18. Non vorrai sembrare una poco di buono

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29 agosto 1942

Si trovavano in giardino a leggere in attesa della cena quando sentirono un'auto percorrere il viale.
-Eccoli.- disse Adhara chiudendo il libro e lanciando uno sguardo a Tom.
Il ragazzo le sorrise impercettibilmente e le fece un cenno con la testa, come a volerla rassicurare.
Dopo qualche istante sentirono le voci avvicinarsi e quindi entrambi si alzarono e si recarono verso la veranda.
Davanti a loro apparvero un uomo e una donna, i genitori di Adhara.
L'uomo era molto alto e magro. Aveva due occhi azzurri come il ghiaccio e i capelli neri e portava un completo totalmente nero.
Rivolse un sorriso amichevole al ragazzo e si avvicinò porgendogli la mano.
-Tu devi essere Tom, Adhara ci ha parlato molto di te!- esclamò mentre gli stringeva la mano.
Tom fece saettare lo sguardo verso Adhara che nel frattempo aveva preso il colorito di un peperone e stava fulminando suo padre con gli occhi.
-Vieni qui bambina!- esclamò poi abbracciando la ragazza e dandole un bacio sulla fronte.
-Sei cresciuta! Vero che è cresciuta Gemma?- chiese rivolgendosi alla donna.
La madre di Adhara aveva i capelli rossi ed erano raccolti in uno stretto chignon. Aveva gli occhi scuri, uno sguardo severo e dei lineamenti taglienti. Anche lei portava un vestito nero, arricchito da decorazioni in pizzo e da una spilla rossa a forma di drago a tre teste.
Fece un leggero sorriso che non raggiunse gli occhi e tolse uno dei suoi guanti di pizzo per dare la mano a Tom.
-Piacere.- disse Tom con il suo solito sorriso di circostanza stringendo la mano alla madre di Adhara.
La donna lo stava squadrando da capo a piedi e Adhara desiderò sprofondare all'istante.
-Spero che ci onorerai della tua presenza anche a cena caro.- disse solamente prima di girare sui tacchi e tornare in casa.
-Scusala. È così, ci farai l'abitudine.- mormorò il padre di Adhara prima di entrare in casa anche lui.
Rimasero soli.
-Non ti ha salutata.- osservò Tom, guardandola di sottecchi.
-No. Non l'ha fatto.- si limitò a dire lei con noncuranza prima di lasciarlo sulla veranda e recarsi in camera propria.
La ragazza sapeva perfettamente cosa sarebbe successo a cena e un moto di nausea la pervase all'istante.

Quando Adhara scese per cena un'ora dopo, Tom si trovava giá in salotto a discorrere con suo padre.
Li guardò per alcuni istanti dalla scala e notò che Tom aveva il suo tipico atteggiamento controllato di quando doveva fare colpo su qualcuno. Ormai lo conosceva più delle proprie tasche. La ragazza era indecisa se essere inquieta o contenta del fatto che Tom stesse cercando di "irretire" suo padre.
All'improvviso sua madre apparve in salotto e si sedette aggraziatamente sulla propria poltrona mangiando l'oliva del Martini che aveva in mano.
Adhara fece un respiro profondo lisciandosi la gonna e decise di farai coraggio e scendere anche lei.
Tutti si voltarono verso la ragazza quando fece il suo ingresso e subito i suoi occhi incontrarono quelli di Tom. Tom sentí subito la paura della ragazza e notò che aveva lo sguardo di un animale in trappola: nemmeno durante il loro scontro nella Stanza delle Necessità aveva mostrato una paura simile. Guardandola meglio si accorse che la sua acconciatura era, se possibile, ancora più elaborata ed ordinata del solito, così come il trucco ed il vestito che indossava. Stringeva le mani a pugno, le nocche le erano diventate bianche e al ragazzo venne il sospetto che si stesse scavando il palmo delle mani con le unghie.
Tom distolse lo sguardo da lei ed iniziò ad osservare la madre che appena l'aveva vista aveva subito storto il naso.
Posò lo stuzzicadenti nel bicchiere vuoto e lo appoggiò al tavolino davanti a lei. Poi portò il suo sguardo gelido sulla ragazza.
-Adhara abbottonati il vestito, non vorrai dare l'impressione di essere una poco di buono.-
La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata.
-No, certo.- disse lei portando subito le mani al colletto e chiudendo tutti i bottoni.
Durante quei mesi con Tom aveva portato molta poca attenzione al proprio vestiario e al proprio modo di comportarsi perché si sentiva straordinariamente a proprio agio con lui attorno. Quella sera aveva sottovalutato la capacità di sua madre di farla sentire sbagliata e aveva fatto l'errore madornale di non abbottonare completamente il proprio vestito. Sapeva che era solo questione di tempo prima che iniziasse a rincarare la dose. Il fatto che lo facesse davanti a Tom era per lei un supplizio ancora peggiore di quello che era solitamente.
Tom dal canto suo iniziò a farsi un'idea riguardo a quella donna e iniziò anche ad essere infastidito dal modo in cui trattava Adhara.
Nella sala era calato il gelo. Fortunatamente un elfo domestico ruppe quel quadretto imbarazzante annunciando che era pronta la cena.
Gran parte di essa si svolse nel più totale silenzio, finché non arrivò il dolce e il padre di Adhara ne approfitttò per chiedere ad entrambi dettagli sull'anno scolastico appena passato. L'ambiente diventò immediatamente più disteso, almeno finchè non intervenne la madre di Adhara.
-Bene, dunque siete compagni di classe voi due, giusto?- chiese lei parlando per la prima volta.
-Certo, compagni di classe e di banco.- rispose Tom chiedendosi dove volesse arrivare.
-Se dovesse comportarai in modo strano ti prego di avvisare qualcuno, ne va della tua incolumità.- sibilò lei guardando negli occhi Adhara.
La ragazza avrebbe voluto scoppiarle a ridere in faccia. Sua madre non avva proprio capito che quello pericoloso in realtà era lui.
Riddle fece un sorrisetto portandosi il tovagliolo alla bocca.
-Non deve preoccuparsi signora Flint. Non ho mai incontrato nessuna persona equilirata quanto sua figlia. Probabilmente deve aver preso dal padre.- disse Tom tagliente voltandosi verso il padre di Adhara, cercando di controllare l'ira nella propria voce e la voglia di far soffrire quella donna.
La ragazza quasi si strozzò con l'acqua che stava bevendo e portò la mano con uno scatto sulla gamba di Tom stringendo leggermente in segno di avvertimento.
La madre sorrise e sospirò appoggiando il cucchiaio sul tavolo con finta calma.
-Mi sei simpatico Riddle, per questo voglio renderti attento. Non sai fino a che punto la mente di questa ragazzina possa essere deviata.-
-Gemma.- la voce ferma del padre di Adhara intervenne.

- la voce ferma del padre di Adhara intervenne

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-Grazie per il suggerimento. Ne terrò conto.- tagliò corto Tom senza smettere di fissare la donna negli occhi, levando la mano di Adhara dalla propria gamba.
La ragazza si rese conto solo in quel momento dell'intimità del gesto che lei aveva appena fatto e desiderò prendere una pala e sotterrarsi.
Finirono il dolce nel silenzio più totale, nell'aria si sentiva solamente il rumore dell'argenteria.
Quando gli istinti omicidi di Tom diventarono quasi insopportabili, decise che era il momento di abbandonare la scena.
-Se volete scusarci.- disse appoggiando il tovagliolo e alzandosi di scatto, facendo un cenno a Adhara che si alzò anche lei.
Lasciarono la stanza sotto lo sguardo dei genitori di Tom e si rifugiarono in biblioteca.
-Donna deliziosa tua madre.- commentò lui con un sorrisetto non appena chiusero la porta alle loro spalle.
-Oh non ne hai idea...- mormorò lei di rimando lasciandosi cadere su una poltrona e chiudendo gli occhi massaggiandosi le tempie.
-Perchè non ti ribelli?- chiese lui sentendo la rabbia crescergli nuovamente nel petto. Quella ragazza era forte e coraggiosa, aveva più fegato e più intelligenza di qualunque altra persona che avesse mai conosciuto ed era succube della propria madre.
Adhara lasciò andare un gemito.
-Ho perso la facoltà di farlo quando ho ucciso mio fratello, Tom.- gli rispose con un sorriso triste.
A quel punto lui si avvicinò e, in un gesto che non seppe spiegarsi, le prese le mani facendola alzare dalla poltrona.
Si ritrovarono uno di fronte all'altra e lui le voltò le mani con i palmi verso l'alto.
Erano apparse delle mezzelune rosse in corrispondenza con i punti nei quali le unghie di Adhara erano affondate nella carne.
Tom sospirò accarezzandole e le richiuse i pugni. Poi portò la propria mano verso la testa della ragazza e con un gesto delicato tolse la molletta che teneva assieme lo chignon. Poi sfilò tutte le forcine sciogliendo l'acconciatura e facendo si che i capelli le scendessero liberi lungo le spalle.
Adhara sorrise, il cuore che martellava contro la cassa toracica. Erano tanto vicini da toccarsi, poteva sentire il suo profumo entrarle violentemente nelle narici e farle girare la testa.
Lui rimase serio, continuando a scrutarla e dominando l'istinto di leggerle la mente, anche quando portò le sue mani verso il colletto del vestito di Adhara sbottonando prima il primo, poi il secondo, il terzo e il quarto bottone.
La ragazza trattenne il respiro, arrossendo leggermente quando lui passò con le dita sulla gola scendendo verso la pelle ormai scoperta del petto.
-Molto meglio.- sussurrò con voce suadente per poi allontanarsi e andare verso uno scaffale per cercare una lettura impegnativa con la quale distrarsi dalla vicinanza di Adhara che lo stava iniziando a tormentare.
Adhara si sedette nuovamente portando le proprie dita nel punto nel quale poco prima erano passate quelle di Tom e sorrise guardando il vuoto. Era come se avessero lasciato una scia bollente sulla sua pelle. Avrebbe voluto imprimersi a fuoco quella sensazione per ricordarla sempre.

Ciao a tutti :) oggi doppio aggiornamento!
Spero che i capitoli vi siano piaciuti! Opinioni sulla madre? Sul siparietto finale di Tom e Adhara? Fatemi sapere cosa ne pensate! :D e se vi piace lasciatemi una stellina

Amortentia - A Tom Riddle StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora