Capitolo 3 : Lei puó vederci?

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Mi alzai con gli occhi gonfi a causa della valanga di lacrime che la sera prima avevo versato

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Mi alzai con gli occhi gonfi a causa della valanga di lacrime che la sera prima avevo versato. Mi misi a sedere e mi stropicciai gli occhi, mentre cercavo la forza di alzarmi da quel rifugio sicuro che erano le mie coperte. Avrei passato per la prima volta una giornata sola, davvero...sola.

Abitavo in una casa molto piccola e tutte le stanze erano su un piano unico. Mia mamma e mio papà, che restava fino a tardi a lavoro, avevano una camera per sé davanti alla mia, che quando aprivo e mi voltavo a sinistra, dava al soggiorno e alla cucina entrambe accomunate da un open-space. 

«Buongiorno tesoro, come stai?» mi chiese mia madre mentre mi accomodavo a tavola e lei mi serviva la colazione.

«Uhm...Meglio?» mentii spudoratamente, sapendo che ad una risposta diversa mi avrebbe tartassata di domande alle quali non avevo voglia di rispondere. 

«Vedrai tesoro che andrà tutto bene. Tra qualche mese la scuola è finita...Cerca di focalizzarti su quella e quando andrai all'università, potrai rifarti una nuova vita» disse cercando di incoraggiarmi. Forse nemmeno lei aveva creduto alla mia menzogna e cercava in qualche modo di potermi tirare su di morale. Annuii quindi alle sue parole, sapendo che come non mai, il mio desiderio di andarmene via era al momento il principale fulcro dei miei pensieri. 

Adoravo Osaka, aveva dei bellissimi paesaggi, era comunque fornita di tutto l'indispensabile, come per esempio i negozi grandi, le scuole e sicuramente lo svago non mancava. Non me ne andavo per lei, ma me ne andavo per le persone che mi aveva fatto smettere di amarla e di vederla con gli occhi di chi invece, noterebbe tutte le meraviglie di cui dispone quella città.

Finii così di fare colazione e presi lo zaino dalla stanza, dopo essermi messa la divisa. Poi salutai con un bacio sulla guancia mia madre e mi infilai le scarpe prima di uscire.

Mi avviai verso la scuola un poco riluttante e continuai a sperare che da un momento all'altro sarebbero sbucate Akane e Ayano per darmi il buongiorno e per prendere in giro Akio, ma non fu così per tutta la durata del tragitto e quindi sbuffai facendo creando una nube d'aria calda che contrastava invece il clima freddo, segno che l'inverno era alle porte di Osaka. 

Guardai l'orologio e vedendo che ero uscita prima del solito per evitare altre conversazioni con mia madre, ne approfittai per andare al parco della mia infanzia, nel quale ero solita giocare anche con Akane e Ayano fino a qualche tempo fa. 

Quando entrai nel parco giochi mi guardai intorno un poco nostalgica, ma la mia tranquillità venne meno quando vidi un gruppo di ragazzi, sette per la precisione seduti attorno ad un tavolo rotondo, mentre uno di loro lo faceva girare sempre più veloce, facendo ridere gli altri a crepapelle. Mi avvicinai istintivamente, preoccupata che qualcuno si potesse far del male.

«Stupidi idioti, andate piano! Potreste farvi del male!» gridai e loro si voltarono verso di me, mentre il ragazzo che girava il tavolo, si fermò all'istante.

«Lei...Ci può vedere?» chiese uno di loro al suo gruppo di amici. Ora tutti e sette mi guardavano esterrefatti, con occhi spalancati. 

«Certo che vi posso vedere, idioti, mica sono scema» dissi incrociando le braccia al petto. 

Capì quello che intendesse dire, quando il ragazzo che fece la domanda si volatilizzò davanti a me, facendomi capire che fosse un fantasma.

«Ah, ora capisco. Siete fantasmi vero?» sospirai, abbassando le braccia a ridosso dei fianchi. «Sì, ad ogni modo...Posso vedere voi fantasmi da quando sono piccola. Ho questo strano potere» spiegai guardandomi intorno, mentre loro con lo sguardo fisso su di me, rimanevano in silenzio cercando di capire se potessero fidarsi o meno.

«Sei una strega per caso? Hai degli occhi e una pelle strana...» disse scrutandomi un ragazzo con gli occhi grandi e stupiti. Mi ricordavano gli occhi incuriositi di un cerbiatto che era appena stato colto in flagrante dalle luci della macchina di un umano. 

«Ehm, no. Sono una ragazza normalissima che evidentemente oltre alla pazzia, ha dovuto subire anche questo aspetto terrificante» dissi e sistemando la spallina dello zaino, mi voltai e mi avviai verso scuola, notando come in qualche modo stessi spaventando i fantasmi. Riuscii a percepire il loro disagio. 

Avrei dovuto rispondergli in modo diverso, ma il mio malumore parlava al posto mio evidentemente. 

Quando Aiko mi spinse di nuovo offendendomi ancora, pensai che i miei giorni non sarebbero stati così diversi dagli altri. Quindi, come da routine quotidiana, mi rialzai, sistemai i libri e mi misi le scarpe per entrare dentro scuola.

La lezione cominciò e mentre me ne stavo tranquilla a prendere gli appunti, quando il ragazzo che avevo visto al parco quella mattina mi comparve accanto.

«Non dovrebbe trattare così una ragazza quel tipo se poi sta tutto il tempo a fissarti il quel modo»  sussultai sul posto, mettendomi una mano sul petto chiudendo gli occhi per lo spavento. Attirai l'attenzione del professore, che sembrò stufo delle mie stranezze e beh, lo capivo: ne ero stufa anche io. 

«Signorina Harada...Cosa c'è questa volta?» chiese rassegnato.

«Mi scusi professore, ma potrei andare in bagno? Non mi sento bene» chiesi con un timido sorriso e così col suo permesso, mi diressi verso il bagno e dopo aver controllato che fosse vuoto, incrociai le braccia al petto e parlai. 

«So che ci sei. La prossima volta cerca di non farmi venire un infarto quando compari» 

Il ragazzo comparve e solo in quel momento mi accorsi di quanto fosse bello. Il mio cuore sussultò e scossi la testa, cercando di riprendermi. Il fantasma si avvicinò, squadrandomi.

«E' incredibile...Tu mi puoi sentire e vedere davvero» disse scrutando la mia faccia, aguzzando gli occhi incredulo. 

«A quanto pare si, ma i miei professori no, quindi evita la pros-»

«Sì, sì. Ho capito. Ti lascerò in pace durante le lezioni» gesticolò con le mani interrompendomi subito. «Dici di vedere i fantasmi da sempre eppure non sei abituata alle loro improvvise comparse» mormorò, con l'intento di andarsene.

«A-Aspetta» balbettai, alzando la voce di poco per poterlo fermare. Mi voltai verso di lui boccheggiando e lui si bloccò sulla finestra sul quale si era posato. Mi guardò rivolgendomi entrambi i suoi occhi scuri, in un attento ascolto. 

«Come ti chiami?» gli chiesi poi, abbozzando un piccolo sorriso per incoraggiarlo a potersi fidare di me. Il mio sorriso sembrò contagiarlo ma il suo sorriso, formò un piccolo quadrato, assottigliando di più gli occhi a mandorla. 

«Taehyung» disse e poi, sparì. 

Ghost;18 | BTS [In revisione...]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora