12. Ha paura di se stesso, morto?

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12 febbraio 1942

Dal colloquio era ormai passata una settimana. Non ne aveva fatto parola con nessuno, nemmeno con Druella che poteva essere considerata la sua migliore amica.
Aveva preferito tenere per se i pensieri che la turbavano perché se li avesse espressi ad alta voce sarebbero diventati ancora più reali. Inoltre le pareva sempre che il professor Silente passasse i pranzi e le cene a scrutarla dal tavolo degli insegnanti come se ci fosse qualcosa che solo lui riusciva a vedere.
Tom, da parte sua, continuava a starle appiccicato nella speranza di estorcerle qualche informazione riguardo alla sua visione e questo la infastidiva ogni giorno di più. Più volte l'aveva beccato a fissarla mentre studiavano assieme e aveva iniziato a sospettare che stesse cercando di trovare un modo per leggerle la mente senza farsi beccare. 

Quel giorno avrebbero dovuto affrontare la seconda parte della lezione sui Mollicci: sarebbe quindi toccato a coloro che la settimana prima non avevano fatto pratica.
La lezione volò in un attimo e fu divertente, il ricordo della settimana precedente e della sua "performance" si era già affievolito e nessuno la guardava più con apprensione.
L'ultimo a dover provare il Molliccio era Tom. Adhara era decisamente curiosa di scoprire quale potesse essere la sua paura più grande. Non riusciva proprio a immaginarselo spaventato da qualcosa.
Prima di lui c'era una ragazza di Corvonero che giocava a Quidditch e che era terribilmente spaventata dal capitano della squadra di Serpeverde.
L'immagine di lui con un vestito a fiori da donna, il rossetto rosso e i capelli lunghi fu decisamente divertente e scoppiarono tutti a ridere senza controllo. Adhara non riusciva più a smettere.
Quando riaprì gli occhi dopo l'eccesso di risate si trovò di fronte ad una scena agghiacciante che la fece trasalire e fece ammutolire tutta la classe all'istante.
A terra, a pochi metri da lei c'era il corpo esanime di Tom Riddle. Era immobile, sdraiato in una posizione innaturale. I suoi occhi scuri erano sgranati, lo sguardo vitreo.
Adhara trattenne il respiro e fece saettare lo sguardo verso Tom Riddle (quello vivo) che si trovava accanto a lei.
Il suo viso, di solito imperturbabile, in quel momento si era trasformato in una maschera di shock.
Era immobile e respirava appena.
Attorno a loro i mormorii si fecero sempre più forti e la professoressa Merrythought si alzò in piedi di scatto.
-Oh è terribile!- disse una ragazza.
-Ha paura di se stesso, morto?- sussurrò qualcun'altro.
Adhara non riusciva più a sopportare lo spettacolo che aveva davanti agli occhi e si voltò di scatto verso il resto della classe.
-Zitti!- sbottò lei per poi voltarsi nuovamente verso il molliccio e urlare -Riddikulus!-
Il mostro era stato sconfitto. Adhara rimise a posto la bacchetta sperando che non avrebbe avuto ripercussioni per questo gesto. Aveva agito d'istinto senza riflettere, non appena aveva visto lo stato in cui si trovava Tom. Guardò la professoressa  che le lanciò uno sguardo d'intesa e disse a tutti di tornare ai propri posti. Poi la ragazza si voltò verso il suo compagno.
Tom era ancora immobile che fissava il punto nel quale fino ad un attimo prima c'era il Molliccio.
-Riddle?- disse incerta mettendogli una mano sul braccio.
Questo sembrò scuoterlo dal suo stato e i suoi occhi incrociarono quelli di Adhara. Si scrollò malamente la mano di lei di dosso per poi dirle all'orecchio in tono velenoso: -Il tuo aiuto non era richiesto Flint.-
Poi serrò la mascella e tornò al banco sotto lo sguardo di tutti. Odiava essere al centro dell'attenzione. Odiava mostrare le sue debolezze. Odiava che Adhara Flint fosse corsa in suo soccorso. Avrebbe potuto, dovuto cavarsela da solo ma quella mocciosa non gliel'aveva permesso.
Per fortuna il suono della campanella arrivò proprio in quel momento.
Raccolse frettolosamente le sue cose e lasciò la classe in fretta e furia. Doveva isolarsi immediatamente per riuscire a domare quel desiderio bruciante di uccidere chiunque fosse nel raggio di 30 metri da lui.

Per tutto il resto della giornata Tom evitò la ragazza. Arrivava per ultimo all'inizio della lezione e se ne andava di fretta per primo alla fine, così da non darle il tempo di tentare di parlargli. A pranzo e a cena non si presentò e lei non faceva altro che arrovellarsi per capire dove potesse essere e cosa gli passasse per la testa. Continuava a rivedere l'immagine di lui morto e non riusciva assolutamente a togliersela dalla testa. Era come un costante tarlo che se ne stava lì nel suo cervello a suggerirle che qualcosa le sfuggiva. Cercò di autoconvincersi che fosse solo una sensazione e che doveva assolutamente smettere di pensarlo morto, per la propria salute mentale.

Amortentia - A Tom Riddle StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora