33. Punto di non ritorno

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Persephone e Leonidas avevano incontrato diversi tipi di mostri nelle ultime settimane, ma era la prima volta che si trovavano ad affrontare quelle creature. Non erano imponenti come gli altri predatori della foresta – la loro stazza era appena superiore a quella di un grosso cane – ma dalla loro avevano la forza del numero: il branco che li stava attaccando contava almeno una dozzina di esemplari, e potevano essercene altri, celati tra le ombre della notte.

I due militari stavano con le armi in pugno, pronti a coprirsi le spalle a vicenda, ma attenti anche a non lasciare troppo allo scoperto i due demoni: dopo tutta la fatica che avevano fatto per raggiungerli, non avevano intenzione di farseli fregare da sotto il naso.

Il primo attacco di quegli strani cani era stato bloccato da una barriera di Persephone, così il branco aveva ripreso a girare in tondo, in cerca di un'apertura. La caratteristica più evidente di quei predatori erano le grandi orecchie da pipistrello, simili a quelle di Zabar, ma anche gli artigli e le zanne aguzze non passavano inosservate. Ora che avevano rivelato la loro presenza, gli esemplari avevano rinunciato al silenzio e avevano cominciato a scambiarsi rapidi versi, a dimostrazione della loro capacità di lavorare in gruppo.

D'un tratto uno degli animali emise un suono più forte degli altri e tutti quanti si immobilizzarono. Perfettamente coordinati, abbassarono all'indietro le orecchie e spalancarono le fauci. Un frastuono improvviso esplose dalle loro gole, come una sirena impazzita. I quattro vennero investiti in pieno dall'attacco, provarono a coprirsi le orecchie, ma il rumore era talmente forte che le loro teste sembravano sul punto di scoppiare. Persephone perse la concentrazione e la sua cupola magica si dissolse. Gli animali ne approfittarono e alcuni smisero di urlare per passare all'attacco. I due militari si difesero come poterono usando le spade, riuscirono a respingere i loro aggressori, ma altri puntarono ai due demoni. Si avventarono su di loro cercando di farli cadere per azzannarli al collo, approfittando del fatto che avevano le mani legate.

Nonostante il frastuono, Persephone riuscì ad accorgersene e li colpì con un raggio di luce: la sua potenza era limitata, ma quei cani non erano particolarmente resistenti e si ritirarono guaendo.

Fallito l'attacco, gli altri animali smisero di urlare e ripresero a girare loro intorno, in attesa di una nuova occasione. La donna evocò subito un'altra barriera e finalmente lei e Leonidas poterono riprendere un attimo fiato. Le orecchie facevano ancora male, in particolare quelle del semiumano, ma dovevano resistere.

«Ehi!» Il primo richiamo di Tenko si perse nel nulla, ma dopo un po' di tentativi finalmente i due le lanciarono uno sguardo.

«Lasciate che vi aiuti, insieme possiamo respingerli!» urlò per coprire il torpore alle orecchie.

«E darti modo di fuggire?» ribatté l'inquisitrice. «Non se ne parla!»

Di nuovo il branco attaccò: prima li stordirono con gli urli, poi – appena la barriera svanì – alcuni esemplari si avventarono su di loro, adesso più numerosi di prima.

I due militari strinsero i denti e si difesero con decisione. Persephone riuscì a ferire gravemente un paio di animali e Leonidas ne uccise addirittura uno con un fendente alla nuca, ma erano ancora troppi.

Tenko respinse un cane con un calcio, ma altri due le afferrarono il vestito e cominciarono a strattonarla. Gridò per chiamare aiuto, ma il frastuono era troppo forte e i due militari erano troppo impegnati a difendere loro stessi.

La demone perse l'equilibrio e cadde a terra, vide le fauci aprirsi su di lei, ma un raggio di luce colpì in pieno i due cani, facendoli indietreggiare. Una sagoma apparve su di lei: era Leonidas, che con un colpo deciso uccise uno dei predatori e ferì l'altro.

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora