4. l'unica cosa che ti dirò sarà "te l'avevo detto"

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La villa di nonna è grande, più o meno accogliente e assai luminosa

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La villa di nonna è grande, più o meno accogliente e assai luminosa.
L'unica pecca che trovo in questa abitazione vintage sono i muri di cartapesta.
Sento ogni singola parola provenire dal salotto, nonostante ci sia un muro che sembra essere più o meno spesso e giuro che sto cercando di ignorare ciò che sto ascoltando con ogni fibra del mio essere.

"È così carino, Giuditta, così carino."
Clarissa, una dei due gemelli Gori, è intenta a parlare a mia zia di chissà quale nuova celebrità di cui si è invaghita e il fatto che mia zia per una volta non stia commentando gli addominali della suddetta celebrità mi lascia basita.
Zia Giuditta è, come si dice volgarmente, zitella. È una parola che lei odia, e chiunque gliela affibi deve essere pronto a sorbirsi una lavata di capo in pieno stile Giuditta Balti.
Proprio perché è single da tantissimo tempo, zia Giuditta è sempre sul pezzo per quanto riguarda le stelle del cinema e i loro bei faccini, eppure questa volta è muta come un pesce.

Continuando ad ignorare i loro discorsi, afferro due cucchiai, la scatola di gelato al caramello che ho sgraffignato dal freezer del Freezer (mi merito applausi solo per questa mitica battuta) e apro la porta della cucina con un calcio. Lo ammetto, speravo che Dario fosse dietro a questa porta così da spaccargli la faccia, ma mi è andata male.

Io e Dario non ci parliamo dall'incidente dell'altro giorno e forse è meglio così, perché c'è aria di tensione tra lui e Giulio e per quanto io voglia che Dario si faccia del male non voglio peggiorare ancora di più la situazione.
Siamo nemici fino ad un certo punto.
Io non mi immischio nei suoi affari personali, lui non si impiccia nei miei.

Cerco di passare inosservata quando attraverso la sala, ma evidentemente non sono così scaltra come mi piace credere di essere.
"Ciao Ninetta." Mi blocco, osservando mia zia che mi saluta con un cenno della mano.
È bella mia zia, ed è forse l'unica persona qui a Rivalago che non mi odia così tanto.
"Ciao zietta." Dico facendole l'occhiolino e saltellando fuori dalla villa, ignorando il suo cenno di disapprovazione.
Sento la risata di Clarissa, ma nemmeno ci faccio caso, troppo intenta a scappare via dai loro discorsi che non mi interessano minimamente.

Esco di casa e mi fermo sulla soglia, chiudendo gli occhi e beandomi della leggera brezza estiva che passa attraverso la mia maglietta bianca oversize. Sento l'aria bruciarmi la pelle e per un attimo sorrido. Solo per un attimo però, perché il grido di Mattia mi frantuma i timpani e mi riporta alla realtà.

"Allora, 'sto gelato?" Alzo gli occhi al cielo, dirigendomi verso le altalene che papà ha costruito quando eravamo piccoli.
È un posto speciale per tutti quanti, questo.
Ho mille ricordi qui, sia belli che brutti e nonostante io abbia diciassette anni suonati e l'altalena sia ormai piccola per me vengo qui quasi giornalmente, dondolandomi come se avessi ancora tre anni.

"Fracassa coglioni." Dico a Mattia, lanciandogli il cucchiaio che afferra senza nemmeno alzare gli occhi dal Nintendo. A quanto pare tutti i talenti della mia famiglia hanno slittato me e Alberto e sono passati direttamente a Mattia.
Non che la cosa mi sorprenda, Alberto è conosciuto per essere uno stupido idiota, mentre io sono semplicemente imbranata.

Ciò che muove l'universo [1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora