"Non lo permetterò. Capitano Uncino non ti avrà mai"
Disse Peter.
"Tu sei mia, solo mia, Wendy."
"Non lasciarmi"
"E come potrei vivere senza la mia vita? Ormai mi hai rubato il cuore Wendy. Io ti appartengo e tu mi appartieni."
**
Mi svegliai di soprassalto.
La sveglia appoggiata sul mio comodino stava vibrando incessantemente.
Era capitata una cosa strana. Avevo sognato Peter Pan. Ma era diverso... Aveva una forte somiglianza con Niccolò. Forse era perché ero rimasta molto colpita dalle sue canzoni. Mi ero addormentata con gli auricolari nelle orecchie, con la sua voce calda e cullante.
Ora però dovevo sbrigarmi. Stella sarebbe passata a prendermi fra poco.
Il giorno della gita era arrivato. Niccolò mi aveva convinto ad andarci, però non ne avevo tanta voglia. Ora che eravamo diventati così amici mi dispiaceva andarmene.Mi alzai con fatica dal letto. Alla mia sinistra dormiva beatamente Mattia.
Avevo pensato tanto ma non ero giunta ad una conclusione. Non era giusto prenderlo in giro così.
Lui mi amava, ma io non ero più tanto convinta della nostra storia.
Se però pensavo a tutti i bei momenti passati con Mattia mi veniva voglia di abbracciarlo e sussurrargli all'orecchio di ripeterle insieme. Come avevamo sempre fatto.Questa gita, infondo, capitava proprio a fagiolo. Avrei avuto ben una settimana per riflettere. Chi mi sarebbe mancato di più?
Niccolò?
Mattia?
Al mio ritorno avrei preso la decisione.Dopo essermi alzata e fatta la doccia, indossai i primi abiti che mi capitarono sotto mano.
Un paio di jeans a vita alta e una felpa rosa con delle scritte inglesi sulle braccia.
Mi truccati leggermente e indossai le mie Adidas bianche.Pochi attimo dopo il campanello di casa suonó.
Presi la mia valigia che avevo riempito per benino il giorno prima e prima di andare diedi un bacio sulla guancia a Mattia che ancora dormiva come un angioletto e gli lasciai un biglietto sul tavolo.Sono partita. Ci vediamo la prossima settimana. Ti chiamo quando arrivo.
Margherita
Scesi le scale e salii sulla macchina di Stella.
Anche lei non aveva dormito bene. Si vedeva dalla faccia sbattuta che aveva e dalle occhiaie grandi come borse di Gucci sotto agli occhi."Allora sei carica?"
Chiesi cercando di ironizzare.
"Guarda, non vedo l'ora... Adriano mi mancherà da morire."
"Ti capisco..."
"Ah giusto. Anche a te mancherà Mattia"
"Gia"
Dissi mentendo. Mattia non era di sicuro la mia priorità.
Continuammo il resto del viaggio verso l'aeroporto in silenzio, ciascuna persa nei propri pensieri e nei propri casini.
Quando arrivammo eravamo in leggero ritardo. Tutta la classe era seduta compostamente nelle sedie di plastica poste per l'attesa. Appena il professore ci vide disse:
"Perfetto! Siamo tutti, possiamo andare"
Mi guardai intorno.
I miei compagni avevano creato diversi gruppetti. Un po' mi dispiaceva non fare parte di nessuno di questi, solo che socializzare mi riusciva molto difficile.
L'unica cosa di cui fui felice fu di non trovarmi nel gruppo di Sonia. Lei era stravaccata su due ragazzi, dei quali neanche ricordavo il nome e si atteggiava da diva, come se tutto le fosse dovuto, come se tutti la dovessero onorare.
Mi sarebbe tanto piaciuto andare da lei e farle una bella lavata di testa alla vecchia maniera. Nulla si ottiene senza sforzo, soprattutto nulla si ottiene con la superbia.Mi allontanai il più possibile da quella visione orrenda, tirandomi dietro Stella.
"Venite ragazzi. Ora farete il Check in, quindi mostrate il vostro passaporto quando sarà il vostro turno."
Ci mettemmo tutti ordinatamente in fila e aspettammo il nostro turno.
Finiti tutti i Check in ci posizionammo in una nuova sala d'attesa aspettando il richiamo del nostro volo, che sarebbe dovuto essere alle 8.
Erano ancora le 7.30, così il professore ci lasció del tempo per svagarci un po', raccomandandosi di tornare per l'orario prestabilito. Io e Stella decidemmo di girare per i negozietti dell'aeroporto, osservando diversi capi d'abbigliamento.
O meglio, io osservavo vestiti, lei mi seguiva continuando a parlare al telefono con Adriano.
Infondo era normale.
Anche io, i miei primi tempi di fidanzamento li passavo attaccata al mio lui.Alle 7.55 tornammo dai nostri compagni di viaggio. Alzai lo sguardo per osservare il tabellone e notai una cosa strana: il nostro volo non era ancora stato annunciato.
Il professore ci spiegò che era in leggero ritardo.
Per passare il tempo decisi di chiamare Mattia.
D'altronde ormai erano le 8 e sarebbe dovuto essere sveglio.Digitai il numero, ma il cellulare suonó a vuoto. Dopo il decimo squillo decisi di rinunciare e chiusi la chiamata. Proprio quando stavo per mettere via il telefono, quest ultimo cominció a suonare.
Guardai lo schermo prima di rispondere e rimasi colpita vedendo il mittente. In caratteri cubitali neri, sul mio schermo era scrittoNICCOLÒ
Non esitai un attimo e risposi subito.
"Hey Wendy!"
Disse scherzando.
"Ma ciao, Peter!"
"Sei già volata via?"
"Ancora no. Aspetto che mi vieni a prendere per volare insieme a te."
Una leggera risata passò dal mio telefono.
"Il volo è in ritardo."
"Vuoi che ti tenga un po' di compagnia?"
Dentro di me lo volevo davvero tanto, ma pensai di non scocciarlo troppo. Non volevo essere un peso.
"No, non ti preoccupare. Fra poco lo annunceranno di sicuro e devo stare pronta."
"D'accordo"
Nel suo tono avvertii un po' di delusione.
"Chiamami però quando arrivi!"
Aggiunse subito.
"Ma certo"
Dissi arrossendo leggermente. Per fortuna non poteva vedermi. Mi faceva piacere tutta quella premura, però non ne ero abituata.
Ci salutammo, poi chiusi la chiamata e mi appoggiai a Stella.
"Chiudo solo per un attimo gli occhi"
Le dissi.
Poi caddi con il sorriso in un sonno profondo.
Ancora non ero partita, ma le idee nella mia mente cominciavano a farsi sempre più chiare e limpide.
Ancora non ero partita, e già non vedevo l'ora di tornare.
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IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMO
Fanfiction-COMPLETATA- Margherita si è da poco trasferita a Roma insieme al suo ragazzo. Ma nel conservatorio dove studia farà un incontro inaspettato, che metterà a dura prova i suoi sentimenti.