16. Fase uno

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Quando ormai era tardo pomeriggio, Zabar si diresse verso la canonica e varcò il cancello esterno. L'edificio si trovava nella città alta ed era molto più grande rispetto a quello in cui aveva trascorso gli ultimi anni: una città come Chalacyra del resto aveva molti templi, quindi erano necessari molti chierici e molti sacerdoti. Se non ricordava male, il priore era un alto sacerdote.

«Buonasera, fratello. Posso aiutarti?» gli domandò un ecclesiastico andandogli incontro. Era relativamente anziano, ma indossava ancora la tunica da chierico: probabilmente l'idea di fare carriera non era stata fra le sue priorità. Indossava un pendente a forma di spiga di grano, quindi doveva essere devoto alla dea Demetra[7].

«Buonasera a te. Sono in viaggio per andare a trovare la mia famiglia, sono appena arrivato in città» gli spiegò Zabar. «Speravo poteste offrirmi ospitalità per la notte.»

«Ma certo, fratello» annuì il semiumano con un sorriso gioviale. «Coraggio, seguimi. A breve verrà servita la cena.»

Il chierico lo condusse alla mensa, un ampio locale illuminato da bracieri. Durante il pasto Zabar raccontò ai suoi vicini di tavolo più o meno la stessa bugia che aveva usato con il suo superiore, ma decise di tralasciare la parte del padre malato. Non usò nemmeno il suo vero nome, ma si presentò come Bartahu, l'identità fittizia che usava fin dal suo ingresso nel Clero. Nessuno ebbe motivo di dubitare delle sue parole e tutti quanti gli assicurarono le loro preghiere per un viaggio tranquillo.

Dopo cena partecipò all'orazione comune e poi andò a dormire. Nella stanza che gli avevano assegnato c'erano una dozzina di brande, di cui un paio libere. Era proprio come nella sua canonica, e questo gli fece provare un po' di nostalgia. La sua determinazione a svelare le menzogne del Clero era salda, tuttavia non provava astio nei confronti dei suoi confratelli, al contrario: li considerava quasi una seconda famiglia. Anche gli ecclesiastici di Chalacyra si erano dimostrati gentili e ospitali; si sentiva in colpa a tradire la loro fiducia, ma la sua missione aveva la priorità. Tenko e Icarus contavano su di lui.

Sicuro dei propri obiettivi, chiuse gli occhi e cercò di prendere sonno: aveva un piano, e questo non implicava di andare in giro per la canonica a cercare le bacchette. Non senza prima conoscerne la posizione.

Il mattino seguente si alzò insieme agli altri chierici, pregò con loro e fece colazione nella mensa.

Finito di mangiare, andò dal chierico che lo aveva accolto la sera prima.

«Fratello Basileus, permettetemi di accompagnarvi in città. Vorrei aiutare gli abitanti per ricambiare la vostra ospitalità.»

«Sei sicuro, fratello Bartahu? Ma la tua famiglia?»

«Un giorno in più non farà molta differenza» rispose il demone con un sorriso conciliante. Avendo tralasciato la parte del padre malato, la sua permanenza non avrebbe destato sospetti. «Sarei felice di aiutarvi. Il sommo Dían Cécht[8] mi ha fatto dono di incantesimi curativi molto efficaci; se conoscete qualcuno malato o ferito, sarei felice di offrirgli il mio aiuto.»

Il semiumano annuì. «Grazie per la tua generosità. In effetti abbiamo un paio di persone bisognose, il tuo aiuto sarà molto prezioso.»

«Grazie a voi. Avrei bisogno solo di una bacchetta. Quando sono partito sono stato così sprovveduto da non portarne una con me. Per caso ne avete qualcuna?»

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora