Capitolo 66

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Finalmente, riesco a recuperare la voce.

-Peter? Cosa fai qui? - chiedo con un nodo alla gola.

Lui scrolla le spalle.

-Ho promesso a Laura la rivincita, vero?

Siamo faccia a faccia e una qualche forza invisibile non mi permette di allontanare lo sguardo da lui.

-Sei venuto fino in Colorado solo per giocare a dama con mia sorella?

-Be', non è l'unica ragione. Vado all'università del Colorado. Dopo essere uscito dai Latinos Blood, la signora Attias e il preside Vazquez mi hanno aiutato a diplomarmi. Ho venduto Julio. Sto lavorando nell'associazione degli studenti ed ho già un credito.

Peter? All'università? La sua camicia, perfettamente abbottonata ai polsi, nasconde la maggior parte dei tatuaggi dei Latinos Blood.

-Hai lasciato la banda? Pensavo che fosse troppo pericoloso, Peter. Hai detto che la gente che ci provava moriva.

-L'ho scampata per un pelo. Se non fosse stato per Gary Frankel, sicuramente non ci sarei riuscito...

-Gary Frankel? - il ragazzo più amichevole della scuola? Studio a lungo il suo viso e scopro una nuova cicatrice sopra l'occhio e altre con un aspetto molto brutto sull'orecchio e il collo - Oh Dio mio! Che ti hanno fatto?

Lui mi prende la mano e la posa sul suo petto. Il suo sguardo è intenso e oscuro come la prima volta che l'ho guardato, il primo giorno dell'ultimo anno di liceo, nel parcheggio.

-Ci ho messo tanto tempo a capire che dovevo mettere le cose a posto. Affrontare le mie decisioni. Affrontare la banda. Mi hanno colpito e marchiato come un vitello; pensavo che non ne sarei uscito vivo. Ma tutto questo non è stato niente in confronto al fatto di perderti. Se potessi ingoiare ogni parola che ti ho detto in ospedale, lo farei. Ho pensato che se ti allontanavo da me, ti avrei evitato di finire come mio padre o Nico. - alza lo sguardo e mi attraversa con i suoi occhi - Non ti allontanerò mai più dal mio fianco, Mariana. Mai. Te lo prometto.

Lo hanno colpito? Marcato? Sento la nausea e le lacrime cominciano ad accavallarsi nei miei occhi.

-Shh. - dice lui, circondandomi con le braccia e accarezzandomi la schiena - Non ti preoccupare. Sto bene. - sussurra più volte con voce strozzata.

Mi sento bene. Potrei rimanere fra le sue braccia per tutta la vita.

Peter appoggia la fronte sulla mia.

-Devi sapere una cosa. Ho accettato la scommessa perché in fondo sapevo che farmi prendere dalle emozioni mi avrebbe fatto del male. E stava per succedere. Sei stata l'unica ragazza che è riuscita a farmi rischiare tutto per un futuro che valeva la pena. - confessa, raddrizzandosi e facendo un passo indietro - Mi dispiace, Mariana, dimmi cosa vuoi e te lo darò. Se credi che sarai più felice senza di me, devi solo dirmelo. Ma se ancora mi ami, farò tutto ciò che è in mio potere perché questo... - dice, indicando i suoi vestiti - Come posso dimostrarti che sono cambiato?

-Anche io sono cambiata. - gli assicuro - Non sono più la bambina che ero prima, e mi dispiace, ma questi vestiti... non ti stanno per niente bene.

-E' quello che ti piace.

-Ti sbagli, Peter. Io amo te, non un'immagine idealizzata. In effetti, preferisco i jeans e la maglietta, è ciò che ti rende te stesso.

Peter abbassa lo sguardo per osservare il suo abito e scoppia a ridere.

-Hai ragione. - ammette, guardandomi di nuovo - Una volta hai detto di amarmi. Senti ancora la stessa cosa?

Mia sorella osserva tutta la scena. Sorride apertamente, dandomi la forza di cui ho bisogno per dirgli la verità.

-Non ho mai smesso di amarti. Nemmeno quando ho cercato di dimenticarti disperatamente. Non ci sono riuscita.

Lascia scappare un lento e profondo sospiro e, più sollevato, si gratta la fronte. Ha gli occhi lucidi dall'emozione. Quando noto che i miei occhi iniziano a bagnarsi, lo prendo per la camicia.

***
Questo è il penultimo capitolo, che ne pensate?
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