15. Una nuova prospettiva

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Nell'accampamento si respirava un clima teso. Due guardie erano impegnate a piantonare l'ingresso della miniera, i loro colleghi invece erano in attesa, del tutto ignari di quello che sarebbe stato il loro compito.

Quasi tutti i militari di stanza in città erano stati uccisi durante la rivolta dei minatori, così il Clero aveva dovuto mandare tre inquisitori. Grazie ai loro immensi poteri, i tre avevano sbaragliato facilmente gli eretici, dopodiché se n'erano andati, lasciando a un manipolo di guardie appena arrivate il compito di ristabilire l'ordine. L'impresa non sembrava particolarmente ardua: il popolo li aveva accolti come liberatori e sembravano tutti intenzionati a collaborare, ma purtroppo alcuni minatori erano riusciti a scampare alla morte e si erano rifugiati nelle miniere.

Diverse guardie avevano suggerito di far crollare tutto e di seppellirli vivi, ma il capitano si era opposto fermamente: dalla miniera venivano estratti i rari e preziosi materiali necessari per produrre le bacchette magiche, quindi era necessario preservarla. Anzi, dovevano sbrigarsi a intervenire, prima che i minatori decidessero di distruggere tutto in un'ultima, disperata rappresaglia.

D'un tratto una figura minuta si presentò all'ingresso del campo, catturando le attenzioni delle guardie e dissolvendo il loro rassegnato vociare. Subito gli uomini si alzarono e si inchinarono alla nuova arrivata. La donna, una minuta semiumana, rispose con un leggero cenno del capo e continuò a camminare. I suoi capelli azzurri erano raccolti in uno chignon e somigliavano più a piume che ai peli dei mammiferi, il che suggeriva fosse di tipo uccello. La sua uniforme di cuoio e metallo sembrava fatta su misura, era robusta come quella delle guardie di rango più alto, ma aveva anche un mantello giallo ocra come quello dei grandi sacerdoti di Horus. Le pregevoli finiture non lasciavano dubbi: era un'inquisitrice.

Il capo delle guardie le andò incontro e si inchinò a sua volta. «Mia signora, sono il capitano Coridan Callas. È un onore avervi qui.»

«Persephone Sialia» si presentò lei. Aveva una voce leggera e il suo tono era freddo ma garbato. «Qual è la situazione?»

«Alcuni minatori si sono barricati nella miniera insieme alle loro famiglie. Molto probabilmente hanno anche delle bacchette magiche, ma non so dire se le sanno usare. Ieri ho mandato dieci dei miei uomini, ma nessuno di loro ha fatto ritorno.»

«Sapete quanti sono i minatori?»

«Con ogni probabilità sono tre, forse quattro. Gli altri dovrebbero essere donne e bambini.»

«Avete una mappa della miniera?»

«Sì, ma è vecchia e probabilmente ci sono stati dei cambiamenti. Prego, ve la mostro.»

I due raggiunsero un semplice tavolino da campo su cui era stata stesa una mappa. Era più semplice di quanto Persephone si aspettasse: c'era un unico passaggio che scendeva fino a quella che sembrava una grotta sotterranea. Dalla grotta si diramavano vari corridoi, ma tutti quanti erano stati scarabocchiati, come se si trattasse di errori.

«C'è qualcun altro che conosce la miniera?»

«Sono spiacente, ma tutti gli altri minatori sono morti.»

Persephone rimase un attimo in silenzio, gli occhi gialli fissi sulla mappa. «D'accordo, me ne occupo io.»

«Volete che i miei uomini vi accompagnino?»

«No, non serve» affermò l'inquisitrice. «Quando avrò finito farò lampeggiare una luce, a quel punto potrete andare a prendere i ribelli.»

«Molto bene, darò subito istruzioni.»

La semiumana annuì e raggiunse l'ingresso della miniera. Nei primi metri il passaggio era rischiarato da una fiamma, ma poi tutto veniva inghiottito dalle tenebre.

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora