Capitolo 32: La lettera

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Guardai ancora la lettera, sentendo come quella carta tra le mani diventasse sempre più pesante.

"Io..Io non.. mi scusi. Ma non ce la faccio. Non posso", dissi ridandogli quella lettera.

"Ma signorina, è venuta fino a qua apposta per saperne il contenuto", disse il signor Kim alquanto perplesso.

"Lo so è che... Preferisco rimanere così, con il dubbio. Credo che Jungkook abbia scritto tutto quello che doveva in modo esauriente. Voglio ricordare Taehyung come l'ultima volta che l'ho visto, ovvero sorridente", spiegai e poi mi guardai intorno ammirando la stanza.

"Va bene Tsukiko. Io scendo al piano di sotto... Se vuoi guardare altro, puoi farlo. Sento di potermi fidare di te", disse per poi andarsene chiudendo la stanza alle sue spalle.

Colsi l'occasione per cercare pezzi di Taehyung che mi sembravano tutti riposti in quella piccola libreria di legno. Così aprii diversi libri, tra quelli di arte, notando una foto di lui davanti a un quadro di Van Gogh e poi, aprendo la guida d'Europa, scorsi una foto di lui in pantaloncini corti, maglia a maniche corte e un cappello in testa, facendomi intuire che fosse in qualche posto marittimo. 

Era cosi strano che non avesse creato un album di sè. Aveva riservato nell'album preso prima foto solamente della sua piccola famiglia e dei posti  che aveva visto, mentre delle sue foto, aveva deciso di metterle via senza curarsene, come se nella sua vita, le priorità fossero sempre state gli altri e mai se stesso. 

Avevo un disperato bisogno di essere amato e di amare qualcuno che non fossero i miei fratelli. Avevo bisogno di una relazione, di innamorarmi perdutamente e di lottare per quella persona e tutto questo, l'ho ritrovato in te

La sua voce mi riecheggiò in testa, a ricordarmi che lui aveva sempre amato gli altri ma che non aveva mai trovato una persona che lo amasse e che lo rendesse speciale quanto lui faceva. Aveva trovato l'amore fraterno, famigliare, ma mai quello relazionale, l'amore vero, quello che ti fa perdere la testa e ti fa andare dal Giappone alla Corea solo per entrare di più nella vita di quella persona delle quale non hai mai avuto il modo di conoscere altro.

Uscii dalla stanza, chiudendo la porta e rimasi sulla maniglia per un po', pensando che avrei voluto portare un pezzo di Taehyung con me, una sua foto che non si trovava sui giornali in cui parlavano di loro come idol, non come persona. Ma preferii non farlo. 

Ero stata fin troppo fortunata ad avere l'occasione di conoscerlo anche nella sua forma non-umana e la sua persona, insieme agli altri sette, mi sarebbe rimasta scolpita per sempre dentro. 

Così scesi le scale, ritrovando il signor Kim solo, di fronte a una tazza di caffè. Alla mia vista, si girò e dal mio sguardo, capì che era giunta l'ora che me ne andassi da quella casa, da quel paesino. Mi accompagnò quindi, fino al cancello senza proferire parola.

"Signor Kim, credo sia giusto che lei e sua moglie siate a conoscenza di una cosa che mi è stata detta da vostro figlio prima di andarsene per sempre", dissi rompendo il silenzio, sull'uscio della porta. Mi guardò con sguardo interrogativo, lasciandomi il modo di spiegare. 

"Suo figlio, mi ha detto che si è reincarnato in quello che è il mio attuale fidanzato, Akio. So che sembra strano, perchè è sembrato piuttosto assurdo anche a me, ma... E' cosi", dissi per poi spiegargli l'evoluzione del mio rapporto con Akio e delle coincidenze che erano avvenute.

"O-oh... Beh... Se è cosi, mi piacerebbe tanto che un giorno me lo facesse conoscere", disse con voce rotta.

"Sarebbe un onore. In ogni caso, signor Kim, ci rivedremo presto, perchè ho un'ultima faccenda da sbrigare in questo paesino. Ma lo farò non appena ne avrò il modo", spiegai e poi, inchinando, mi prestai ad andarmene, quando il signor Kim mi fermò chiamandomi.

"Tsukiko", sentii e mi girai.

"G-grazie per aver amato mio figlio. Credo che se fosse ancora in vita, sarebbe tanto felice di averti avuta al suo fianco", disse e poi gli sorrisi, lasciando che quelle lacrime che prima avevo trattenuto, uscissero rigando il mio volto.

Non risposi al signor Kim, perchè credetti  che i nostri sguardi avessero comunicato  molto più di semplici parole. 

Quindi mi girai e me ne andai, lasciandomi quella casa alle spalle.

Non fu semplice il mio ritorno a casa, per  tutto quello che avevo vissuto in quei giorni. Eppure tornata nella mia abitazione, vedere Akio che mi aspettava in salotto davanti a un tavolo ricolmo di piatti deliziosi, mi fece sentire in pace. Lo abbracciai e per un attimo sentii il profumo di Taehyung mescolarsi al suo, prima che la voce di Akio pronunciasse un "bentornata a casa".



Ghost;18 | BTS [In revisione...]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora