"Il tuo silenzio
dici
è pieno di me
Così so
come si sentono i morti
pensati dai vivi."1 settembre 1943
E cosí arrivò anche quel giorno.
Il giorno del rientro a scuola.
Il giorno che Adhara aveva temuto per mesi.
Ci mise un'ora a prepararsi, e lo fece con una cura maniacale. Non un capello doveva essere fuori posto nel suo elaborato chignon, non una piega doveva intraverdersi sui suoi vestiti. Non una crepa doveva vedersi nei muri che aveva costruito attorno al proprio dolore, quasi a volerlo proteggere da occhi indiscreti. Quasi quel dolore fosse un segreto solo tra lei e Tom.La ragazza si guardò attorno in stazione a King's Cross, con un'agitazione insopportabile in corpo.
Ormai, dopo tre mesi, i contorni di Tom iniziavano ad essere più sbiaditi nella sua mente e lei stava cominciando lentamente a dimenticare i suoi lineamenti. Cosa sarebbe successo quando li avrebbe rivisti? Sarebbe crollata per l'ennesima volta? Aveva paura. Ma al contempo desiderava ardentemente rivederlo.
Nella folla, non scorse nessun ragazzo pallido, alto e magro, nessuno che avesse la sua andatura. Nessuno che avesse il suo profumo.
Salì sul treno in silenzio e si sedette accanto a Dean nello scompartimento. Fece finta di sorridere, di apprezzare il braccio del ragazzo attorno alle sue spalle. In realtà la sua testa era altrove, lo era sempre stata.È forse questo l'amore? Cercare lo sguardo di una persona nel mezzo della folla nonostante tu sappia che non lo troverai?
Tom l'aveva vista. L'aveva trovata tra la folla non appena Adhara era entrata dal muro. I suoi occhi erano stati subito calamitati su di lei e gli si era mozzato il respiro in gola.
Possibile che potesse fargli ancora quell'effetto dopo mesi? Possibile che l'effetto si fosse perfino amplificato?
Possibile che solo in quel momento fosse sparito quel senso di mancanza che l'aveva tormentato da quando se n'era andato?
Per un attimo gli sembrò che lo stesse cercando con lo sguardo. Forse però, era solo un'impressione.
L'aveva osservata durante tutto il tragitto che aveva fatto dal muro al treno camminando tra la folla e gli era parsa ancora più bella di come la ricordava.
Chissà dov'era stata? Chissà cosa aveva fatto durante l'estate?
Avrebbe potuto entrare nella sua mente e scoprirlo ma si sarebbe sentito un ladro. Le aveva promesso di non farlo senza il suo consenso.
Non appena Adhara fu salita sul treno, anche lui si ritirò in uno scompartimento in fondo e passò il viaggio con Nott, Rosier e Malfoy, in silenzio. Nessuno osava parlare. Chissà cosa sarebbe successo quando l'avrebbe ri incontrata sul serio?Arrivarono a Hogwarts che era giá buio.
La ragazza non aveva più il coraggio di guardarsi attorno perché sapeva che di lì a poco se lo sarebbe trovato davanti e voleva ritardare il più possibile il momento.
Druella e Eileen continuavano a blaterare su quanto fosse stata magica l'estate appena passata e Dean per fortuna si era allontanato per incontrare i suoi amici.
Per Adhara, percorrere la sala grande per sedersi al tavolo in attesa dello smistamento, fu come andare al patibolo. Come se i secondi che la separavano da Tom battessero inesorabili nella sua testa.
Si sedette al tavolo e poi alzò lo sguardo.
Adhara aveva temuto quel momento per tutta l'estate.
Se l'era immaginato infinite volte, la sera quando da sola a letto e poteva lasciare sfogo al suo dolore.
L'esatto istante in cui i loro sguardi si sarebbero incrociati nuovamente.
E lui era lì, seduto al suo solito posto, poco lontano da lei. Guardava verso i tavoli dei professori con il suo solito sguardo impassibile.
Ed ecco che la sua immagine prese il posto di quella sfocata che aveva ormai in testa Adhara.
Ed ecco che una morsa allo stomaco la fece quasi piegare in due dal dolore.
Aveva quasi dimenticato la perfezione con cui la divisa stava sul suo corpo.
Aveva quasi dimenticato la linea della sua mascella, quelle labbra così morbide e letali allo stesso tempo. Quegli occhi così scuri, sempre così lontani e privi di calore. La sua carnagione chiarissima e i suoi capelli neri, pettinati alla perfezione. Il tessuto della camicia che gli fasciava il collo, chiusa dalla cravatta verde e argento. Dio quanto avrebbe voluto baciare quel collo, lasciarci dei morsi per fargli capire quanto il dolore la stesse dilaniando in quel momento. Voleva risentire la sensazione che le dava il suo profumo sulla pelle, appoggiare la sua guancia sul suo petto e farsi abbracciare stretta come solo lui sapeva fare, nonostante lo facesse raramente.
Era come il primo giorno di scuola di qualche anno prima con la differenza che ora era lei a guardarlo e che si era innamorata di lui. E lui le aveva spezzato il cuore. Quanto avrebbe desiderato tornare indietro e non parlargli mai, non guardarlo mai.Tom sapeva che lei era lì al tavolo. L'aveva così violentemente sentita, come se tutto il suo corpo subisse la forza di gravità di Adhara.
Non osava però voltarsi e guardarla con il rischio di incrociare il suo sguardo. Sapeva che se l'avesse guardata negli occhi avrebbe trovato qualcosa in grado di farlo cedere.
Dopo che gli alunni del primo anno vennero smistati e non ebbe più nulla su cui concentrarsi azzardò a dare un'occhiata verso la sua direzione.
La ragazza era china sul proprio piatto e mangiava in silenzio, come fosse su un altro pianeta, lontana da tutti e da tutto. Come se il suo corpo fosse lí, ma la sua anima fosse altrove.
Si distingueva dalla massa di studenti per la propria compostezza, quasi lei fosse un punto fermo in un mare di caos.
Quasi lei fosse una stella nella galassia.
Adhara voltò leggermente la testa, quanto bastava per far cascare il proprio sguardo in quello di Tom.
Per entrambi il mondo attorno rallentò fino a fermarsi e andare in secondo piano. Nulla importava piú.Il tuo sguardo ha cancellato il vociare dei nostri compagni.
Ha cancellato i colori del mondo perchè vedo solo due colori ora: quelli dei tuoi occhi.
Ha cancellato in un istante i mesi lontano da te.
Ha cancellato tutte le mie certezze.
Annaspo nel tuo silenzio.
Ancora,
mi rendi,
debole.Adhara fu la prima a cedere in quel contatto visivo.
Una piccola ruga si formò tra le sue sopracciglia, gli angoli della bocca si curvarono impercettibilmente all'ingiù.
Sembrava che la sua faccia si stesse sgretolando e, dopo interminabili istanti, distolse lo sguardo e prese a mangiare, con grande sforzo, il budino che aveva davanti."Domani dobbiamo vederci sulla collina dopo le lezioni".
La ragazza ebbe un sussulto ma non alzò lo sguardo. Fece solo un leggero cenno di assenso con la testa.
Risentire gli occhi di Tom dentro ai suoi era stato terribile. Perfino peggio di come se l'era immaginato. Risentire la sua voce dentro la sua testa poi, l'aveva aperta in due. Sarebbe stato un supplizio averlo accanto ogni lezione, vederlo nei corridoi, vederlo in sala comune. Dover fare le ronde con lui.
Come aveva lontanamente pensato di riuscire a farcela?
Era ignara del fatto che in quell'istante nella testa di Tom ci fossero gli stessi identici pensieri.Non so voi, ma io sto male per loro...
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Amortentia - A Tom Riddle Story
Fiksi Penggemar...e se il passato fosse differente da come ci è sempre stato raccontato? ...e se nella vita di Lord Voldemort, ci fosse stato un tempo in cui uno spiraglio di luce aveva fatto capolino nell'oscurità? Cosa potrebbe aver spento la luce? Cosa potrebb...