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17 Marzo 2019, Melbourne 

Avevamo passato una settimana a girovagare per Perth e i piccoli paesi vicini, eravamo stati al mare, Daniel aveva provato ad insegnarmi a stare sulla tavola da surf. 
Mi aveva poi portata anche sui Kart, ed eravamo morti di risate mentre io mi schiantavo contro le barriere ad ogni curva. 
Avevamo poi passato le serate a fissare le stelle, la luna, e io, da grande appassionata delle costellazioni, avevo provato a spiegarle a Daniel, che ascoltava ogni mia parola con interesse. 
Avevo poi conosciuto meglio sua sorella, che mi trasmetteva un'immensa tranquillità; anche lei era molto loquace come suo fratello, che le faceva sempre i dispetti, proprio come mio fratello faceva con me, e questo mi faceva sentire ancora di più a mio agio, come se fosse la mia famiglia.
Inoltre il nipote di Daniel era completamente innamorato dello zio, per cui passammo anche delle giornate noi tre insieme a giocare nella grande distesa di campi attorno alla casa di Daniel, per poi finire la sera a mangiare con Grace e Joe. 

Ero davvero felice, anche se il pensiero che tutto quello dovesse finire presto mi rattristava, ma ero finalmente fiduciosa che le cose sarebbero andate bene ugualmente, anche se ci vedevamo poco, se ci trovavamo a chilometri di distanza. 

Ci eravamo chiusi nella nostra bolla durante quella settimana a Perth, ma il lunedì dopo ci ritrovammo poi a Melbourne per l'inizio di stagione di Formula 1. 
Ammetto che fino ad ora non ci avevo dato molta importanza, ma adesso che Daniel doveva riniziare a correre a più di 300 km/h, l'ansia aveva preso il sopravvento nella mia testa, facendomi pensare sempre di più a tutte le cose brutte che potevano capitare nel suo lavoro.  Ovviamente a Daniel non avevo detto nulla, ma fortunatamente avevo avuto modo di vedere Sara, dopo parecchio tempo, e di confidarmi con lei, che poteva capirmi benissimo. 

Le qualifiche non erano andate benissimo, Daniel si ritrovava a partire dalla dodicesima posizione e questo lo aveva fatto innervosire. 
"Buongiorno" sussurro io quando apro gli occhi alle sette di mattina girandomi verso Daniel, che invece gli occhi li aveva già spalancati e probabilmente già da molto "ei" dice Daniel girandosi verso di me e regalandomi un piccolo sorriso, che sapevo nascondesse molto di più. 
Mi avvicino a lui posando il mio braccio sul suo petto, abbracciandolo, e lui mi lascia un dolce bacio sulla fronte "sei preoccupato?" domando io guardandolo negli occhi "parto in sesta fila" dice solamente mentre sospira "tu sei il mago delle rimonte Daniel" dico solamente facendo spuntare un piccolo sorriso sulle sue labbra "si, con la red bull" dice alzando le spalle "no, grazie alle tue capacità di guida" dico io con voce convinta accarezzando la sua guancia e avvicinandomi per lasciargli un bacio a fior di labbra, che lui approfondisce subito, spingendomi poi sotto di lui "lo sai che non puoi, prima di una gara" dico io ridacchiando e lui sbuffa alzando gli occhi al cielo "non possono metterti nel mio letto di mattina e poi dirmi che non posso fare niente" afferma per poi tornare nella sua posizione precedente, rassegnato "guarda che mi ci hai messo tu nel tuo letto" dico io ridendo e tornando ad osservarlo "vorrei solo far vedere ciò di cui sono capace e non deludere tutte le persone che sono qui per me" dice poi dopo qualche attimo mentre gioca con il lenzuolo "Daniel, tutti sanno già di cosa sei capace" dico io poggiando la mia mano sulle sua "si ma vorrei far vedere di più, vorrei dimostrare a tutti che sono capace di molto altro" dice poi con lo sguardo basso verso le nostre mani "lo so Daniel, e lo farai, perchè io sono convinta delle tue capacità e so quanto vali, credo in quello che fai e credo in tutte le tue scelte" dico io portando una mano sulla sua guancia "io non so già più se credo nelle mie scelte, guarda come mi ritrovo" dice poi sbuffando e facendomi sospirare, mentre mi avvicino e lo abbraccio. 

Arriviamo nel paddock alle otto e trenta e già c'è una grandissima confusione; mentre Daniel mi saluta andando con il suo assistente e Michael, il suo allenatore, a fare alcune interviste e ad allenarsi, io mi addentro all'interno del paddock in cerca di Sara, che non rispondeva al telefono, trovando invece Lewis fuori dal suo box che mi sorride già da lontano venendo verso di me "Ei bella" dice lui dandomi un abbraccio e due baci sulle guance "ei Pole Man" dico facendogli un sorriso "non ci siamo più sentiti, come va?" domanda lui poggiando una mano sulla mia spalla "bene dai, tu sei pronto per la gara?" domando io "sono nato pronto" dice lui facendo ridere entrambi "non essere troppo modesto, come al solito" dico io continuando a ridere "con Daniel?" domanda poi con interesse facendomi fare un piccolo sorriso "tutto bene" dico soltanto restando vaga. Ci scambiamo qualche altra parola prima che venga richiamato dalla sua assistente e poi finalmente intravedo il box Red Bull di Max, dove mi dirigo a passo spedito. Fortunatamente la maggior parte dei ragazzi che lavorano lì già mi conoscono, per cui non ho problemi ad entrare e subito dopo trovo la mia amica indaffarata "ma dove eri finita?" domando io cogliendola alla sprovvista e facendole fare un salto sul posto "oh menomale sei arrivata, mi sono scordata di caricare il telefono, ma non mi ricordo il tuo numero a memoria, dunque stavo cercando il carica batterie, ma me lo sono scordata in albergo" dice lei tutto d'un fiato facendomi ridere "beh sei distratta come al solito" dico io per poi arruffare all'interno della mia borsa e darle il mio carica batterie "sto morendo di ansia" dice poi mentre mette il telefono sotto carica "vieni" aggiunge poi prendendomi per un braccio e portandomi all'esterno del box, per poi dirigerci verso la caffetteria "non pensavo di poter mai morire così tanto di ansia" riprende la mia amica appena ci sediamo con un caffè davanti "lo so, è lo stesso per me, in più Daniel è giù di morale per come parte" dico io a bassa voce, per evitare chiacchericci indesiderati riguardanti il mio ragazzo "immagino... anche Max non è molto contento" dice lei scrollando le spalle "ma lui non è mai contento quando si parla di formula 1" dice lei facendomi ridere "beh penso che sia una qualità necessaria per essere un pilota, non accontentarsi mai, cercare sempre di più" dico io con un po' di amaro in bocca sapendo che questo, molte volte, non portava neanche a belle cose "si Jos, ma vanno a 300km/h, cosa devono cercare più di quello che già fanno?! Finiranno per uccidersi" dice la mia amica velocemente sbuffando e dando voce ai miei pensieri, finendo poi il caffè tutto in un sorso, facendomi annuire, con ancora più preoccupazione addosso. 

Diverse ore dopo mi ritrovo nel Box Renault di Daniel, ed ormai mancava poco meno di un'ora all'inizio della gara. Daniel esce dal suo stanzino, dove si stava allenando con Michael, e viene verso di me facendo un sorriso "devo andare, qualche giro di ricognizione, poi ci sarà l'inno e poi partiamo" dice lui poggiando una mano sul mio fianco e guardandomi negli occhi. Annuisco per poi poggiare la fronte contro la sua "ti amo, sarò sempre fiera di te, sempre" sussurro guardandolo negli occhi mentre il suo sguardo si addolcisce e mi lascia un bacio a fior di labbra, prima di essere richiamato e andare verso la macchina "ah Daniel!" urlo nella sua direzione e lui si gira verso di me, fermandosi un attimo, "vai piano" dico poi facendolo scoppiare a ridere, lo vedo rasserenarsi, e il mio cuore si alleggerisce per un attimo prima di ritornare a correre negli attimi che precedono lo spegnersi dei semafori, e quando le grida si alzano all'interno del box il mio cuore si ferma per un attimo. 
Daniel già in partenza aveva distrutto l'ala, per cui era stato costretto a fermarsi ai box per cambiarla. In radio non parlava, non diceva niente, ed era un chiaro segno di quanto fosse arrabbiato, deluso e triste. 
I giri passavano e arrivati al trentesimo, poco più di metà gara, Daniel è costretto a fermarsi per problemi tecnici "mi dispiace ragazzi" pronuncia solo questa frase in radio appena si ferma. 
Quando rientra ai box ha sempre il casco in testa e si dirige a passo svelto verso il suo stanzino. Rimango interdetta su cosa fare per qualche attimo, fin quando Michael non mi lancia un' occhiata indicandomi la porta dove Daniel era appena entrato, come ad incoraggiarmi ad andare. 

Appena entro trovo Daniel di spalle con le mani appoggiate al lettino e il casco accanto ad esse, con la testa rivolta verso il basso. Mi avvicino a lui di soppiatto per poi poggiare una mano sulla sua spalla, facendogli fare un piccolo salto spaventato, per poi finalmente girarsi e incontrare il mio sguardo, con i suoi occhi già gonfi di lacrime. Non resiste un attimo di più prima di abbracciarmi e infilare il viso nel mio collo, lasciandosi andare ad un pianto "ho sbagliato tutto" dice solamente mentre accarezzo delicatamente la sua schiena, cercando di farlo calmare "non hai sbagliato niente tu, ci sono stati problemi tecnici e basta" sussurro mantenendo saldo il nostro abbraccio "dovevo restare in red bull" dice poi tirando su con il naso "per fare cosa? Litigare costantemente con Horner per come venivi trattato?" domando con ovvietà, ripescando ciò che mi aveva confidato mesi prima quando aveva preso la decisione di cambiare team, passando una mano tra i suoi capelli, leggermente sudati "almeno potevo lottare per diventare qualcuno" ammette poi staccandosi dall'abbraccio e sedendosi sul lettino, facendomi posto accanto a lui "tu sei già qualcuno, sei Daniel Ricciardo, il mondo ti ama, il mondo sa che grande pilota sei" inizio io posando una mano sulla sua coscia "arriverà il tuo momento Daniel e sarà ancora più bello, perchè te lo sarai sudato veramente " dico io cercando il suo sguardo, che non tarda ad arrivare "non ho voglia di fare le interviste" dice poi abbandonandosi con la schiena contro il muro adiacente al lettino "devi e dovrai anche mostrare il tuo sorriso, devi mostrare che sei qui per lottare, che non ti farai buttare giù da una sconfitta" dico io osservandolo mentre chiude gli occhi e si passa le mani sulla faccia "fatti una doccia amore, fai le interviste e poi ce ne torniamo in hotel" dico io cercando di spronarlo "e poi chissà quando ti rivedrò" dice lui continuando a tenere le mani sulla faccia "ci penseremo domani" dico solamente, cercando di evitare anche quel pensiero. 

Alla fine stare insieme era anche questo, supportarsi nel bene e nel male e dare la forza all'altro quando era necessario

Faithfully | Daniel RicciardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora