Capitolo 57

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-Hector... E' stato Hector. - man mano che assimilo la verità, un mix di terrore, commozione e dolore si estendono nel mio corpo come un fuoco incontrollabile. Mia madre mi lancia uno sguardo pieno di tristezza - Io volevo solo proteggervi, a te e ai tuoi fratelli. Questo è tutto. Tuo padre voleva andarsene dai Latinos Blood e lo hanno ucciso. Hector voleva che tu occupassi il suo posto. Mi ha minacciato. Juan, mi ha detto che se non entravi nella banda, tutta la famiglia sarebbe finita come tuo padre.

Non posso ascoltare altro. Hector ha organizzato tutto perché mi arrestassero, perché gli dovessi un favore. E ha organizzato anche il fatto dello scambio, ingannandomi perché credessi che fosse un passo in avanti quando, in realtà, era solo un passo verso la sua trappola. Probabilmente sospettava che, prima o poi, qualcuno mi avrebbe raccontato la verità.

Mi dirigo a tutta birra verso l'armadio. Mi è molto chiaro ciò che devo fare: affrontare l'assassino di mio padre.

La pistola è sparita.

-Hai ficcato il naso nel mio cassetto? - grugnisco verso Victorio prendendogli il colletto della maglietta quando lo trovo sul sofà del salotto.

-No, Peter. - risponde Victorio - Credimi! Nicolas è stato qui prima ed è entrato nella nostra stanza, ma ha detto che voleva solo prendere in prestito uno dei tuoi giubbotti.

Nicolas ha preso la mia pistola. Dovrei aver pensato. Ma come faceva Nicolas a sapere che non sarei arrivato a casa per sorprenderlo in flagrante.

Mariana.

Mariana mi ha trattenuto tutta la notte, di proposito. Mi ha chiesto di non arrabbiarmi con Nicolas. Entrambi stanno cercando di proteggermi, perché io sono stato troppo stupido e codardo da affrontare ciò che avevo davanti a me.

Le parole di Mariana quando è entrata in macchina adesso risuonano nelle mie orecchie. "Non arrabbiarti con Nicolas."

Torno nella stanza di mia madre.

-Se stanotte non torno, vai in Messico con Victorio e Stefano. - le dico.

-Ma, Juan...

Mi siedo sul bordo del letto.

-Mamma, Victorio e Stefano sono in pericolo. Salvali da questo destino. Per favore.

-Peter, non parlare così. Tuo padre parlava così.

"Io sono come papà", vorrei dirle. Ho commesso gli stessi errori, ma non lascerò che ai miei fratelli succeda la stessa cosa.

-Promettimelo. Ho bisogno di sentirtelo dire. Ti parlo sul serio.

Le lacrime le scendono sulle guance. Mi bacia e mi abbraccia con forza.

-Andiamo, mamma, dillo. Di' che se non torno te ne andrai con i miei fratelli in Messico e lascerai tutto questo indietro. - le dico guardandola negli occhi e prendendola con forza per le spalle.

-Te lo prometto... Te lo prometto.

Monto in moto e chiamo Gary Frankel, uno dei tizi che ho conosciuto in carcere il giorno in cui sono stato rinchiuso per colpa di Hector. E' uno yankee con i soldi, figlio di una prestigiosa avvocatessa della zona. Non ho mai pensato che potesse arrivare il giorno in cui avrebbe chiamato qualcuno come lui per chiedere un consiglio. E insiste che faccia qualcosa che non ho mai pensato che succedesse: chiamare la polizia ed informarli di ciò che sta succedendo.

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