18. Fase due

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Era notte fonda e la città alta di Chalacyra era immersa in una piacevole quiete. I rumori di locande e bordelli erano lontani, al di là delle mura, e i ricchi potevano godersi i loro confortevoli letti in tutta pace.

Anche nel convento la situazione era tranquilla. Un paio di guardie sorvegliavano il cancello esterno: erano annoiati e assonnati, ma il loro sembrava un buon modo per guadagnarsi da vivere: a quell'ora non passava mai nessuno.

All'improvviso qualcosa circondò il collo del primo militare. L'uomo emise un grido strozzato, provò a liberarsi, ma venne tirato a terra. Il secondo semiumano si svegliò di soprassalto e si guardò intorno. Un incantesimo lo investì di sorpresa. Sbatté contro la cancellata e cadde a terra, completamente stordito.

Tenko estrasse la spada dal costato della prima guardia e la ripulì dal sangue. «Sbrigati.»

Zabar non se lo fece ripetere. Con un incantesimo sbloccò la serratura e furono nel cortile. Attraversarono di corsa il giardino, stando attenti a non farsi vedere. Indossavano entrambi degli abiti scuri e i loro volti erano celati da cappucci: erano poco più che ombre nella notte.

Raggiunto l'ingresso della canonica, il chierico usò la stessa magia per forzare la serratura; dopo pochi secondi erano già all'interno.

«Da che parte?» sussurrò Tenko, guardinga.

Zabar estese le sue percezioni, focalizzandosi sull'incantesimo di localizzazione applicato alla bacchetta. Si guardò intorno, cercando di capire quale fosse la strada migliore. «Di qua.»

Rapidi e silenziosi, attraversarono l'ingresso e imboccarono una scala. Arrivati in cima, si bloccarono di colpo. Nel corridoio c'era una guardia, ma per loro fortuna era di spalle.

«Ci penso io» disse Tenko.

«No, lascia fare a me» ribatté Zabar. Scagliò un incantesimo stordente e la guardia cadde a terra senza un gemito. Senza perdere tempo corse verso di lui e lo addormentò con la magia soporifera.

«Se lo uccido, faremo prima» protestò la demone con un filo di voce.

«Ne abbiamo già parlato» ribatté il chierico. «Potrai anche essere un'assassina, ma io non lo sono.»

Tenko fece un leggero verso di disappunto e gli si accodò.

Dovevano muoversi rapidi e silenziosi, ma anche con cautela: se una guardia fosse riuscita a dare l'allarme, in poco tempo sarebbero stati circondati.

Raggiunto un angolo, Zabar si fermò contro la parete. «È al piano di sopra, ma credo ci siano anche le stanze dei sacerdoti lì.»

Tenko si sporse leggermente, quanto bastava per vedere altre due guardie ferme davanti alla rampa di scale. «Io prendo quella più lontana» stabilì, la frusta in pugno. «Al mio tre: uno, due, tre!»

Uscirono allo scoperto all'unisono e attaccarono insieme, ognuno il suo bersaglio. L'incantesimo stordente mandò al tappeto la prima guardia, la frusta invece si avvolse intorno al collo della seconda. La demone tirò con forza e il semiumano perse l'equilibrio, ma non cadde. Prese la bacchetta, ma Tenko scattò fulminea. Lo colpì al braccio, disarmandolo, poi lo colpì al mento con il pomo della spada. Il malcapitato cadde a terra, stordito.

La giovane sentì l'impulso di finirlo, ma questa volta riuscì a trattenersi.

Zabar si occupò di addormentare anche lui, dopodiché salirono i gradini di pietra.

«Visto? Non ti senti meglio ad averlo risparmiato?»

Lei continuò a guardarsi intorno, pronta a respingere un attacco improvviso. «Chiedimelo quando tornerà per le nostre teste.»

Age of Epic - 1 - EresiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora