15. una sola possibilità e atti di ribellione

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Dario

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Dario

Alle dieci del mattino, Chiara Sava è fuori dalla porta di quella che è la villa di Rossella Balti.
Alle dieci e zero uno io sono qui, ad aprirle la porta.

"Ciao!" Esclama felice, la maglietta gialla dell'oratorio improvvisato di Don Roberto sottobraccio e un sorriso sul volto.
Io l'ho mollato, l'oratorio, ho scritto a Don Roberto e gli ho detto di dare il mio posto a qualcuno, tanto a me non fregava nulla.
Don Roberto però mi ha educatamente mandato a cagare e mi ha detto di riportare il mio culo in oratorio al più presto possibile.
Cosa che farò oggi.
E ci andrò accompagnato da Chiara.
Dio bono.

"Oh cristo." Borbotta Enea dal salotto, che osserva Chiara come se fosse qualche sorta di alieno con quattro braccia.
Peccato che Enea non si renda conto che è lui ad essere l'alieno con quattro braccia.
"Enea!" Risponde Chiara, felice come una Pasqua.

Enea mi guarda, gli occhi giallognoli confusi, a chiedersi una sola cosa: e questa che cazzo ci fa qua?
"Chiara!" Mio fratello mi affianca sull'ingresso della villa dei Balti, un sorriso a trentadue denti finto come lo schifo e uno sguardo quasi accogliente.
Bastardo, gli viene sempre così facile fingere e far credere alle persone di essere gentile.

"Infame." Sussurro sottovoce e infatti mi arriva un pugno proprio in mezzo alla schiena.
Mi trattengo dal ridere mentre Chiara si lancia contro Enea per abbracciarlo.
Enea e abbraccio non stanno nella stessa frase. Mai.

Guardo mio fratello, la sua espressione ora è sbalordita, confusa e persino schifata.
Dopo diciotto anni passati a decifrarlo ho imparato il significato di ogni singolo movimento dei suoi occhi.
E i suoi occhi ora sono bloccati su un punto che supera la mia testa (Enea è più alto di me, 'sto stronzo) e la bocca è mezza aperta.

"È tanto che non-"
Inizia Chiara, stringendo mio fratello più forte, o almeno così sembra, visto che non scorgo altro se non i suoi capelli biondi.
"Sì sì, anche io sono felice di vederti."
Appoggiando le sue mani sulla spalle di Chiara, Enea se la scrolla di dosso, brontolando qualche parola di cortesia per non incappare in qualche guerra tra compaesani.
In tutto questo io me la ghigno.

Chiara nemmeno si lamenta, anzi ridacchia e io posso giurare di sentire i denti di Enea stridere gli uni contro gli altri.
Lui odia la gente che ridacchia, o che fa cose che servono solo per evitare silenzi imbarazzanti.
Ora che ci penso Enea odia le persone in generale, ma quella è un'altra storia.

"Allora, mi fate entrare?"
Il mio sguardo torna su Chiara, che stava ispezionando la mia maglietta come se avesse i raggi x al posto degli occhi e potesse vederci attraverso.
"Certo." Le rispondo, scostandomi dalla porta e facendola passare.
Vengo colpito da un'ondata di profumo mentre lei avanza sui suoi trampoli (non so nulla di tacchi, ma questi sono decisamente alti) e una cascata di capelli biondi per poco non mi finisce in faccia.

Ciò che muove l'universo [1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora