52.Come se io volessi fuggire

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Vi lascio una bellissima poesia che mi ricorda il rapporto tra Adhara e Tom, e che trovo adatta questo capitolo.

"Difendi Noi due - con fermezza:
Non rispondere agli estranei che ti amano.
Con animi / guerrieri e valorosi verranno -
Sfidando la burrasca, la mia - gelosia;
Ulisse generosi, con una sete senza fine -
Del tuo Amore: tu lasciali affogare.
Sia solo un silenzio di dura roccia,
Sia così, Tu: spietata / nei secoli dei secoli,
Per quegli innamorati, disgraziati -
Che ti chiamano sapendo che sei mia."

Adhara si arrestò fuori dalla camera di Tom e cercò di regolarizzare il proprio respiro affannato dopo la corsa.
Passarono i minuti e il respiro rallentò lentamente nel silenzio di quel pianerottolo.
Il cuore però, quello non si placò. Continuò a galoppare impazzito facendole muovere il petto su e giù ritmicamente. Sembrava volesse uscirle fuori dal corpo. Probabilmente se ci fosse stato qualcuno lí con lei, ne avrebbe sentito anche il rumore.
Adhara lentamente mise la mano sulla maniglia fredda e applicò una leggera pressione.
La porta della camera di Tom si aprì con un lieve cigolio rivelando la stanza vuota, fatta eccezione per una figura seduta sul letto con lo sguardo rivolto verso la finestra.
Era lui.
La luce proveniente dalla finestra tagliava la penombra nella quale era immersa la stanza, proprio nel punto in cui era seduto. Quella luce faceva risaltare il bianco della camicia dell'uniforme. Le maniche erano arrotolate fin sopra i gomiti e la sua pelle era ancora più bianca della camicia. Stringeva con forza il bordo del letto e le vene svettavano sotto la pelle.
Adhara avrebbe voluto passarci sopra le dita, sfiorare quelle corsie in cui scorreva la vita di Tom. Come a voler ricordare a se stessa che lui era lì ed era davvero vivo. Che c'era del calore dentro di lui, qualcosa di umano, nonostante non lo mostrasse mai.
Le sue nocche erano arrossate e screpolate, proprio dove la sua pelle si era scontrata con quella di Dean.

Si avvicinò a lui con circospezione, come se stesse approcciando un animale selvatico.
-Tom.- esalò lei piano.
Parve accorgersi solo allora della sua presenza e si voltò sorpreso verso di lei.
Adhara notò che il suo labbro era aperto e sanguinava ancora un pò. Come quella sera nel bagno dei Prefetti. Solo che questa volta non era stata lei a causargli le ferite. Almeno non quelle visibili.
Tom vide lo sguardo di preoccupazione negli occhi di lei quando li incrociò.
Quella preoccupazione lo investì come un'onda e gli fece rendere conto che a lei importava.
A lei importava di lui, ma stava ancora con Dean. E quello era un affronto bello e buono.
-Non dovresti curare le ferite del tuo ragazzo?- scattò tagliente. Se la voce avesse potuto ferire, Adhara a quel punto avrebbe iniziato a sanguinare in piú punti.
"Ragazzo".
Gli dava persino fastidio pronunciarla quella parola. La sputò fuori come a volersene liberare al più presto, come se lo infastidisse averla sulla lingua.
-Già. Eppure sono qua. Strana la vita, vero?- domandò lei sedendosi accanto a Tom.
Il letto si piegò leggermente sotto il peso di Adhara e a lui sembrò come se sotto di loro si fosse aperta una voragine.
Sentiva il suo profumo, forte, come l'aveva sentito qualche ora prima mentre camminavano verso la Stanza delle Necessità.
Sentiva il suo sguardo su di se, lo sentiva bruciare, più delle ferite che aveva addosso in quel momento.
Si perse a guardare il vuoto stringendo la mascella con forza, cercando di imporsi di non cedere alla ragazza che in quel momento era docile come un agnellino. Pensò che probabilmente se lui avesse abbassato le difese lei gli avrebbe tagliato la testa, da brava stronza che era.
Adhara portò cautamente la propria mano verso quella di lui, passando la dita sulle nocche aperte di Tom, sentendo la consistenza della sua cute. Ruvida dove c'era la pelle spaccata, umida dove fuoriusciva il sangue.
Tom non sentì dolore.
Il pensiero del tocco di Adhara offuscò subito tutto il resto. Come se non esistesse nient'altro che non fossero i polpastrelli tiepidi della ragazza contro di sé.
Adhara si alzò lentamente senza lasciare la sua mano e prese la propria bacchetta dalla tasca posteriore dell'uniforme.
Si posizionò in piedi davanti a lui.
-Emendo.- sussurrò con un filo di voce puntando la bacchetta sulle sue ferite.
Gli occhi di entrambi erano fissi sul lavoro che stava compiendo Adhara, nessuno osava alzarli.
-Questa scena mi ricorda quella volta nella sala dei trofei, quando ci siamo picchiati in punizione.- mormorò Adhara sorridendo leggermente e continuando a concentrarsi sulle mani del ragazzo.
Ci fu un attimo di silenzio che venne poi rotto da lui: -C'è solo una piccola differenza.-
-Quale?- domandò Adhara alzando lo sguardo, incuriosita.
Lui fece un sorrisetto.
-Sei più forte tu di Diggory, lui picchia come una femminuccia.-
Scoppiarono a ridere, poi Adhara tornò seria dicendo una frase prima di potersi fermare.
-Ce n'è anche un'altra.-
Questa volta fu il turno di Tom di guardarla in modo interrogativo.
La ragazza si pentì subito della propria linguaccia e desiderò di tornare indietro nel tempo e mettere un filtro tra il cervello e la bocca.
Tom vedendo che lei non sembrava intenzionata a continuare a parlare, incalzò: -Quale differenza?-
Adhara sospirò in imbarazzo.
-Questa volta ti stai lasciando toccare.-
Si guardarono entrambi negli occhi, si guardarono per davvero senza fuggire uno dall'altra, per la prima volta da quando lei era entrata in camera.
Fu un attimo. Bastò un istante e l'ombra del sorriso di poco prima morì sulle labbra di entrambi.
Pochi gesti, misurati e effettuati con una lentezza esasperante li fecero avvicinare. Riddle prese la bacchetta dalla mano di Adhara e la posoò sul comodino accanto senza staccarle gli occhi di dosso, mentre la ragazza appoggiò le proprie mani sulle spalle di lui.
Adhara sentì le guance prendere immediatamdnte colore mentre le mani di Tom le passavano dietro le cosce per tirarla contro di sé,  costringendola a sedersi a cavalcioni su di lui.
Rimasero cosí, a guardarsi, con la luce che tagliava il viso di Tom illuminandone gli occhi scuri, i respiri tremanti sulle labbra calde l'uno dell'altro.  Nessuno osava fare un movimento, quasi quel momento potesse finire o rovinarsi in un attimo.
Il profumo di lui la colpí con la sua arroganza, annebbiandole i sensi. Il suo modo di guardarla non la lasciò illesa.
Adhara non fece a tempo a formulare un pensiero concreto, non riuscí a imporsi di allontanarsi da lui.
Le labbra di Tom si scontrarono violentemente con le sue spezzandole il respiro in gola. La teneva dietro la nuca con una mano, mentre l'altra le accarezzava il fianco come se lei dovesse scomparire improvvisamente. Ma lei non voleva scomparire. Portò le sue mani sulle guance di Tom, quasi aggrappandosi a lui, a quel momento.
Immediatamente nella sua bocca sentì prepotente il gusto del sangue di Tom, proprio come quella volta nel bagno dei prefetti.
Fu agghiacciante per entrambi rendersi conto di quanto realmente fosse loro mancato quel contatto, quella vicinanza, come se solo quello fosse giusto tra loro. Quel contatto causò ad entrambi un istintivo e straziante piacere.
All'improvviso Tom si mosse e con uno scatto invertì le posizioni, facendola sdraiare sul letto. Lo spavento causò un piccolo strillo ad Adhara che Tom soppresse subito con le proprie labbra roventi.
La arpionò con violenza tirandola ancora di più verso di se causandole un lieve gemito e sentì il tessuto delle calze della ragazza rompersi sotto le sue unghie.

Amortentia - A Tom Riddle StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora