21. amore è la risposta e lo conosci da quando era uno spermatozoo

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Correre non è mai stato il mio forte, come ogni altro sport che non fosse la pallavolo, però mi ritrovo a volare sui miei piedi, con il vento che mi taglia le orecchie e gli sguardi confusi degli altri ragazzi dell'oratorio

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Correre non è mai stato il mio forte, come ogni altro sport che non fosse la pallavolo, però mi ritrovo a volare sui miei piedi, con il vento che mi taglia le orecchie e gli sguardi confusi degli altri ragazzi dell'oratorio.
Ignoro tutto e tutti, persino quella faccia di merda di Vittorio, che tenta di bloccare la mia corsa.

O meglio, riesce effettivamente a farlo, perché mi prende per un polso e mi tira indietro fino a quando la mia schiena non va a sbattere contro il suo petto.
Prima ancora che io me ne renda conto nella mia testa si ripete la stessa scena che sto vivendo con Vittorio, ma al suo posto c'è un altro ragazzo: quello da cui dovrei andare ora.
È successo quando lui ha proposto la pace, dice il mio cervello, e mi ricordo perfettamente ogni dettaglio di quel momento.

Improvvisamente riaffiorano le parole di Clarissa, e mi rendo conto di essere attaccata all'idiota che l'ha abbandonata nel momento in cui aveva più bisogno di lui.
Cerco di staccarmi, ma Vittorio mi tiene salda.
Stupido coglione.

"Cosa sta succedendo?" Ringhia nel mio orecchio e tutto ciò che ottiene è una gomitata dritta dritta nelle costole. La mia mossa gli fa allentare la presa e io mi allontano di qualche passo, mentre in sottofondo si sentono gli schiamazzi dei bambini dell'oratorio, rotti dalle proteste di Vittorio e dal rumore delle mie scarpe sullo sterrato.

Quando finisce di lamentarsi mi avvicino a lui, mentre nella mia testa continua a ripetersi il discorso di Clarissa, i suoi occhi colmi di lacrime e il suo ultimo avvertimento.
Stai attenta, perché c'è la possibilità che si voglia avvicinare a te solo per arrivare a me, mi aveva detto Clarissa e io, in questo momento, le credo più che mai.

"Vuoi ancora uscire con me?" Chiedo a Vittorio, cercando di perfezionare nella mia mente quello che sto per dirgli.
Lui mi guarda, furioso, e mi basta cogliere quell'attimo in cui il suo sguardo vacilla per capire cosa fare.
"Sì-"
"Non ti sei mai fatto sentire."
"Nemmeno tu, se è per questo."
"Avevo cose più importanti da fare."
"Farti Dario lontano dagli occhi di tua nonna?"

Tutto ciò che si sente in seguito è il lamento straziante di Vittorio.
Lo vedo piegarsi in due, gli occhi azzurri spalancati e forse anche un po' sorpresi dal mio gesto.
Non sono manesca, lo sono stata solo quando Dario mi provocava, ma solitamente non alzo mai le mani, se non in casi particolari, e per casi particolari intendo quando un cretino mi fa girare i coglioni.
Vittorio è un cretino e mi ha appena fatto girare i coglioni.

Mi piego sulle ginocchia, per poi prendere il mento di Vittorio tra le dita. Lui, ovviamente, scaccia via la mia mano, probabilmente perché gli ho appena tirato un pugno nello stomaco che tra qualche secondo gli farà rigettare la cena di ieri sera.

"Stupido Vittorio. Clarissa mi ha detto tutto e mi ha parlato anche della tua lettera. Non mi importa cosa ci fosse scritto, lei può averti perdonato, ma io no. Stai lontano da me e soprattutto dai Gori, perché Enea e Dario non aspettano altro che la possibilità di prenderti a pugni fino a quando non svieni."
Quando finisco di parlare io e Vittorio ci alziamo contemporaneamente, lui tenendosi una mano sullo stomaco, come se gli avessi strappato gli organi.
Che drama queen.

Ciò che muove l'universo [1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora