CAP. 1

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MARGHERITA POV

8.30. Ero completamente immersa nei miei pensieri quando l'autoparlante della stazione mi risveglió da quello stato di trance.

"Treno Bologna-Roma in arrivo sul binario 2"

Eccolo. La mia nuova vita stava per iniziare.

Avevo appena finito le scuole superiori e già stavo tornando a scuola. O meglio, iniziavo il conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Uno dei conservatori più importanti di Italia, dove erano nati i più grandi talenti della musica italiana.

Difficile da spiegare la mia vocazione per la musica. Da piccola mi era stata regalata una piccola tastiera e da lì avevo cominciato a suonare. Avevo chiesto ai miei genitori di mandarmi a lezione, per apprendere e imparare la raffinata arte del pianoforte, uno strumento che da sempre mi affascinava e stupiva.  Come faceva un pianista a comporre certe complicate melodie con sole due mani? Ascoltando i pianisti piu bravi spesso rimanevo scioccata. Muovevano le mani su quei tasti bianchi e neri con una velocità pazzesca. Forse la cosa piu bella di andare ad un concerto di musica classica non era ascoltare le note che provenivano da quello stupendo strumento, ma osservare le mani dei pianisti che candide accarezzavano gli 88 tasti. Avevo suonato per ben 10 anni, ma all'età di 15 anni avevo deciso di smettere. Strano, se ci pensate. Per me, che da sempre ero rimasta affascinata dal mondo della musica classica, il pianoforte era diventato più un peso che uno svago. Quando tornavo a casa da scuola volevo solo dormire e chiudermi in camera, lontana da tutto e da tutti, ma ero obbligata a studiare quello strumento che già da qualche anno maledivo. Avevo preso coraggio e avevo chiesto ai miei genitori di farmi smettere. Era stata la cosa più complicata. Mio padre, essendo un musicista, non avrebbe accettato così facilmente la cosa. Certo, loro non erano stati contenti... Buttare via 10 anni di musica così non era sicuramente una scelta giusta, ma mi assecondarono. E fu qui che capii  l'importanza del pianoforte. Un rapporto difficile, di odio e amore. L'anno in cui presi la pausa dalla musica, capii veramente come non potessi starci lontano. Sta di fatto che l'anno successivo ricominciai a suonare e progettai il mio futuro. Dopo il diploma sarei andata a vivere a Roma per proseguire gli studi di musica.
Nel mio sogno si era aggiunto il mio ragazzo, Mattia, che ora mi stava aspettando a Roma, nella nostra nuova casa. Si, saremmo andati a vivere insieme. Una nuova casa. Una nuova famiglia. Una nuova vita.

Mi diressi lentamente verso il vagone segnato sul biglietto del treno e salii su quest ultimo, salutando con lo sguardo la mia Bologna. Guardai allontanarsi le case della mia infanzia, la mia famiglia, la mia vecchia vita. Mi sarebbe mancata molto. Non sapevo cosa spettarmi da Roma e la paura era l'unica emozione che riuscivo a sentire in quel momento.

La mia nuova avventura era iniziata.

IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora