Capitolo 11 : Tempo, egoismo

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Iniziai a cambiarmi i vestiti e finendo poi di mettere dentro la sacca il mio materiale, mi sedetti sulla panchina, assicurandomi che effettivamente non fosse rimasto nessuno

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Iniziai a cambiarmi i vestiti e finendo poi di mettere dentro la sacca il mio materiale, mi sedetti sulla panchina, assicurandomi che effettivamente non fosse rimasto nessuno.

“Taehyung?”, dissi a sottovoce.

Poco dopo, al mio richiamo, comparve la sagoma di Taehyung,  "appoggiata" a uno degli armadietti.

“Mi hai chiamato?”, disse guardandomi.

“Hai ferito tu quella ragazza, vero?”, gli chiesi, rivolgendogli uno sguardo intenso.

“Si. Volevo farmi perdonare in qualche modo per l’ultima volta. Avrei voluto evitare che ti facessi male di nuovo… Ma sono arrivato in ritardo”

“Tae, grazie”, dissi e mi alzai dalla panchina, soffermandomi davanti alla sua figura ferma.

Mi rispose con un piccolo sorriso e poi uscii dallo spogliatoio, dirigendomi verso la scuola.
Mi raggiunse anche Akio, che come mi disse successivamente, aveva detto al professore che si sarebbe occupato delle mie condizioni.

Rientrai in classe, con la mia solita pacatezza, come se niente fosse successo, sentendo però gli sguardi di tutti addosso. Quando mi sedetti, il professore mi guardò, aspettandosi spiegazioni, che non diedi.

“Tsukiko, perché hai fatto del male alla tua compagna?”, fu la prima cosa che mi chiese.

Quasi mi venne da ridere per la situazione che si era creata. Akio mi precedette.

“Professore! Lei non ha fatto niente, lei stava annegando per colpa di que-”

“Le tue compagne hanno visto Tsukiko ferire Harumi, che difendendosi l’ha buttata in acqua”, spiegò il professore ad Akio, tenendo però lo sguardo fisso su di me, che non accennavo a dire una parola.

Tanto non mi avrebbero creduto.

“Tsukiko, devi delle scuse ad Harumi e anche tu, per averla gettata in acqua. Non voglio che queste cose si ripetano più”.

Mi alzai e voltandomi verso la ragazza in questione, mi inchinai e le chiesi scusa. Lei fece una smorfia e poi, con un sorriso finto, mi chiese scusa anche lei.

Fortunatamente non seguii molto le lezioni perché chiesi di andare in infermeria siccome non mi sentivo ancora in sesto.

Era l’ora di pranzo e lentamente, mi alzai a sedere e presi dalla mia cartella, posata sul letto, il mio pranzo e iniziai a mangiare

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Era l’ora di pranzo e lentamente, mi alzai a sedere e presi dalla mia cartella, posata sul letto, il mio pranzo e iniziai a mangiare.

“Non mi aspetti più per il tuo pranzo?”, ridacchiò Jungkook, che apparì seduto sul mio letto.

“Oh.. Scusami Kookie, non ci avevo nemmeno pensato. Oggi non mi sento molto bene”, dissi sforzando un sorriso.

“Solo oggi? Io mi chiedo ancora come tu faccia ad essere ancora viva e non un fantasma come me”.

“Già… Me lo chiedo anche io. Forse ho una sottospecie di maledizione che mi proibisce di essere felice, o di avere degli amici e vivere una vita normale”, dissi fissando il mio pranzo, che iniziai a mangiucchiare lentamente. Trovavo difficile anche alzare le bacchette per portarmele alla bocca.

“Sai io ero un po’ come te. Egoista dico...” si sistemò meglio, mettendosi di fronte a me.

“Ho sempre pensato alla mia carriera, sai al voler fare sempre meglio, a mantenere la mia fama del ‘sono bravo in tutto’. Amavo essere amato.
Riuscivo bene nelle mie cose e per del tempo è stata l’unica cosa di cui mi importava, fino ad isolarmi dai miei amici, dalla mia famiglia e da me stesso.

Fama, fama, fama. Ho capito di star perdendo il Jungkook che ero, il Jungkook che si prendeva cura delle persone e che metteva al prima posto gli altri e non sé stesso, quando sul palco, ho sentito tutto fermarsi intorno a me.

Il giorno dopo, finito il tour, dissi al leader che sarei andato a trovare i miei genitori e giurai a me stesso, che avrei ripreso in mano le mie amicizie e che avrei sistemato i danni che avevo causato nel tempo della mia carriera.

Ero in viaggio, in aereo e stavo scrivendo una lettera indirizzata ai miei genitori, pensando che almeno avrebbero potuto leggerla per quando sarei stato impegnato e non avrei potuto essere con loro, ma una volta sceso dall’aereo, ho preso un taxi e poi… nulla.

Quella lettera, quelle volontà che avrei voluto realizzare, non sono mai arrivate a nessuno. Pertanto Tsukiko, non essere egoista. Affronta i tuoi problemi e risolvili. Finirai solamente per avere rimorsi in caso non ci riuscissi...”

Disse, guardandosi le mani e poi quando la campanella suonò, mi lasciò con il mio bento vuoto e il mio silenzio.

Ghost;18 | BTS [In revisione...]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora