18. farmacista vs freezer e se hai bisogno di aiuto col vestito chiamalo

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Glielo dico? No, non glielo dico

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Glielo dico?
No, non glielo dico.
Ma sì che glielo dico, cazzo!

La mia camera a Rivalago mi è mancata, eccome se mi è mancata. Ora che ci penso, è qui che ho fatto i sogni più strambi e i pensieri più confusi della mia vita.
Ed è qui che sto cercando di capire che cosa devo fare in questo momento.
Quando ho letto cosa c'era scritto sui fogli di mamma dire che sono rimasta scioccata è dire poco.
Sono rimasta completamente sconvolta.
Tutto ciò che mi è passato per la testa riguardava Dario.
Lui le sa quelle cose?
E se non le sa, come faccio a dirgliele?

Dio Santo, perché sono una cazzo di ficcanaso?
Mi copro la faccia col cuscino, quasi sperando che il mio letto possa inghiottirmi per sempre.
Sarebbe bello sparire nel materasso, sarebbe un luogo morbido e ovattato, dove nessuno potrebbe rompermi i coglioni.

Parlando di gente che rompe i coglioni, c'è qualcuno che ha appena bussato alla mia porta con la forza di un uragano.

"Ma buttala giù sta porta, già che ci sei!" Sbraito, ma mi pento subito di ciò che ho detto dopo che quel qualcuno che stava per distruggermi la porta mi risponde.
"L'ho pagata io questa porta, quindi posso farci quello che voglio. Alza le tue chiappe pigre e vieni a far colazione col resto della famiglia, tua zia è tornata a casa."
Mi alzo subito dal letto, cercando di ignorare il complimento che il Freezer ha fatto alle mie chiappe e corro ad aprire la porta, trovandomi di fronte lo sguardo gelido della vecchia.

Nonna, seppur sia una stronza, ha sempre avuto stile. Certo, è uno stile elegante, da pensionata ricca a cui piace essere in competizione con le amiche sul nuovo modello di Louis Vuitton o che cazzo ne so, ma è comunque un gran bello stile.
Oggi la vipera indossa una gonna lunga rosa e una camicetta bianca che la rende molto in mood estivo. Evito di dirle che il rossetto rosa pallido che indossa evidenzia i capelli bianchi e in un impeto di felicità la abbraccio.

Sì, abbraccio mia nonna.
Volontariamente.
Per la prima volta nella mia vita.
"Zia Giuditta è a casa!" Dico saltellando tra le braccia del Freezer, che sorpresa del mio gesto quasi quanto me, mi lascia delle pacche imbarazzate sulla schiena.
"Sì, è a casa, e tu dovresti tagliarti i capelli: hai le doppie punte."
Mi stacco subito da lei.
Questa vecchia megera deve sempre rovinare tutto.
"Ti stavo abbracciando!"
"Sì, l'ho notato."
"Ti stavo mostrando affetto per la prima volta nella mia vita e tu mi dici che ho le doppie punte?"
Il Freezer mi lancia il suo solito sguardo glaciale, al quale io rispondo con una smorfia, come faccio sempre.
È sempre guerra tra me e la mummia.
"L'aspetto è sempre importante, nipote. Ormai ci ho rinunciato a farti vestire decentemente, però almeno i capelli curateli. E ora vai a prepararti che stiamo aspettando solo te!"
Con quell'ultima frase il Freezer mi spinge dentro la mia camera, obbligandomi a prepararmi e affrontare il mio mondo completamente incasinato.

Dieci minuti dopo sto scendendo le scale con indosso un paio di pantaloncini di jeans e una canotta attillata con su scritto let me be.
È una maglietta vecchia, che ho preso tanti anni fa in un negozio da quattro soldi, ma mi piace per la frase che c'è scritta sopra.
È molto motivazionale, una specie di mantra che alla fine io non seguo mai, ma che mi piace far finta di seguire.

Ciò che muove l'universo [1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora