Capitolo 21

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Un altro dei ragazzi si avvicina a me.

Non sai che questa zona della spiaggia è solo per quelli del Sud? - mi chiede avvicinandosi di più – O forse sei stata attratta dal dolore della carne scura. Sai cosa dicono, bambina? Che la carne scura è la più succosa.

-Lasciami in pace. - mormoro come riesco.

-Credi di essere troppo buona per un tipo come me? - insiste lo sconosciuto che già mi ha presa e mi scruta con gli occhi pieni di rabbia. La musica smette di suonare. Vacillo all'indietro. Non sono sufficientemente ubriaca per non rendermi conto di come è diventata pericolosa la situazione.

-Javier, lasciala. - interviene Peter a bassa voce. È un ordine.

Peter sta accarezzando la spalla di Belen, e le sue labbra sono a scarsi centimetri dalla sua pelle. Vacillo. Questo è un incubo dal quale ho bisogno di scappare e velocemente.

Inizio a correre, le risate dei membri della gang mi risuonano nelle orecchie. Non riesco a fuggire abbastanza velocemente, ho l'impressione di essere in un sogno dove i miei piedi si muovono senza riuscire a dare un passo.

-Mariana, aspetta! - chiama una voce dietro di me.

Mi giro e mi trovo faccia a faccia con il ragazzo che mi perseguita nei sogni... tanto in quelli ad occhi aperti come quando dormo.

Peter.

Il ragazzo che odio.

Il ragazzo che non riesco ad allontanare dai miei pensieri, non importa quanto ubriaca io sia.

-Non far caso a Javier. A volte si lascia andare e cerca di fare il figo. - dice Peter. Rimango stupita quando lo vedo avvicinarsi per asciugarmi una lacrima dalla guancia – Non piangere. Non permetterei mai che ti facessero del male.

Dovrei dirgli che non ho paura che mi facciano del male? Mi piace non essere capace di controllare ciò che dico. Anche se non ho corso molto, è stato abbastanza per allontanarmi dagli amici di Peter.

Non possono vedermi né sentirmi.

-Perché ti piace Belen? - gli chiedo prima che tutto inizi a girare intorno a me. Cado sulla sabbia – E' cattiva.

Si offre di aiutarmi ad alzarmi, ma mi spavento, e lui si mette le mani in tasca.

-E, in ogni modo, a te cosa importa? Mi hai piantato in asso.

-Avevo delle cose da fare.

-Come lavarti i capelli e farti la manicure?

Più che altro perché mia sorella mi ha strappato una ciocca di capelli e mia madre mi ha dato la colpa. Gli punto il dito nel petto e gli dico.

-Sei un coglione.

-E tu una stupida. - dice – Una stupida con un sorriso affascinante e degli occhi che possono far perdere la testa a qualunque ragazzo.

Fa una smorfia mentre le parole escono dalla sua bocca, come se volesse ingoiarsele.

Aspettavo che dicesse un sacco di cose, ma non questo. Specialmente questo. Guardo i suoi occhi iniettati di sangue.

-Sei drogato, Peter.

-Si, allora, nemmeno tu sembri essere molto sobria. Forse è il momento perfetto per darmi quel bacio che mi devi.

-Per niente.

-Perché no? Temi che ti piaccia così tanto da dimenticare il tuo ragazzo?

Baciare Peter? Mai. Anche se è qualcosa che mi è passato per la testa. Molte volte. Più di quanto avrei mai voluto. Le sue labbra sono spesse e tentatrici. Oddio, ha ragione. Sono ubriaca. E, definitivamente, non sto bene. Mi è passato l'intorpidimento ed ho iniziato a delirare, perché sto pensando ad alcune cose alle quali non dovrei pensare. Come, per esempio, a quanto desidero sapere cosa si prova ad avere quelle labbra sulle mie.

-Va bene. Baciami, Peter. - dico, camminando in avanti e piegandomi su di lui – Allora saremo pari.

Mi prende per le braccia. È così. Bacerò Peter Lanzani e scoprirò cosa si prova. È pericoloso e si burla di me. Ma è anche sexy, misterioso e bellissimo. Stare così vicino a lui mi provoca una tale eccitazione che inizio a rabbrividire e mi gira la testa. Metto il dito nel passante della sua cinta per mantenere l'equilibrio. È come se fossimo saliti su una giostra.

-Tra poco vomiti. - dice.

-Che dici? Sto... godendomi la passeggiata.

-Non stiamo passeggiando.

-Ah. - dico, confusa. Lascio il passante e mi concentro sui miei piedi. Sempre che si alzino da soli, fluttuando sulla sabbia.

-Ho un po' di nausea, questo è tutto. Ma sto bene.

-Si, certo.

-Se la smettessi di muoverti, mi sentirei molto meglio.

-Non mi sto muovendo. Ed odio guastarti la festa, amica, ma sei sul punto di vomitare.

Ha ragione. Lo stomaco non smette di rivoltarsi. Mi tiene in piedi con la mano, mentre con l'altra mi raccoglie i capelli, allontanandolo dal mio viso mentre mi piego e... bene, questo. Non smetto di farlo, ed i suoni sono troppo schifosi, anche se sono troppo ubriaca perché mi importi.

Peter

Guardo il vomito che mi impiastriccia le scarpe. Mi è successo di peggio.

Lei si siede, quindi le lascio andare i capelli. Non ho potuto evitare di prenderglieli perché non le cadessero sul viso. Cerco di non pensare alla sensazione che mi ha provocato sentire i suoi capelli scivolare fra le mie dita come fili di seta.

La mia illusione di diventare un pirata e rapirla per portarla sulla mia barca torna a passarmi per la testa. Ma non sono un pirata, né lei la mia principessa prigioniera. Siamo solo due ragazzi che si odiano a vicenda. D'accordo, forse non la odio davvero.

Mi tolgo di testa la bandana e gliela do.

-Prendi, pulisciti la faccia con questo.

Mentre mi pulisco la scarpa nelle fredde acqua del lago Michigan, lei usa la bandana per premersi gli angoli delle labbra, come se fosse un tovagliolo di un ristorante di serie c.

Non so cosa dire o fare. Sono solo... con Mariana. Non sono abituato a rimanere da solo con bambine viziate le quali l'alcol rende sensibili, specialmente con una che mi sta tanto antipatica...

Ho due opzioni; o approfittarmi di lei e vincere la scommessa, il quale, considerando lo stato in cui è, sarebbe un'autentica porcata, o...

-Vado a cercare qualcuno che ti porti a casa. - dico prima che il mio cervello ubriaco pensi al milione di modi diversi di approfittarmi di lei stanotte. L'alcol mi ha alterato, e anche le droghe. E quando avrò relazioni con questa ragazza, voglio essere in possesso di tutte le mie facoltà.

Lei stringe le labbra, facendo il muso come un bambino.

-No. Non voglio andare a casa. Da qualsiasi parte ma non a casa.

Oh merda. In che casino mi sono messo.

Quando mi guarda, la luce della luna fa brillare le sue labbra come un gioiello unico e di valore.

-Pablo crede che tu mi piaccia, sai? Dice che discutiamo perché è il nostro modo di civettare.

-E' vero? - le chiedo, e trattengo il respiro per sentire la sua risposta. Per favore, per favore, fa che sia capace di ricordarla domani quando mi alzerò.


**Salve a tutti, spero che la storia vi stia piacendo.. domani pubblicherò 3 capitoli... fatemi sapere cosa ne pensate =D

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