CAP 26

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Io e Niccolò eravamo tornati a casa. Ero appoggiata sul suo petto. Lui dormiva già da qualche ora, ma io continuavo a pensare. Avevo sbagliato tanto da quando ero arrivata a Roma (Prima con Mattia, poi con Niccolò) ma alla fine la mia vita sembrava andare per il meglio, sopratutto grazie al ragazzo dal cuore d'oro su cui ero appoggiata in questo preciso istante. La domanda che continuava a frullarmi in testa era: me lo meritavo?
Io sbagliavo sempre e non volevo far soffrire Niccolò. Non lui. Non se lo meritava.
Mi addormentai con tutti questi interrogativi che continuavano a tormentare la mia povera mente.



[**]


"Marghe?"

Una voce calda mi svegliò dal sonno profondo in cui ero caduta. Non avevo dormito tanto quella notte, infatti aprire gli occhi fu l'impresa più ardua. Ma quando li aprii un bellissimo volto mi illuminò subito la giornata. Niccolò era irto davanti a me e mi osservava con i suoi splendidi occhi color nocciola.



"Hey"




Dissi stiracchiandomi leggermente le braccia ancora indolenzite dalla nottata.




"È ora di alzarsi dormigliona"


Disse lui con voce cantilenante.



"Di già?"




Dissi con una vocina piagnucolona da bambina di cinque anni un po' troppo viziata.



"È si!"


Escalmò.



"Uffaaa! Io non mi alzo."


Dissi mettendo il broncetto.



"Ah no?"



"No!"


"Te ne pentirai!"



Detto questo iniziò a farmi il solletico, cosa che odiavo troppo. Non riuscivo più a respirare da quanto avevo riso, così mi arresi.



"Basta basta, ti prego!"


Dissi asciugandomi le lacrime causate dalla mia risata.
Niccolò si fermó e diventó tutto d'un colpo serio. Mi guardò intensamente e poi mi baciò. Non ne avevo mai abbastanza delle sue labbra.
Quando ci staccammo sorrisi e lui mi disse:




" Ti aspetto giù"



Detto questo uscì dalla stanza e chiuse la porta alle sue spalle. Mi preparai in fretta. Avevamo perso molto tempo e sinceramente non mi andava di fare tardi.
Dopo essermi sistemata uscii di casa e  salii in macchina.
Il viaggio passò serenamente, ma con l'avvicinarsi al conservatorio un ansia cominciò a crescere sempre di più in me: Sonia. Come si sarebbe comportata? Avevo paura.

Niccolò mi lasciò come il giorno precedente qualche metro prima della scuola. Volevamo evitare scandali.



"Stai serena."



Mi rassicuró.




"Se la vedo la ignoro. Non capiterà più quello che è successo ieri."



Gli sorrisi e mi incamminai all'entrata. Entrai in classe, dove Stella era comodamente seduta sul nostro solito banco infondo. La salutai.




"Allora? Hai chiarito con Nick?"


Disse lei sorpresa di vedermi già di ritorno.



IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora