le loro tracce. So che non è molto, ma se riuscissimo a trovare qualcosa, sarebbe una scoperta rivoluzionaria. Potremmo addirittura incontrare i discendenti di quelle popolazioni!»

Tenko, interessata più a distruggere il Clero che a scovare reperti, non parve molto entusiasta. «Spero tu abbia ragione. Ma questo come ci aiuta?»

«Beh, se riuscissimo a dimostrare le menzogne del Clero, allora la popolazione comincerebbe a dubitare degli dei e alcuni inizierebbero ad appoggiarci. Già adesso ci sono diverse incongruenze riguardo la genesi del mondo, quindi è chiaro che non ci vogliono dire tutta la verità. Potrebbero addirittura essere tutte menzogne! Ma non è tutto: leggendo i testi antichi, risulta evidente quanto gli dei siano ossessionati dall'eliminare gli eretici e assicurarsi quanti più fedeli possibile. E sono sicuro che non si tratta solo di vanità. La mia teoria è che ci sia un rapporto tra un dio e i suoi fedeli: più ne ha, e meglio è per lui. Se no perché un essere onnipotente dovrebbe preoccuparsi di ricevere quotidianamente preghiere e sacrifici?»

La demone, abituata a usare più le mani che il cervello, si limitò a un mugugno d'assenso. Poi le venne un'idea: «È per questo che gli dei si combattono a vicenda? Per avere più fedeli?»

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora