14. milano e tu hai bisogno di aiuto

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ascoltate 8 miliardi di persone di Frah Quintale mentre leggete la prima parte del capitolo ;)

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ascoltate 8 miliardi di persone di Frah Quintale mentre leggete la prima parte del capitolo ;)

Io e papà dobbiamo partire alle otto del mattino (il che mi ha completamente distrutto visto che solitamente non mi alzo prima delle undici) e stanno ancora tutti dormendo tranne per la vecchia.

Il Freezer infatti ci ha guardato mentre caricavamo in macchina il mio borsone e a braccia incrociate aspettava che la salutassimo come se io stessi partendo per la guerra e non per i maledetti corsi di recupero.
"Stai attento." Il Freezer ammonisce papà, puntandogli un dito contro, intimandogli di fare attenzione sulla strada.
Io alzo le sopracciglia ma non dico niente, troppo assonnata per formulare un pensiero di senso compiuto.

"E tu studia." Ribadisce la vecchia, rivolta a me. Grazie al cazzo vorrei risponderle, ma papà mi lancia uno sguardo che mi intima di non iniziare una litigata, così mi mordo la lingua, per una volta.
"Ci proverò." La vecchia alza gli occhi al cielo e papà lancia uno sguardo torvo pure a lei, che però gli risponde con un sopracciglio alzato.
Tutto questo è imbarazzante.

Salgo in macchina, occupando il sedile del passeggero e iniziando a guardare che playlist di spotify ho voglia di ascoltare.
Papà sta parlando ancora con la vecchia e ho l'impressione che ci metterà ancora un po'.
Faccio partire un daily mix a caso che contiene canzoni italiane, non prestando nemmeno attenzione a quella che premo.

Alzo la testa verso una finestra che conosco molto bene: quella della camera di Dario.

siamo così diversi, così distanti,
che non so più nemmeno chi ho davanti.

Rabbrividisco, perché ho ascoltato questa canzone mille volte, l'ho cantata altre duemila eppure solo ora sento un brivido nella schiena.
È otto miliardi di persone di Frah Quintale.
Non ascolto l'indie, non è il mio genere, ma questa canzone è così conosciuta che non si può non saperla a memoria.

puoi confondere anche gli altri sì ma non me,
che potrei scriverti a occhi chiusi come
il mio nome.

Continuo a guardare la sua finestra, come se non sapessi che sono le otto del mattino e che lui sta sicuramente dormendo, visto che prima delle due di notte non crolla.
Una parte di me vorrebbe distogliere lo sguardo, fare finta di nulla, l'altra vorrebbe invece andare da lui.
E magari tirargli anche un coppino.
Giusto per fargli capire che me ne sto andando e che lui non si è alzato per salutarmi.
E che questo mi irrita.

dove sei?
stavo cercando di vederti in mezzo a tutta questa folla,
lo riconoscerei il tuo nome,
tra quasi otto miliardi di persone

"Dario?"
Mi tolgo una cuffia dall'orecchio, mentre l'altra sta ancora lasciando andare le note della canzone di Frah Quintale e per poco non mi cade il cellulare dalle mani.
Li vedo dal finestrino, il Freezer, papà e Dario.
Quest'ultimo è chiaramente assonnato, ha indosso una felpa bianca perché evidentemente ha freddo e i capelli sono completamente spettinati.
Fortunatamente sono abbastanza vicina da poter sentire tutto quello che stanno per dirsi.
Tolgo anche l'altra cuffietta, e contro ogni mio sano principio di distacco totale da quello che mi piaceva chiamare il mio nemico, abbandono il cellulare sul sedile ed esco dalla macchina.

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