56. Eppure sono qui

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31 dicembre 1943

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31 dicembre 1943

Adhara arrivò a casa propria mentre le luci dell'alba iniziavano a rischiarare il paesaggio circostante. Ovviamente, l'edificio era vuoto. Si limitò a lasciare il proprio baule in camera e a scrivere un gufo a Dean in fretta e furia.
Poi, si diresse verso la sua prossima meta: Little Hangleton.
Ci vollero diverse ore per raggiungere il paese e Adhara sentiva l'agitazione crescere man mano che si avvicinava a quel luogo.
Aveva agito impulsivamente e si era messa in viaggio senza riflettere.
Cosa avrebbe detto a Tom una volta che l'avesse incontrato? Quale sarebbe stata la sua reazione? E se lui non fosse stato lì?

E se lui non mi volesse lì?

Questo interrogativo fece da colonna sonora al suo arrivo a Little Hangleton.
Scese dal taxi che aveva preso e si ritrovò proprio sotto il cartello con il nome del paese, l'esatto luogo dal quale, qualche ora prima, doveva essere passato Tom. Il sole a quel punto era alto in cielo. Cacciò la mano nella tasca del proprio mantello e ne estrasse il suo orologio a cipolla dorato.
Segnava le 13 in punto. Lo rimise al proprio posto e portò il suo sguardo a Little Hangleton. La strada sotto di lei si snodava ancora per alcuni tornanti prima di arrivare nel cuore del paese. Era tutto come se lo ricordava. Casette bianche tutte uguali e in lontananza, su una collina, come a dominare sul paese, c'era un enorme e bellissimo caseggiato. Doveva essere la villa di qualcuno di molto facoltoso.
Si incamminò giù per la strada con un leggero languorino; prima di trovare Tom avrebbe desiderato ardentemente mangiare qualcosa ma non si era portata nulla e non aveva la minima intenzione di mettere piede in quella bettola che in quel momento svettava davanti a lei; L'impiccato.
La ragazza, accantonata l'idea del pranzo, pensò che a quel punto avrebbe dovuto trovare immediatamente un luogo appartato dove cercare di mettersi in contatto con la mente di Tom. Infatti si mise alla ricerca di qualcosa che potesse fare al caso suo.
Si aggirava come una ladra, cercando di non destare l'attenzione di nessuno. Non sapeva come mai ma sentiva di doversi nascondere. Fortunatamente sulla via non incontrò nessuno.
Trovò il luogo che faceva al caso suo poco fuori dal villaggio. Era un fitto boschetto di larici che non sembrava essere molto frequentato.
Ci si addentrò inspirando l'odore che emanavano quegli alberi (l'aveva sempre adorato) e quando fu sicura di essere abbastanza nascosta, si sedette su un sasso. Aveva bisogno di concentrazione e molta energia per riuscire a trovare la mente di Tom senza averlo davanti a se.
Chiuse gli occhi ma li riaprì di scatto quando sentí il rumore di un ramo spezzato proprio dietro di lei.
Si voltò verso la fonte di quel rumore e il respiro le si ritirò violentemente nei polmoni: il suo sguardo aveva appena incrociato due occhi nero pece che la scrutavano in un mix di sgomento e rabbia.
Erano gli occhi di Tom.
-Che diavolo ci fai qua Flint?- domandò brusco non appena si riprese dallo shock. L'ultima persona che si aspettava di vedere in quel bosco era lei.
Adhara si ricompose in fretta indossando la sua migliore espressione di sfida prima di ribattere: -Che diavolo ci fai TU qua!-
Rimasero qualche istante a scrutarsi a vicenda con sospetto, poi Tom si avvicinò a lei.
-Come hai fatto a sapere che ero qui?- le domandò addolcendo leggermente l'espressione.
-Ti ho sognato.- rispose Adhara rilassandosi di fronte al cambiamento di atteggiamento del ragazzo.
-Ovviamente...- mormorò lui prendendosi il mento con le dita e riflettendo sul da farsi.
Se lei era lí e l'aveva trovato, probabilmente era per una ragione. Quindi, l'opzione iniziale di scacciarla venne subito accantonata.
-Vieni con me.- le disse facendole un cenno e incamminandosi.
Lo seguí in silenzio e dopo qualche minuto si ritrovarono in una piccola radura, al centro della quale era stata piazzata una tenda.
-Mi sono accampato qua perché ho delle faccende da sbrigare. Nessuno ci troverá qui. Solo noi possiamo vederla.- le disse in risposta alla sua espressione interrogativa.
Si sedettero entrambi a terra accanto alla tenda e Tom, vedendo che Adhara tremava di freddo, estrasse la bacchetta e accese un fuoco con la magia.
Questo ricordò a Adhara che quel gesto significava che la traccia era scomparsa. Tom aveva appena compiuto gli anni.
-Oh...buon compleanno.- mormorò a bassa voce.
Lui si limitò a fare un sorrisetto sghembo che non arrivò agli occhi e fece apparire tra le mani di Adhara una tazza di the fumante.
Rimasero un pò in silenzio entrambi, senza sapere bene cosa dire.
Fu Tom a rompere l'imbarazzo che si era creato.
-Sono qui per scoprire qualcosa in piú sulla mia famiglia. Ho saputo che qui vive mio zio e stasera gli farò visita.-
Adhara assimilò le informazioni appena ricevute e annuí in silenzio.
-Sei sicuro sia una buona idea?- obiettò dopo qualche minuto di silenzio.
Tom fu infastidito da quella frase.
-Insinui che io non abbia buone idee Flint?- sibilò mettendosi in piedi e cercando di sedare l'impeto di rabbia che stava montando dentro di lui.
Adhara alzò gli occhi al cielo.
-Sto solo dicendo che non so se sia saggio, dato che da ciò che abbiamo letto su quel libro potrebbe essere un pazzo squilibrato.-
Fu il turno di Tom di alzare gli occhi al cielo. Non poté però replicare nulla, in quanto sapeva perfettamente che suo zio era effettivamente un pazzo squilibrato.
Adhara evidentemente non aveva letto la Gazzetta del Profeta nelle ultime settimane.
Se l'avesse letta avrebbe letto che suo zio era appena stato rilasciato da Azkaban dopo che anni prima aveva aggredito un babbano facendolo ricoprire di pustole su tutto il corpo: insomma, un gesto tutt'altro che da persona equilibrata.
-Non hai davvero nulla di meglio da fare che stare qua?- la rimbeccò, a corto di argomenti.
Lei fece spallucce.
-Si! Eccome se ce l'avrei! Dovrei essere con Dean ora!-esclamò adirata.
Lui fece un sorrisetto.
-Eppure sei qui.-
Sospirò.
-Non sarei qui se QUALCUNO non avesse fatto capolino nei miei sogni!-
-Potevi ignorarli i tuoi sogni!-
-Giá, potevo. Eppure non l'ho fatto.-
Lo guardò negli occhi prima che Tom si sedesse nuovamente accanto a lei.
Poi Adhara gli appoggiò la testa sulla spalla.
-Eppure sono qui.- sussurrò flebilmente sentendo il calore del collo di lui contro  la propria fronte.
Rimasero in silenzio guardando il fuoco, a lungo,  finché iniziò a far buio.
Tom a quel punto si alzò pulendo la terra dai propri pantaloni.
-È ora.- disse solamente.
Adhara scattò in piedi.
-Vengo con te.- disse  mettendogli una mano sull'avambraccio. Tom si sentì quasi scottare sotto la pelle di lei, nonostante il cappotto che indossava. Non aveva pensato di risentirsi Adhara addosso in quel modo. Pensare che un tempo, tanti anni prima, era fuggito al contatto con lei.
Si guardarono un attimo negli occhi e Tom, dopo aver ponderato le scelte, acconsentì con un cenno del capo.

Amortentia - A Tom Riddle StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora