65. Impara a comportarti stronzetta.

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Tom, rimasto solo, ebbe come primo istinto il desiderio di rincorrerla. 
Ma non doveva farsi di nuovo sopraffare dagli istinti.
L'avrebbe aspettata. Avrebbe assaporato l'attesa.
Prima o poi sarebbe dovuta tornare in camera e a quel punto l'avrebbe uccisa.
Avrebbe guardato la vita abbandonare quegli occhi che l'avevano affrontato e l'avevano guardato con disprezzo poco prima.
Avrebbe sentito sul viso l'ultimo respiro che lasciava il suo petto e avrebbe ascoltato l'ultimo battito del suo cuore.
E poi, avrebbe creato un Horcrux approfittando della sua morte.
Solo per farle un torto. Solo per dimostrarle che lui avrebbe fatto ciò che voleva, anche con lei. 
Si sedette sul letto della ragazza con un ghigno e poi portò lo sguardo sul comodino dove era appoggiato un vaso con all'interno la sua rosa. 
L'aveva tenuta. 
Il ghigno si spense sul suo viso all'istante.
La vista del fiore lo calmò leggermente e riuscì a ragionare.
Ucciderla avrebbe potuto compromettere i suoi piani: era meglio tenere un profilo basso e calcolare bene le sue mosse, senza farsi accecare dalla rabbia.
Quando si trattava di lei non era obiettivo e dunque era meglio non prendere determinate decisioni influenzato da lei.
Il sangue di cui doveva macchiarsi era altro: sangue sporco. Quello di Adhara era puro, puro come lei. Non sarebbe stato produttivo eliminarla: avrebbe dovuto imparare a domarla. 
Una preda. Ecco cos'era Adhara. Una preda da domare. Moriva dalla voglia di farlo. E se doveva domarla era meglio giocare al meglio le sue carte.

Adhara tornò dopo alcune ore e sgranò gli occhi quando lo vide seduto sul letto. 
-Che ci fai qui?- chiese freddamente incrociando le braccia davanti al petto.
-Ti aspettavo.-
-Che vuoi?-
-Speravo potessimo parlare più civilmente. E trovare un accordo.-
Adhara si avvicinò e si piantò di fronte a lui.
-Perché ti sei ripreso l'Horcrux?-  chiese di getto.
Tom affilò lo sguardo.
-Mi appartiene.-
-Okay.-
-Creane uno anche tu.-
La ragazza ebbe il dubbio di non aver sentito bene ma poi, vedendo la faccia seria di Tom si rese conto che era serio. 
-Cosa? NO!- esclamò sconvolta.
Il ragazzo si irrigidì e si alzò andando verso di lei con la sua solita andatura calma.
-Ma perché poi?- chiese lei corrucciando la fronte. Non riusciva a capire.
-Perché sarebbe un vero peccato se questo bel faccino finisse 3 metri sotto terra non credi?- la sbeffeggiò passandole il dito su una guancia. Lei si ritrasse di scatto, oltraggiata da quell'atteggiamento. 
-Non mi piegherò ai tuoi biechi scopi!- 
Tom sollevò il sopracciglio.
-Sarà meglio che tu lo faccia se vuoi continuare ad avere i benefici che derivano dal fatto di essere nella mia cerchia, nonostante tu continui a farti vedere in giro con certi vermi.- 
Lo schiaffo partì prima che Adhara riuscisse a formulare qualsiasi pensiero o impedire a se stessa di darglielo. Fu istintivo. 
Il suono della sua mano contro la guancia di Tom risuonò nel silenzio di quella stanza e il volto del ragazzo si girò verso destra con uno spostamento d'aria che avrebbe potuto scatenare un uragano.
Adhara rimase immobile di fronte a lui, incapace di fare qualsiasi altra cosa. Era incredibile quanto quel ragazzo facesse uscire la parte più selvaggia e primordiale di lei.
Si voltò di nuovo verso di lei, lentamente, imperturbabile.
La guardò negli occhi per qualche istante con espressione severa e non poté fare altro che notare quanto fosse bella in quel momento, così ordinata ma al contempo così sconvolta. 
-Impara a comportarti stronzetta.- scandì con calma esasperante mettendo la mano in tasca e estraendone la collana senza toglierle di dosso il proprio sguardo penetrante.
Poi, gliela lanciò addosso con un gesto sprezzante e questa volta fu lui ad andarsene.

Salì verso la Torre di Astronomia con l'obiettivo di schiarirsi le idee e mettere quanta più distanza possibile tra loro. 
L'aria fredda di quella sera di gennaio gli schiaffeggiò il viso e rifletté sul fatto che lei non lo temeva. Era forse l'unica persona a non essere intimidita da lui. Quella non era dunque la via per farla rigare dritta. Seppe all'istante quale fosse la via. Trattarla bene. Ricominciare con i giochetti psicologici che facevano da una vita. Quando aveva perso la sua astuzia e aveva smesso di giocare con lei? Quando? 

Dopo essersi ripresa da quell'ennesima discussione ed aver riallacciato la collana al collo, andò a cercarlo. Voleva dirgliene quattro. 
Lo trovò sulla Torre di Astronomia dopo averlo cercato ovunque. Era appoggiato al parapetto e il suo sguardo era fisso in un punto indistinto in lontananza.
-Tom.- disse lei avvicinandosi.
Lui non rispose.
-Devi smetterla di fare così. Non sono forte come credi.- continuò Adhara senza guardarlo una volta che gli fu di fianco.
-Si che lo sei.- rispose a quel punto Tom in tono piatto.
La ragazza sospirò.
-Un tempo, forse. Ma ora mi sento sempre come se...come se bastasse un mio passo falso per mettere in pericolo tutto ciò a cui tengo!- poi sospirò aggiungendo apatica, -Ma non so perché perdo il mio tempo a parlartene, non capiresti.- 
Tom a quel punto si voltò a guardarla.
-Cosa ti sembra di mettere in pericolo?- le chiese.
Ebbe un'esitazione. Era indecisa se dirglielo o meno. Poi, dato che era stanca di continuare con quei giochetti glielo disse.
-Te.-
Annuì serio e riprese a guardare il lago in lontananza.
-Tu pensa solo a non metterti nei guai con quella boccaccia. Io me la sto cavando bene.- 
Adhara sorrise leggermente. 
-Già. Hai ragione. Tu te la cavi bene. Ma sei uno squilibrato, fattelo dire.- 
Tom incassò il colpo con una punta di fastidio ma non poteva darle torto.
-Quale parte di "non metterti nei guai con quella boccaccia" non hai capito?- 
-Dico solo la verità.- 
Il ragazzo roteò gli occhi e si voltò appoggiandosi al parapetto con la parte bassa della schiena, così da poterla guardare meglio.
-La prossima volta tieni le mani a casa o te le dovrò mozzare Flint.- 
Questa volta fu il turno di Adhara di roteare gli occhi.
-E tu smettila di cercare di farmi fuori.- 
Poi estrasse il suo orologio dalla tasca del cappotto.
-Devo andare. Dean...- lasciò che la frase si perdesse nel vento, non riuscì  a finirla. Non guardando Tom negli occhi.
Il ragazzo annuì cercando di ignorare il desiderio bruciante di eliminare quell'idiota dalla faccia della terra. 
Adhara se ne andò lasciandosi dietro una scia di profumo che Tom assaporò finché non fu dissolta nell'aria.
Anche in quel caso si impose la calma. Tempo al tempo. Se le cose fossero andate come pianificava, presto anche Dean sarebbe stato solo un ricordo.

Raga io non so cosa dirvi. Prima rischiano di uccidersi, poi scherzano tra di loro...ormai ci abbiamo fatto l'abitudine no? 


Amortentia - A Tom Riddle StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora