17. La guardia e l'inquisitrice

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Il tempio di Horus era grande e maestoso, con due imponenti statue a forma di falco a presidiare l'ingresso. L'area centrale era circondata da un colonnato coperto e terminava con un'enorme statua di Horus, dipinta con assoluta precisione per riflettere la magnificenza del dio falco.

Poco prima di mezzogiorno Persephone si presentò all'ingresso del tempio, minuta ma solenne nella sua uniforme da inquisitrice. Senza esitazione imboccò il colonnato di destra, libero dai fedeli impegnati nella preghiera, e raggiunse un ingresso situato all'estremità opposta. I due uomini di guardia le rivolsero un rispettoso inchino a cui l'inquisitrice rispose con un serio cenno del capo.

Salì una scalinata e con passo sicuro raggiunse una stanza piccola ma ariosa con al centro un altare con un'altra statua di Horus. Un'apertura nel soffitto rendeva l'ambiente estremamente luminoso, enfatizzando i dettagli della scultura e donandole un'aria solenne, mistica.

Persephone si inginocchiò.

«Mio signore, sono qui per servirvi» affermò con la sua voce sottile ma ferma. «Vi prego, mostratevi.»

I raggi di sole sulla statua parvero assumere vita propria e cominciarono a condensarsi in una massa lucente.

«Alza lo sguardo, mia leale servitrice» echeggiò una voce maestosa.

L'inquisitrice sollevò il capo. La statua, alta più di due metri, si staccò da terra e cominciò a muoversi. Ma non era più una semplice statua: era Horus in persona che fluttuava solenne, inondato dalla luce del sole. Del suo sole.

«Mio signore, come posso servirvi?» Anche al cospetto del dio, gli occhi gialli della semiumana erano calmi, freddi, quasi privi di emozione.

«Dimmi, sai cos'è successo a Palladios, priore di Milegos e mio leale servitore?»

«Mi è stato riferito che è morto. Un'eretica l'ha ucciso.»

«È così. Un'eretica ha versato il sangue di un mio adepto, gettando vergogna sul mio nome e su tutti gli dei. Ma non è tutto. Dovunque andasse ha portato morte e disperazione: perfino la rivolta dei minatori di Vorissa, costata la vita a moltissimi innocenti, è esplosa subito dopo il suo arrivo. In questo momento si trova a Chalacyra e sicuramente sta tramando qualcosa: è solo questione di tempo prima che altri innocenti vengano massacrati dalla sua follia cieca. Il tuo compito è catturarla e portarla a Theopolis. Verrà giustiziata nelle arene, come è giusto che sia.»

«Sarà fatto, mio signore.»

«Prendi questa pergamena. Contiene un ritratto dell'eretica.»

Un rotolo si sollevò dall'altare e cominciò a fluttuare verso Persephone. Lei sollevò le mani e con riverenza srotolò il prezioso oggetto. Su di esso era disegnato il viso di una donna, una demone a giudicare dalle sclere nere.

«Questa volta non agirai da sola: ti accompagnerà una guardia, un uomo devoto a Susanoo. Era un amico di Palladios e desidera vendicare il suo mentore. Ha conosciuto l'eretica, quindi ho acconsentito che ti accompagni.»

La semiumana arrotolò la pergamena. «Come desiderate, mio signore.»

«Puoi andare, mia leale servitrice. Confido che non mi deluderai.»

L'inquisitrice chinò il capo. «Renderò onore al vostro nome e alla vostra benedizione, avete la mia parola.»

Il corpo di Horus cominciò a brillare e arretrò, tornando a essere una semplice statua. Persephone si alzò, arretrò di qualche passo e solo allora voltò le spalle alla scultura per poi scendere la scala da cui era venuta.

Uscita dal tempio, l'inquisitrice venne avvicinata da un uomo, un semiumano di tipo leone dalla pelle ambrata. Indossava l'uniforme da guardia e, oltre alla consueta spada, portava un arco e una faretra piena di frecce.

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora