2. Uccidere o venire uccisi

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Era notte fonda e la foresta sembrava un luogo spettrale. Solo di tanto in tanto si udiva qualche rumore: il fruscio delle foglie, il verso di un animale, oppure l'imprecazione di un criminale.

Anche Tenko era decisamente stufa di quell'attesa. Erano lì da almeno due ore, eppure del carro con le bacchette non si era vista nemmeno l'ombra. Qualcuno se n'era già andato, tuttavia – stando agli uomini che li avevano riuniti – erano ancora abbastanza numerosi da portare a termine il furto.

«Aspettiamo ancora un po', sarà qui tra pochi minuti» continuavano a ripetere, ma la loro stava diventando una filastrocca oltremodo fastidiosa.

Poi, finalmente: «Vedo delle luci!»

«È il carro!»

«Silenzio! Ci farete scoprire!»

«Fatelo arrivare nel punto stabilito!»

Tenko sguainò la spada e impugnò la frusta, pronta a reclamare il sangue di qualche servo del Clero. Aveva nascosto il suo zaino su un albero, abbastanza lontano dalla battaglia, ma anche abbastanza vicino da ritrovarlo subito dopo lo scontro. Era impaziente di mettere le mani sul bottino, e non era certo l'unica. L'accozzaglia di fuorilegge lì riunita non spiccava certo per disciplina: molti di loro stavano facendo troppo rumore, e questo non poté non allertare gli uomini della scorta.

«Fermi!» ordinò una delle guardie con un marcato accento del nord. «C'è qualcuno qui.»

Il carro si fermò, e subito dopo partì un grido: «All'attacco!»

I malviventi non aspettavano altro. Molti si gettarono alla carica urlando, avventandosi sui militari. In breve anche gli altri si fecero avanti, e la stessa Tenko si gettò nella mischia.

Individuò una guardia a qualche metro di distanza e la colpì con la frusta. Uno zampillo di sangue sprizzò dal viso dell'uomo, che lanciò un grido di dolore. Lei lo raggiunse e lo finì senza difficoltà con la spada.

Un'altra guardia la attaccò, ma lei riuscì a parare il fendente. Fece un salto indietro e roteò la frusta. Con un movimento del braccio fece scattare la robusta corda verso la spada dell'uomo e allo stesso tempo vi infuse un po' della sua energia magica. La punta della frusta si avvolse saldamente intorno alla lama dell'uomo, che la tirò indietro per cercare liberarsi. Tenko non aspettava altro: con un balzo felino gli fu addosso e lo trafisse al cuore.

I criminali avevano già ucciso la maggior parte delle guardie, ma proprio in quel momento un rombo scosse la foresta: una delle guardie aveva suonato un corno. Il rumore profondo scosse gli animi dei fuorilegge, mettendo in dubbio la loro sicurezza.

«Presto, finiamoli!» gridò qualcuno.

Alcuni criminali urlarono, e tutti quanti parvero ritrovare l'impeto.

Tenko fece scattare la sua frusta contro una guardia di spalle, avvolgendogli il collo. Tirò con forza e il malcapitato cadde all'indietro, soffocato dalla stretta improvvisa. D'istinto lasciò la spada per liberarsi, ma la demone fu più svelta e lo trafisse senza pietà.

Era da tanto che non uccideva degli uomini del Clero, e la cosa la galvanizzò. Il fragore della battaglia, il cozzare delle armi, le grida dei feriti: tutto questo la costringeva a dimenticare il passato, a concentrarsi sull'uccidere o il venire uccisa. Ormai era questa la sua vita.

Dei sibili destarono le sue orecchie a punta.

La prima freccia si conficcò nel terreno a meno di un metro da lei. La seconda centrò un fuorilegge, che urlò di dolore. Poi arrivarono le altre: decine di frecce che colpirono chiunque, dalle guardie ai criminali. Tenko cercò riparo dietro un tronco, ma non fu abbastanza rapida: un dardo le perforò un'ala, e un altro la centrò a una gamba.

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora