17. Benvenuto a casa

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Nei mesi seguenti alla loro conversazione al Lago Nero Adhara aveva aiutato Tom con le ricerche riguardanti la sua famiglia. Le riunioni e i piani riguardanti i mezzosangue avevano subito un rallentamento perché lui riteneva prioritario scoprire qualcosa in più riguardo alle proprie origini. Inoltre dopo il duello tra Adhara e Malfoy l'ambiente si era fatto molto teso e quindi per tutti era stato meglio sospendere gli incontri almeno momentaneamente. Tom e Adhara avevano cercato ovunque qualcosa che potesse collegare la famiglia Riddle al mondo magico. Avevano cercato nella sala dei trofei, erano sgattaiolati negli archivi per studiare i registri dei Prefetti di Hogwarts, avevano scandagliato l'intera collezione dei libri di storia della magia in biblioteca. Non avevano trovato nulla e questo non aveva fatto che accrescere il malumore di Tom.

20 giugno 1942

La fine dell'anno arrivò in un lampo e con essa anche i mesi che avrebbero trascorso a casa di Adhara.
Quando scesero dal treno ed uscirono dalla stazione di King's Cross, vi era già il maggiordomo di casa ad attendere i ragazzi davanti ad un' auto nera.
-Bentornata signorina Flint. Andato bene il viaggio?- chiese gentilmente dandole un buffetto sul naso.
-Certo Charles. Tutto benissimo!- esclamò lei mentre il maggiordomo caricava il suo baule in auto.
-E lui deve essere il signorino Riddle, prego mi lasci pure le sue cose.-
Tom aveva messo su la solita faccia da poker che utilizzava quando doveva fare bella figura e lasciò tutti i suoi averi a Charles con un sorriso che a parere di Adhara era decisamente agghiacciante.
Si sedettero nei sedili posteriori e durante il viaggio non volò una mosca. Adhara era occupata a guardare il paesaggio sfrecciare fuori dai finestrini e Tom annotava mentalmente qualsiasi dettaglio di quella nuova, strana esperienza.
Quando finalmente arrivarono a destinazione, varcarono un grande cancello con decorazioni rosse e dorate, al centro del quale vi era un'enorme placca con disegnata una F finemente decorata. Attraversarono il lungo viale e scesero dall'auto.
Tom sgranò gli occhi.
Si trovavano di fronte ad un enorme cortile ricoperto di ghiaia al centro del quale svettava una fontana a forma di drago a tre teste.
-Quello è il simbolo di famiglia.- disse Adhara che aveva notato la curiosità nello sguardo del ragazzo.
Sopra di loro torreggiava, imponente, Flint Manor.
Era una villa con grandi finestre, fatta di mattoni scuri e ricoperta di edera. All'apparenza era abbastanza inquietante ma trasudava lusso da ogni mattone.
-Benvenuto a casa.- fece lei prima di prenderlo per un braccio e trascinarlo verso una massiccia porta di legno scuro su cui svettava un grosso batacchio dorato.
Una volta aperta la porta si ritrovarono in un grande atrio immacolato e illuminato da un lampadario di cristallo appeso al soffitto.
-Vieni, ti faccio fare un giro.-
Tom era senza parole. Non era mai stato in un luogo così lussuoso in vita sua. Adhara gli raccontò vita morte e miracoli riguardo alla propria famiglia mentre gli mostrava i locali.
Al piano terra vi erano la sala da pranzo (che dava sul giardino della casa) e la cucina (nella quale alcuni elfi domestici erano già al lavoro). Nell'ala est del piano terra, dopo aver oltrepassato una massiccia porta di legno, vi era la libreria.
Quando entrarono, Adhara si beò segretamente dell'espressione stupita di Tom.
La loro libreria era il vanto maggiore di suo padre.
File e file di scaffali pieni di libri di ogni colore e dimensione si susseguivano attorno a loro.
Al centro della sala vi era un grande tavolo di legno con attorno delle poltrone rosse. Le finestre erano ricoperte da mosaici di vetro colorati che raffiguravano animali mitologici e mandala.
La luce soffusa data da delle lanterne poste in vari punti dava al tutto un'atmosfera surreale.
-Vieni finiamo il giro, avrai tutta l'estate per rimanere qua dentro.- disse ridendo e trascinandolo fuori dalla libreria.
Salirono una scala a chiocciola di marmo si trovarono al secondo piano dove si trovava la camera dei suoi genitori e lo studio di suo padre.
-...e al terzo piano abbiamo la mia stanza e la stanza degli ospiti. Vieni.-
Entrarono nella camera di Tom nella quale Charles aveva già portato il suo baule.
La stanza era accogliente. Vi erano un letto a baldacchino con coperte scarlatte, un grande armadio a muro e una scrivania posta proprio sotto la finestra. C'era tutto ciò di cui aveva bisogno.
-Ah e quello è il tuo bagno.- gli indicò una porta bianca accanto al letto prima di fargli spazio per uscire e chiudere la porta.
Il ragazzo non aveva mai avuto accesso a tali comodità e si compiacque di aver accettato l'invito di Adhara.
-La mia camera è qui proprio accanto alla tua, se dovessi aver bisogno.- disse lei sulla soglia della propria stanza indicando l'interno. Essa si trovava proprio nella torretta che aveva notato poco prima dal cortile.
Tom vide la cameretta luminosa con i muri giallo pastello che aveva visto nei ricordi di Adhara. Le pareti erano ricoperte di immagini e disegni di animali magici. Gli parve di rivedere la bambina china sui libri.
I suoi pensieri vennero interrotti da un colpetto di tosse di Adhara che gli indicava l'uscita.
La ragazza chiuse la porta alle sue spalle e sorrise.
-Ecco. Hai visto tutto.-
-E qui cosa c'è?- chiese Tom indicando l'unica porta dentro la quale non avevano curiosato.
Adhara ebbe un piccolo, quasi impercettibile sussulto e poi fece un sorriso forzato.
-Quella stanza è inutilizzabile. E ti chiedo di non entrarci. Vieni, gli elfi ci hanno preparato la merenda! Devi assolutamente vedere i nostri giardini!- esclamò con un rapido cambio di espressione (e di argomento) saltellando giu dalla scala.
Tom lanciò un ultimo sguardo a quella porta prima di seguirla di sotto. Sicuramente quella era la stanza di Kevin. Doveva entrarci.

Da quel giorno iniziò la loro convivenza.
Parlavano raramente. Perlopiù si limitavano a stare uno accanto all'altra a fare i compiti o a leggere.
Facevano colazione leggendo la Gazzetta del Profeta, in seguito Adhara usciva a occuparsi degli animali di famiglia. Tom a volte la raggiungeva e passavano la mattinata a discorrere su di essi: gli insegnò le particolarità di ciascuno di essi permettendogli perfino di toccarli o dare loro da mangiare. Lui rimase stupito dall'immensa conoscenza che aveva Adhara al riguardo e notò che quando ne parlava i suoi occhi luccicavano. Altre volte rimanevano entrambi in biblioteca per ore, ognuno perso nelle proprie letture. Quando Tom avvertiva la necessità di rimanere da solo andava a passeggiare negli immensi giardini della casa e Adhara lo guardava camminare dalla finestra.
Si erano abituati a quella quotidianità. Lontani da Hogwarts e dalla loro rivalità, era molto piu facile sopportarsi a vicenda. Stranamente non avevano litigato nemmeno una volta.
Con il passare delle settimane però, l'ansia di Adhara per l'incontro con i propri genitori cresceva a dismisura e Tom non poté fare a meno di notarlo.

Amortentia - A Tom Riddle StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora