3. non è educato girare per casa senza maglietta

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Mi sveglio con calma, aprendo prima un occhio e poi l'altro e stiracchiandomi come si deve nel letto a due piazze che ho fatto comprare al Freezer qualche anno fa

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Mi sveglio con calma, aprendo prima un occhio e poi l'altro e stiracchiandomi come si deve nel letto a due piazze che ho fatto comprare al Freezer qualche anno fa.
Come ogni anno mi sono ripresa la mia camera: la mansarda della villona di nonna.
Dario ci ha provato a fregarmela, ma sa benissimo che sta giocando con qualcuno più bravo di lui.
Ammetto che il suo sguardo infuocato di ieri mi ha fatto pensare, ma alla fine sono giunta alla conclusione che nom ho nulla da temere: conosco Dario come il palmo della mia mano, so ogni suo punto debole e so benissimo dove andare a colpire.
Se vuole litigare, io sono pronta.

Rimarrei ancora a letto, a crogiolarmi nei miei pensieri di vendetta contro alla metà degli abitanti di questa casa, se non fosse che sento qualcuno bussare prepotentemente alla porta.
"Avanti." Borbotto nascondendomi sotto al piumone e quando sento il materasso cedere sotto al peso di qualcuno capisco che si tratta di mio padre.
Papà sa che non mi piace Rivalago, quindi cerca sempre di tenere un occhio aperto su di me per controllare che io stia bene.
Ci prova, almeno questo glielo devo riconoscere, anche se manca del tatto che contraddistingue mamma.

"Buongiorno." Papà sorride già di prima mattina e io alzo lo sguardo per guardare l'ora sull'orologio appeso al muro: le dieci.
So che papà ha qualcosa di importante da dirmi, si sta strofinando le mani ed è in imbarazzo, come quella volta in cui a dieci anni gli ho chiesto cosa fosse un'erezione.
Non chiedetelo mai ai vostri padri, ve lo consiglio.

"Spara." Dico a papà e lui espira profondamente.
Io assomiglio tanto a mamma, stessi capelli neri e occhi scuri (evito di dire color cioccolato da quando Alberto ha iniziato a correggermi dicendo che non sono cioccolato ma merda, così ci ho rinunciato, e poi mi dicono tutti che le mie iridi sembrano quasi nere) ma il carattere è ormai diceria comune essere convinti che io l'abbia preso da papà.
Mamma è spigliata, arguta e soprattutto imponente, un po' come Mattia, io invece sono goffa, dotata di fin troppo sarcasmo e con tanta voglia di fare il contrario di ciò che mi si chiede di fare: un po' come papà.
Alberto non so da chi abbia preso, visto che è un cretino patentato.

"So che questa convivenza non ti piace."
Oh, bene.
Togliendo i miei pensieri sullo sguardo di Dario, non ho realizzato che spenderò passare tre mesi sotto allo stesso tetto con i Gori perché ho passato il pomeriggio di ieri in camera mia a guardare La casa di carta, ignorando tutti quanti e scendendo solo per la cena e per acciuffare qualche dolcetto dalla dispensa di nonna.
Lo sanno tutti che non mi devono infastidire il primo giorno che arrivo qui perché ho bisogno di tempo.
Lo sanno tutti compreso Dario, che però ha deciso di salire e scendere le scale della mansarda, correndo, per tre volte, ieri pomeriggio.
Ovviamente, l'ho ignorato, ma la sua presenza mi ha portato a creare piani malvagi per rompergli i coglioni.

"No che non mi piace, però la vecchiac- la nonna, ha deciso così quindi non è che possa farci molto."
Dico sbadigliando, e papà annuisce.
"C'è anche un'altra novità che mi ha scosso abbastanza, ma non te la posso dire ora."
Con questa notizia bomba papà si alza dal letto, lasciandomi incredula. Lo vedo inciampare sull'aria prima di andarsene e poi mi ributto sul letto.
Questa vacanza sta già partendo male.

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