Capitolo 44

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-Balla con me. - le ordino - Non ti arrabbiare. Circondami con le braccia e balliamo.

Non voglio sentirle dire che sono un delinquente, che le faccio paura e che se voglio uscire con lei, dovrò lasciare questo mondo.

-Ma...

-Dimentica cosa ho detto a Mario. - la prego, molto vicino al suo orecchio - Mi stava mettendo alla prova; è il suo modo di provare la nostra lealtà verso Hector. Se percepisce qualche tipo di discordia, la sua gang può approfittarsene per imporsi sulla nostra.

-Peter. - mi interrompe.

-Si?

-Promettimi che non accadrà niente di male.

"Non posso", penso.

-Non preoccuparti, pensa a ballare. - mormoro, mentre mi porto le sue braccia al collo e cominciamo di nuovo a muoverci.

Da sopra la spalla di Mariana, vedo che Hector e mia madre mantengono un'accalorata conversazione. Mi chiedo di cosa staranno parlando. Lei inizia ad allontanarsi un po', finché lui non la prende per il braccio e le dice qualcosa nell'orecchio. Proprio quando sto per smettere di ballare per vedere che cazzo sta succedendo, mia madre sorride ad Hector giocherellona e scoppia a ridere per qualcosa che ha detto. E' ovvio che sono paranoico.

Le ore passano e l'oscurità scende sulla città. La festa sta ancora continuando quando camminiamo verso la macchina. Di ritorno a Fairfield, entrambi stiamo in silenzio.

-Vieni qui. - le dico dolcemente fermando la macchina nel parcheggio dell'officina.

Lei si china sulla leva del cambio, accorciando la distanza che ci separa.

-Mi sono divertita un sacco. - sussurra - Be', eccetto la parte in cui mi sono dovuta nascondere nel bagno... e quando hai minacciato quel tizio.

-Dimenticalo e baciami.

Faccio scivolare le mani tra i suoi capelli. Lei mi circonda il collo con le braccia mentre io traccio con la lingua la curva delle sue labbra. Lei le apre ed io la bacio più intensamente. Sembra un tango, prima ci muoviamo con ritmo lento, e dopo, iniziamo a sospirare quando le nostre lingue si scontrano e il bacio adotta un ritmo ardente e precipitoso che non voglio che finisca mai. Forse i baci di Belen erano piccanti, ma quelli di Mariana sono più sensuali, sexy ed estremamente assuefanti.

Nella macchina stiamo molto stretti e i sedili non ci lasciano lo spazio sufficiente. Prima di rendermene conto, ci siamo spostati sui sedili posteriori. Continua a non sembrarmi l'ideale, ma me ne accorgo appena.

Sono troppo assorto nei suoi gemiti, nei suoi baci e nelle sue mani nei miei capelli. E nel profumo di vaniglia della sua pelle. Questa sera non voglio andare molto lontano con lei. Però, la mia mano percorre la sua coscia nuda.

-Mi fai sentire così bene. - ammette quasi senza fiato.

Ci stendiamo sui sedili e mi permetto di esplorarla con le mani. Accarezzo con le labbra la fossetta del suo collo e la abbasso le bretelle del vestito e del reggiseno. In risposta, lei mi sbottona la camicia. Una volta aperta, le sue dita mi percorrono il petto e la schiena, bruciandomi sulla pelle.

-Sei... perfetto. - sospira.

Proprio adesso non sono precisamente le parole che voglio scambiare con lei. Molto lentamente, traccio con la lingua un sentiero sulla sua pelle di seta, esposta alla brezza della notte. Lei mi prende per i capelli, incitandomi a continuare. Ha un sapore così piacevole. Troppo.

Mi allontano di qualche centimetro per guardarla negli occhi, quegli occhi color miele che brillano di desiderio. Questa si che è perfezione.

-Ti desidero. - le confesso con voce roca. Stringe la mia coscia e sento un mix di dolore e piacere quasi insopportabile. Ma quando comincio ad abbassarle gli slip, lei mi allontana la mano e si separa da me.

-No... non sono preparata a questo. Smettila, Peter.

Mi allontano da lei e mi siedo sul sedile, aspettando che mi si calmino gli ormoni. La guardo mentre si annoda le spalline e si mette di nuovo i vestiti. Merda, sono andato troppo veloce. Mi ero ripromesso di non emozionarmi, di controllarmi quando ero con lei.

Mi passo la mano tra i capelli e lascio scappare un sospiro.

-Mi dispiace.

-No, è a me che dispiace. Non è colpa tua. Sono stata io a metterti fretta, ed hai tutto il diritto ad essere arrabbiato. Senti, sono appena uscita da una relazione e stanno succedendo molte cose in casa. - mi spiega, portandosi le mani al viso - Sono così confusa.

Prende la borsa e apre lo sportello della macchina. La seguo, con la camicia aperta ondeggiando al vento, come il mantello di un vampiro.

-Mariana, aspetta.

-Per favore... apri la porta del garage. Ho bisogno della macchina.

-Non te ne andare.

Digito la password sulla tastiera elettronica.

-Mi dispiace. - si lamenta di nuovo.

-Lascia stare. Senti, non mi importa ciò che è successo. Non sto con te solo per quello. Mi sono lasciato portare dal modo in cui ci siamo connessi stasera, dal tuo profumo di vaniglia che vorrei poter respirare per tutta la vita e... merda, ho mandato tutto a puttane, non è vero?

Mariana entra nella sua macchina.

-Possiamo andare più lentamente, Peter? Questo è troppo veloce per me.

-Si. - dico, e annuisco. Ho le mani in tasca, in un tentativo di resistenza al desiderio di farla uscire dalla macchina.

E davvero spero se ne vada subito, perché se non lo fa, non potrò controllarmi.

Mi sono lasciato trasportare percorrendo il suo corpo con le mani ed ho mandato tutto a rotoli.

La scommessa.

Si suppone che tutto questo con Mariana non sia altro che una scommessa. Non devo innamorarmi di una ragazza della zona nord. Cercherò di concentrarmi sulla scommessa e di lasciare da parte ciò che sospetto siano i miei sentimenti reali. I sentimenti non possono far parte di questo gioco.

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