42. Volontà divergenti

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«Cos'è cambiato?» volle sapere Tenko, sforzandosi di mantenere la calma. «Come puoi tornare al servizio degli dei dopo quello che abbiamo passato?»

«Mi è apparso Susanoo» rispose Leonidas. «Susanoo in persona si è manifestato e mi ha parlato. Mi ha spiegato-»

«Un dio ti è apparso e tu gli hai dato ascolto?!» imprecò la demone, la cui pazienza si era già esaurita. «Dov'era mentre i suoi amici ci guardavano morire?! Dov'era?!»

«Credimi, non è stato facile per me prendere questa decisione. Ora, lasciami spiegare-»

«Spiegare?!» lo interruppe di nuovo la demone. «Non c'è niente da spiegare!»

«Lasciami parlare!» la zittì il semiumano. «Qui non si tratta solo di me e te! Qui si tratta del mondo intero! Anche ammettendo che tu riesca a uccidere gli dei, ti sei fermata solo un momento a pensare a cosa succederebbe?! Al caos che verrebbe dopo?! Tu vuoi una guerra, Tenko, una guerra! Nessuno di noi ha mai visto una vera guerra, ma gli dei sì! Susanoo mi ha mostrato cosa accadrebbe senza gli dei a guidarci! Quello che hai passato è niente in confronto alla devastazione che scoppierebbe se non ci fossero gli dei!»

Tenko serrò i pugni, incapace di ribattere.

«Non voglio dire che questo mondo sia perfetto» proseguì Leonidas. «Forse hai ragione, gli dei non sono perfetti, ma noi abbiamo bisogno di loro, almeno quanto loro ne hanno di noi. È solo grazie agli dei se possiamo vivere in pace! E non mi riferisco a una pace mistica o roba del genere! Mi riferisco alla cattura dei criminali! Al controllo degli animali selvatici! Alla crescita dei raccolti! Senza gli dei, tutto ciò che diamo per scontato sparirebbe! Sei davvero sicura di voler distruggere tutto questo?»

La demone rimase immobile alcuni istanti, in silenzio, poi scosse il capo. «Ti sbagli. Noi possiamo vivere senza gli dei, e il villaggio dei teriantropi nella foresta a sud ne è la dimostrazione.» Sguainò la spada. «Ho smesso di fidarmi degli dei quando la mia famiglia è stata uccisa, uccisa perché aveva rifiutato di sottomettersi, quindi stai sprecando il fiato. Non voglio ucciderti, quindi ti prego, fatti da parte.»

Leonidas prese l'arco del suo clone e incoccò una freccia. «Neanche io voglio ucciderti, ma non mi lasci altra scelta.»

Tenko provò a evocare la benedizione delle tre donne, ma non accadde nulla. Fece appello ai suoi istinti peggiori, tuttavia c'era qualcosa che la teneva bloccata.

Il semiumano scoccò e il dardo si conficcò nel terreno, proprio ai piedi della demone. La scarica elettrica travolse la giovane, che urlò di dolore. Cadde a terra, tremante per la paralisi.

«Questo era l'ultimo avvertimento. Arrendetevi, tutti e tre.»

Zabar e Icarus non sapevano cosa fare, erano quasi tentati di rinunciare, ma poi videro Tenko che a fatica si rimetteva in piedi.

«Ci siamo già passati» gli fece notare la demone. «Sai che non mi arrenderò. E preferisco morire subito piuttosto che diventare di nuovo un giocattolo degli dei.»

Serrò i pugni, invocò tutto l'odio che provava nei confronti dei suoi nemici, ma di nuovo la benedizione non rispose.

«Così non va, piccolina.»

Tenko riconobbe subito l'irridente voce femminile direttamente nella sua testa.

«Non ti abbiamo dato la nostra benedizione perché tu ti trattenga.»

«Devi punire gli dei e i loro servitori!»

«La tua giustizia deve essere spietata!»

«Quell'uomo è tuo nemico.»

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora