26. magari le dice di no e matrimoni in casa Balti

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Il giorno antecedente ad un evento importante porta sempre ansia.
Un po' come il giorno prima di una gita, di un'esame, il giorno prima di Natale o del tuo compleanno.
La cruda verità è che ognuno di questi giorni porta con sé aspettative grandi e pompate dall'immaginazione, e capita, sempre più spesso, di rimanere delusi da codeste aspettative. Chi te lo garantisce che il tuo compleanno sarà magnifico, o che il tuo esame andrà bene come speri?
Non c'è nulla che ti dica: andrà come tu vuoi che vada, ed è per questo che c'è la costante presenza di una nuvola grigia sopra la nostra testa, che al posto di mandare fulmini e tuoni manda pensieri negativi nella nostra mente.

Chi dice di non aver mai provato una sensazione del genere mente, e io, avendo provato il tutto in prima persona posso confermare quello che ho appena detto.
E in questo esatto momento, se solo non fosse troppo presa da una crisi di nervi, probabilmente anche zia Giuditta sarebbe d'accordo con me.

"E se mi dice di no? Se Don Roberto gli dice puoi baciare la sposa e lui non lo fa perché mi trova brutta?" Si lagna zia Giuditta, in pigiama, con quindici fazzoletti sporchi attorno a lei.
Mamma e Ines cercano di consolarla come meglio possono, assieme alle damigelle d'onore della zia, le sue migliori amiche, che sono venute apposta per passare la serata con lei.
Io la guardo leggermente scettica.
Mamma dice che sono troppo piccola per capire le pippe mentali di mia zia, e forse è anche meglio così, visto che zia Giuditta sembra Bridget Jones nei suoi giorni peggiori, in questo momento.

"Se ti ha chiesto di sposarlo è perché evidentemente non ti trova brutta." Esordisce papà, da bravo fratello maggiore.
Quando se ne esce con queste frasi capisco da chi abbia preso Alberto col suo tatto così animalesco.
"Ma tu che cazzo ne sai!" Urla zia Giuditta in risposta, lanciando un fazzoletto sporco contro a mio padre che, disgustato, si lamenta di avere i germi della zia addosso.

"Andrà tutto bene, il matrimonio è una cosa bella." Dice Ines accarezzandole la schiena, ma zia Giuditta scoppia a piangere ancora più forte.
Sento Enea schiarirsi la gola, probabilmente perché come tutti i presenti in questa stanza vorrebbe tanto dire a sua madre che lei non è la più adatta per parlare di matrimonio.

Io mi limito a sospirare, per poi decidere di alzarmi dalla mia postazione preferita - ovvero la poltrona del salotto - e nascondermi in camera mia per il resto della serata. Domani sarà una giornata caotica e piena di festeggiamenti che io vorrei solo evitare.
Il matrimonio di zia Giuditta e di Riccardo Borghi (il farmacista) è stato fissato per il ventotto agosto.
In poche parole: domani.
Il che significa che il ventinove partirò, che il trenta dovrò fare l'esame del debito di greco che sicuramente non passerò e che non vedrò più Rivalago almeno fino a Natale.

Non dovrò più sorbirmi gli scleri del Freezer, i canti dei galli del contadino di Giorgio, le litigate di Ines e Giulio...nulla.
E non vedrai più Dario, pensa il mio subconscio, ma tutte le mie idee vengono frenate da una mano fredda come il ghiaccio che si attorciglia attorno al mio polso.
Non faccio nemmeno in tempo a lamentarmi, perché il Freezer mi spiaccica dieci euro sul palmo e io la guardo confusa.
Okay, vado vestita in giro come una mezza barbona, ma non è che lo sia davvero.

"Scusa?" Chiedo alla mia cara vecchia nonnina, che sbuffa come una stufa a vapore.
"Prendi Dario e vai a comprare una vaschetta di gelato al cioccolato per tua zia."
"Perché dovrei andarci con Dario?"
"Perché quel ragazzo ha bisogno di uscire di casa ogni tanto, muovetevi."

Continuo a guardare confusa mia nonna, ma lei decide di spingermi fuori dal salotto e mandarmi in cucina, dove trovo Dario seduto a tavola col cellulare tra le mani.
Lo osservo nella penombra, con la luce del cellulare che crea una serie di ombre, proiettate tutte sul suo viso, che vanno ad evidenziargli gli zigomi prominenti e il naso che è sempre stato un po' storto dopo che se l'è rotto cadendo dalle scale.
"Ciao." Gli dico, con una voce così calma e dolce che mi viene voglia di tirarmi una padella in testa.
Lui alza gli occhi dal cellulare, e un mezzo sorriso gli si dipinge sul volto.

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