Capitolo 10

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-Merda!!! - esclama Nicolas, lanciando il suo cibo nel piatto – Credono di poter comprare un pezzo di pane a forma di u, riempirlo di cose e chiamarlo taco, ma questi tipi della caffetteria non distinguerebbero un taco di carne da un pezzo di merda. È questa la ragione per cui ha questo sapore, Peter.

-Amico, sto per vomitare. - dico.

Guardo imbarazzato il cibo che ho portato da casa. Adesso grazie a Nicolas tutto mi sembra un pezzo di merda. Schifato, conservo il resto del cibo nella busta di carta marrone.

-Vuoi assaggiare? - chiede Nicolas con un sorriso mentre mi porge il taco.

-Avvicina quel coso un altro centimetro e te ne pentirai. - lo minaccio.

-Me la faccio sotto dalla paura.

Nicolas agita il taco provocandomi.

-Se un po' di quello mi cade addosso...

-Cosa mi farai, mi picchierai? - canticchia Nicolas sarcastico, agitando ancora il taco.

Forse dovrei dargli un cazzotto in faccia, lasciarlo incosciente per non doverlo sopportare più.

Mentre sopprimo l'idea, noto che qualcosa mi gocciola dai pantaloni. Abbasso lo sguardo sapendo ciò che troverò. Si, un pezzo di falsa carne di taco, umida ed appiccicosa, mi ha lasciato una macchia enorme giusto sopra la cerniera dei jeans sbiaditi che indosso.

-Cazzo. - Si lamenta Nicolas. In un istante, la sua espressione ha passato dall'allegria al dispiacere – Vuoi che ti pulisca?

-Se le tue dita si avvicinano di un solo centimetro al mio pene, mi occuperò personalmente di darti un calcio nelle palle. - grugnisco tra i denti.

Sposto con il dito la misteriosa carne che mi è caduta addosso. Mi ha lasciato una macchia grande ed unta.

-Hai dieci minuti per trovarmi dei pantaloni nuovi.

-E come cazzo farò?

-Improvvisa.

-Prendi i miei. - suggerisce Nicolas che si alza e si porta le dita alla cinta dei jeans sbottonandosi i pantaloni lì, in mezzo al cortile.

-Forse non mi sono spiegato con chiarezza. - dico, chiedendomi come farò a sembrare figo a lezione di chimica quando sembra che mi sono cagato nei pantaloni – Quello che voglio è che tu mi trovi dei pantaloni nuovi della mia taglia, imbecille.

-Tollero i tuoi insulti solo perché siamo come fratelli.

-Nove minuti e mezzo.

Nico decide di non sprecare altro tempo e corre verso il parcheggio della scuola. Non m'importa un cazzo di come ottenga i pantaloni, voglio solo che li trovi prima che cominci la seguente lezione. Avere la cerniera umida non è il miglior modo di dimostrare a Mariana che sono un seduttore.

Aspetto vicino l'albero mentre gli altri buttano il resto di cibo e si dirigono verso le porte della scuola. All'improvviso, suona la musica dagli altoparlanti e non vedo Nicolas da nessuna parte. Geniale. Adesso ho cinque minuti per arrivare alla lezione della professoressa Attias. Stringendo i denti, cammino verso la classe di chimica con i libri strategicamente messi davanti alla cerniera.

Arrivo due minuti prima. Mi siedo sullo sgabello e mi avvicino quanto più posso al tavolo del laboratorio per nascondere la macchia.

Mariana entra in classe, con i suoi capelli da pubblicità che le cadono sul petto, finendo in alcuni perfetti ricci che si muovono man mano che avanza. Una perfezione che invece di eccitarmi, mi fa desiderare di alzarmi e rovinarla.

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