39. Qual è il piano?

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I quattro fuggitivi temevano che muoversi per la città sarebbe stato un problema, ma la gente era troppo impegnata a cercare un luogo sicuro per badare a loro. L'improvviso terremoto aveva gettato il panico anche tra le guardie, che quindi non avevano il tempo per occuparsi di rintracciarli.

«Cosa facciamo? Volete rubare degli ippolafi?» chiese Leonidas.

«Sarebbe meglio dei grifoni: dobbiamo allontanarci in fretta» ribatté Tenko. Il braccio le faceva ancora male, ma il dolore non era più così insopportabile.

«Aspettate, dobbiamo prima recuperare le nostre cose!» affermò Zabar. «Vi prego, è troppo importante!»

«Credo abbiano portato tutto al deposito della caserma» disse Persephone. «Di norma sarebbe un suicidio entrare, ma forse adesso avremo qualche possibilità.»

Tenko sapeva di non avere molto tempo per riflettere, così diede subito il suo responso: «Facciamolo.»

Leonidas non sembrava entusiasta, ma annuì con fare rassegnato. «D'accordo. La caserma dovrebbe essere da questa parte.»

Guidati dai due ex militari, i fuggitivi attraversarono di corsa le strade della città, cercando quantomeno di non passare davanti ai gruppi di guardie che incrociavano: per quanto la situazione fosse caotica, era meglio non sfidare troppo la sorte.

Raggiunta la caserma, si stupirono nel vedere che davanti all'ingresso non era rimasto nemmeno un soldato. Il massiccio edificio non sembrava aver risentito troppo delle scosse, ma lo stesso non si poteva dire di quelli adiacenti. Riconobbero un paio di soldati impegnati a soccorrere dei civili: forse erano quelli incaricati del turno di guardia.

«Dovremmo aiutarli» esalò Leonidas.

«Hai ragione, ma non possiamo» ribatté Persephone.

«Muoviamoci, prima che ci vedano» tagliò corto Tenko.

I quattro si infilarono nell'ingresso, armi in pugno e pronti a combattere. Ma non c'era nessuno ad attenderli.

«Zabar, da che parte?» chiese la demone.

Lui estese le sue percezioni, sforzandosi di captare la traccia magica che aveva lasciato sugli artefatti trovati sottoterra. «Riesco a sentirli!» esclamò. «Di qua!»

Tenko riconobbe una scintilla di genuino entusiasmo nella voce dell'ex chierico, ma per quanto le facesse piacere, si premurò di ammonirlo: «Non abbassare la guardia, siamo pur sempre in una caserma.»

«Tranquilla, non...» Zabar si interruppe di colpo. «Arriva qualcuno.» Senza aggiungere altro si affrettò verso la porta più vicina, subito seguito dagli altri tre. Socchiuse silenziosamente il battente, giusto in tempo prima che passasse un manipolo di guardie.

«Via libera» dichiarò il demone prima di rimettersi in marcia, ora più quatto e attento a non fare rumore.

Grazie alle percezioni dell'ex chierico non fu difficile raggiungere il deposito, anche quello completamente sguarnito.

«È chiusa!» imprecò Zabar dopo aver tentato inutilmente di aprire la porta.

«Aspetta, ci provo io» dichiarò Tenko. Il potere delle tre donne misteriose le aveva permesso di sconfiggere i quattro cloni: una serratura non l'avrebbe certo fermata.

Provò a invocare la magia, ma non accadde nulla. Provò di nuovo, ma la verità era che non sapeva come fare.

«Non funziona?» le chiese l'ex chierico, ma non era chiaro se fosse preoccupato per lei o per il fatto di non poter recuperare gli artefatti.

«Non... Non lo so. Era la prima volta che lo usavo, magari...»

«Ehi, prova queste» le disse Persephone.

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora