Capitolo 4

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Mi giro. È Pablo. Il sole gli ha schiarito i capelli biondi, e mostra un sorriso così ampio che sembra occupargli tutto il viso. Magari avessi uno specchio per controllare il trucco. Nonostante, sono sicura che a Pablo non importerebbe, o si? Mi metto a correre e gli do il più forte degli abbracci.

Lui mi stringe con fermezza, mi bacia con dolcezza sulle labbra e si allontana per chiedermi di nuovo.

-Chi è morto?

-Nessuno. - rispondo – Dimentica, dimentica tutto quello che non abbia a che fare con me.

-E' facile farlo quando sei così bona. - dice e mi bacia di nuovo – Mi dispiace non averti chiamato. È stato una rottura di coglioni, dovevo disfare le valigie e tutto il resto.

Gli sorrido e mi rallegro che la distanza che ci ha separati durante l'estate non abbia influito nella nostra relazione. Sembra che il mondo non finirà, almeno non per il momento.

Pablo mi circonda le spalle con il braccio quando si aprono le porte dell'istituto, Peter ed i suoi amici si fanno strada a spintoni come se fossero lì per rapinare il centro.

-Perché si danno fastidio nel venire a lezione? - mormora Pablo sufficientemente basso perché nessuno possa ascoltare il commento – In ogni modo la maggioranza abbandonerà il liceo prima che finisca l'anno.

Il mio sguardo incrocia brevemente quello di Peter, ed un brivido mi ricorre la schiena.

-Questa mattina quasi mi scontro con la moto di Peter Lanzani. - Racconto a Pablo quando Peter scompare per il corridoio.

-Magari lo avessi fatto.

-Pablo!!! - Lo rimprovero.

-Almeno avresti dato un po' d'azione al primo giorno di lezione. Questo liceo è una fottuta noia.

Noia? Ho quasi un incidente, una ragazza della zona sud mi ha mandato a fanculo e sono stata molestata da un pericoloso ragazzo di gang alle porte del liceo. Se questo è un anticipo di quello che mi aspetta il resto dell'anno, il liceo sarà tutto meno che noioso.

Peter

Sapevo che in qualunque momento dell'anno sarei finito nell'ufficio del nuovo direttore del liceo, ma non mi aspettavo che succedesse il primo giorno di lezioni.

Avevo sentito che la inflessibile personalità che il direttore Vazquez dimostrò nel liceo Milwauke gli aveva fatto vincere il posto di Fairfield.

Qualcuno deve avermi indicato come il capo perché è il mio sedere quello che sta seduto qui al posto di un altro Latino Blood. Quindi sono qui, e posso percepire che il direttore mi sta tallonando, chiedendosi come reagirò alle sue minacce.

-... E quest'anno abbiamo rafforzato la sicurezza contrattando altre due guardie, e sono completamente armate Juan Pedro.

Mi guarda fisso, cercando di spaventarmi. Si, d'accordo. Proprio ora potrei dirgli che anche se lui è latino, non ha nemmeno idea di come funzionino le cose nelle nostre strade. Si pianta davanti a me e mi dice:

-Ho promesso al sovrintendente così come al comitato, che mi sarei occupato di sdradicare la piaga di violenza che si è estesa per il liceo negli ultimi anni e non dubiterò nell'espellere chiunque non rispetti le regole del centro.

Non ho fatto nient'altro che divertirmi con la diva delle cheerleaders, e questo tipo già parla di espulsione.

È ovvio che Mariana Esposito è la colpevole del fatto che mi trovi qui. È evidente che l'idiota del ragazzo non finirebbe mai nell'ufficio di Vazquez. Nemmeno per il cazzo. Il collega è un giocatore di football idolatrato. Anche se avesse deciso di saltare le lezioni e gli venisse voglia di fare a pugni con gli altri, è probabile che Vazquez avrebbe continuato a baciargli il culo. Pablo Arrechavaleta non smette di provocarmi perché sa che ne esce sempre con ragione. Quando sto sul punto di prendere vendetta, trova il modo di scappare o uscire correndo verso dove sono i professori... Professori che non aspettano altro che il momento giusto per fottermi.

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