22. Il gelido sud

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Il sole splendeva nel cielo terso, ma il vento gel ido faceva quasi battere i denti a Tenko e Zabar. Per fortuna il grifone non sembrava accusare troppo quel clima rigido e continuava a librarsi con eleganza sopra la foresta, rapido e silenzioso.

«Vedi niente?» chiese la demone. Stavano volando da ore e il terreno sotto di loro si stava tingendo sempre più del bianco della neve.

«No, niente» rispose il chierico. «Continuiamo a...»

Un terrificante ruggito fece trasalire i due demoni, perfino il grifone ebbe un sussulto. Tutti e tre si voltarono nella medesima direzione: una creatura era spuntata da chissà dove e stava volando dritto verso di loro. Sembrava un grifone, ma invece del becco aveva delle minacciose fauci da mammifero. Era grande almeno quanto l'animale domato da Zabar ed era pronto a combattere per difendere il suo territorio.

Tenko portò subito una mano alla bacchetta. «Lo affrontiamo?»

«No, dobbiamo evitare scontri inutili. Se il nostro grifone viene ferito, siamo spacciati.»

Il chierico fece fare dietrofront alla loro cavalcatura, che con dei possenti battiti d'ala si allontanò dalla minaccia. L'altro animale li inseguì per qualche centinaio di metri, poi lanciò un fragoroso ruggito di vittoria e li lasciò perdere.

Zabar fece allontanare ancora un po' il loro grifone, dopodiché lo lasciò atterrare su una conformazione rocciosa. Lui e Tenko scesero dall'animale, così da lasciarlo riposare un po' mentre loro pianificavano le prossime mosse.

«Che facciamo?» iniziò la demone. «Lo aggiriamo o andiamo avanti? Con la bacchetta polivalente dovrei riuscire a tenerlo a distanza.»

«No, cerchiamo di stargli alla larga.» Dopo un attimo proseguì: «In realtà non so quanto sia grande il suo territorio, quindi meglio essere pronti a combattere.»

«Il posto che cerchiamo potrebbe essere nel suo territorio?»

Zabar si strinse nelle spalle. «Forse. Non lo so.» Attese qualche momento. «Secondo me siamo ancora troppo vicini, dobbiamo andare più a sud. Il fatto è che... Te l'ho detto, potrebbero essere ovunque.»

D'istinto abbassò la testa tra le spalle, aspettandosi un'accesa imprecazione da parte di Tenko. Invece la demone non si scompose. «Dobbiamo restringere il campo in qualche modo. E poi da lassù non vedo quasi niente: se si nascondono sotto gli alberi non li troveremo mai.»

Zabar si fece pensieroso. «Lo so, ma è la nostra unica possibilità. Se andassimo a piedi ci vorrebbe una vita.»

Tenko osservò il loro grifone, impegnato a pulirsi le penne. «Se ci dividessimo potremmo guadagnare tempo.»

Il chierico le lanciò uno sguardo di sbieco. «Ho un brutto presentimento...»

«Con due grifoni potremmo perlustrare una zona molto più ampia» ribadì la demone.

«Su questo hai ragione, ma non posso controllarne due contemporaneamente. È impossibile, tanto più se ci allontaniamo.»

«Allora insegnami.»

«Non è questione di imparare. Ci vuole predisposizione, e tu non sei una maga. Mi spiace.»

Tenko non nascose il suo dispiacere. «Sì, lo immaginavo.»

Zabar comprendeva lo stato d'animo della sua compagna: in passato anche lui era stato costretto a rinunciare a molti incantesimi per cui non era portato. Poi però un'altra idea gli risollevò il morale: «Aspetta, su un'altra cosa hai ragione: da lassù noi non vediamo gran che, invece il nostro amico riuscirebbe a distinguere un cinghiale a chilometri di distanza.»

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora