19.0

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Josephine's point of view

Sblocco nuovamente il telefono in cerca di un messaggio o una chiamata che però, non arriva.
Lo blocco lanciandolo dall'altra parte del divano e recuperando la coperta dal mobile del salotto, per poi coprirmi e accendere la televisione.
Dire che ci ero rimasta male su come le cose si erano svolte con Daniel, è dire poco.
E ora come ora riesco a dare la colpa soltanto a me stessa, perché avrei potuto rimanere tranquilla, senza urlargli al telefono.
Probabilmente si era spaventato.
Caccio fuori un urlo di frustrazione da tutti questi pensieri che facevano a gara dentro la mia testa e mi alzo nuovamente per cercare qualcosa da fare in modo da passare il tempo di questo nevoso Lunedì.

Mi dirigo in cucina per fare una delle cose che mi riusciva meglio: un dolce.
Adoravo cucinare ma soprattutto fare i dolci, per questo quando mi sono trasferita a New York il criterio principale per la ricerca della casa era solo uno, una cucina enorme.
Sorrido al pensiero di una me appena maggiorenne che vaga per la grande mela e mi fa strano pensare che è passato così tanto tempo e che comunque sono sempre sola.
Quando ero piccola avevo in piano di crearmi una famiglia molto presto, ma i miei piani vennero rimandati, visto che molti ragazzi volevano starmi intorno soprattutto per la fama e proprio per questo per me adesso è molto difficile fidarmi di chi mi sta intorno.

Controllo l'ora, sono le 15 precise, inforno il dolce e, appena chiudo lo sportello del forno, il campanello mi spaventa, facendomi picchiare la testa sul mobile superiore.
Sbuffo andando ad aprire la porta e spalanco gli occhi sorpresa quando vedo Daniel sul cancello di casa.
È completamente fradicio e la neve mista a pioggia continua a ricoprirlo incessantemente, vorrei farlo entrare, ma le parole mi muoiano in gola e sento il petto che quasi vuole esplodere.
"Posso entrare?" domanda guardandomi dritto negli occhi, annuisco spostandomi dall'entrata e lui viene svelto dentro e, solo quando mi passa accanto, posso notare la sua faccia stanca sotto la visiera del cappello.
Mi risveglio dal mio stato di trance, chiudendo la porta ed andando a prendere una coperta, che gli porgo senza dire una parola.
"Jos" afferma lui bloccandomi davanti a se' "di qualcosa" afferma poi fissando i suoi occhi nei miei "perché sei qua?" domando lentamente, quasi in un soffio.
Daniel si toglie il cappello e non posso che notare come i ricci, che tanto adoro, ricascano sulla sua fronte, dandogli quasi l'aria di un piccolo bambino.
"Perché sono qua?" ripete lui passandosi la mano nei capelli e guardandomi, facendo battere sempre più forte il mio cuore, "perché cazzo, sono un fottuto coglione" afferma con la sua solita finezza facendomi quasi spuntare un sorriso "ho passato un weekend da matti con te, anzi tutto il tempo che ho passato con te è da matti..." continua poi velocemente alzando poi le braccia al cielo, per poi ributtarle giù scuotendo la testa "tu mi fai diventare matto! Guarda cosa ho appena fatto! Ventiquattro ore di volo, sono arrivato sotto la neve e sai perché?!" domanda retoricamente puntando nuovamente i suoi occhi nei miei.
"Cazzo!" esclama quasi urlando, prendendo il mio viso tra le mani "dimmi che non è troppo tardi per averti tutta per me" sussurra poi facendo toccare le nostre fronti e chiudendo gli occhi.
Sento le gambe quasi cedere e quando sto quasi per accettare di avvicinarmi un po' di più, ripenso a ciò che mi ha detto.
Non mi sposto da quella posizione, ma decido di prendere parola "Daniel lo sai che questo è il mio lavoro... non posso essere tutta per te se non riesci ad accettare ciò che il mio lavoro comporta... soprattutto stare con altri ragazzi, anche con Lewis" affermo convinta aprendo gli occhi e aspettandomi di trovarlo contrariato, invece mi fissa annuendo "lo so, ho sbagliato, so che questo è il tuo lavoro, e va bene anche se devi lavorare con Lewis " afferma guardandomi "e soprattutto quando c'è un problema, se ne parla, non si scappa via, facendomi sentire una merda" affermo sospirando.
Daniel mi tira a se dai fianchi e affondo la testa nel suo collo, ancora fradicio, sentendo le sue labbra sulla mia testa, andando poi a cercare il mio orecchio "non ho mai provato qualcosa di simile a tutto questo" sussurra al mio orecchio facendo correre i brividi per tutta la mia schiena "avrei dovuto chiedertelo prima di stare con me" continua poi facendomi spuntare un piccolo sorriso "certo che voglio stare con te" affermo dopo qualche secondo, per poi staccarmi e guardarlo negli occhi.
Ci guardiamo qualche secondo ridacchiando, non riuscivamo mai a stare seri guardandoci, per poi sigillare questi sorrisi con un bacio.
Si stacca per poi starnutire "meglio che tu vada a fare una doccia calda" affermo passando la mia mano sulla sua guancia per poi staccarmi e accompagnarlo al piano superiore.

Un'ora dopo mi ritrovavo a fare da croce rossa al mio ragazzo che aveva appena 37,7 di febbre, ma che sembrava star per morire "sei esagerato" affermo coprendolo con un'altra coperta sul divano "ma io non voglio la coperta, vieni te qui" afferma come un bambino facendo ruotare i miei occhi al cielo e facendomi spuntare un sorrisetto " va bene bambinone, fammi spazio" affermo stendendomi dietro di lui sul divano, per poi fargli appoggiare la testa sulle mie gambe e accarezzandogli i capelli.
"Non è stata una buona idea venire qua con questo tempo, visto che in Australia è estate" affermo e lui apre gli occhi guardandomi "ne è valsa la pena, visto che ora sono qui, e tu mi fai taaante coccole" afferma facendo un sorrisetto furbo e beccandosi una leggera patta su una guancia "ah dunque era un piano studiato" affermo giocando con la sua faccia sotto il suo sguardo contrariato "esatto" afferma prendendomi le mani nelle sua e mettendosele sulle guance "non sapevo tu sapessi escogitare un piano" affermo ridendo e facendogli aprire gli occhi, solo per guardarmi male "comunque posso restare qui vero?" afferma e io faccio una finta faccia sconvolta "perché vuoi restare qua? non ti puoi cercare un hotel? non puoi mica occuparmi casa" affermo con faccia seria, prima che inizi a pizzicarmi i fianchi facendomi il solletico "Honey badger smettila subito!" esclamo ridendo "allora posso restare?!" domanda lui continuando "si sì okay okay ma smetti!" esclamo non facendocela più.
Finisco sotto il suo corpo e sotto il suo sguardo malizioso "dunque dormiamo insieme" afferma prima di ricevere uno schiaffetto sulla faccia "sei un idiota!" affermo prima che mi baci, facendo spuntare un sorriso sulla mia faccia.

Faithfully | Daniel RicciardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora