CAP. 9

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"Eccoti Niccolò! Che fine avevi fatto?"


Disse una donna sulla quarantina, bassetta e con gli occhiali che le scendevano fino alla punta del naso.



"Mi scusi... Ho avuto qualche... Intoppo."



Disse Niccolò esitando.



"Finalmemte è arrivato, ragazzi!"



Disse la donna rivolgendosi alla classe, sistemata tutta alla rinfusa all'interno della meravigliosa aula. Grande e spaziosa, dotata di numerosi posti sistemati a mo di scalinate.



"Lui è Niccolò Moriconi, in arte Ultimo! Ne avrete di sicuro sentito parlare!"


Sembrava molto orgogliosa di lui. Io un po mi sentii in colpa. Non avevo mai sentito parlare di un certo Ultimo, nonostante avessi la grande passione oltre che per la musica classica, per la musica italiana.

Intanto che lei presentava Niccolò, lui incroció lo sguardo con il mio e mi disse sorridendo:


"Se vuoi ora puoi mollarmi la mano. Siamo arrivati"



Disse indicando la mia presa sulle sue candide mani, che si erano rivelate mani da perfetto pianista.
Imbarazzatissima sciolsi le mie dita dalle sue. In effetti non mi ero accorta di avere ancora la presa salda sulla sua.




"Quindi ora, magari può dirci due parole!"



Disse la donna euforica, che continuava a guardare con occhi luccicanti il ragazzo al mio fianco. Accidenti, mi ero persa tutta la presentazione di Niccolò... Mi sarebbe piaciuto apprendere qualche nozione in più su quel ragazzo e si stava dimostrando ogni minuto sempre più diverso. Ovviamente in meglio. Mediante il mio stupido giochetto non sarei mai riuscita ad indovinare quale fosse il campo lavorativo di Niccolò. Avrei potuto dire un barista oppure un tatuatore, osservando le sue mani e le sue braccia completamente coperte. Non avrei mai immaginato che sotto quei particolari tatuaggi e sotto quei misteriosi occhiali da sole si celasse un raffinato pianista. Mai.



"Beh, non ho tanto da dire... Voglio solo consigliarvi di non smettere mai di sognare. Prima o poi i sogni si avverano, e io ne sono la prova vivente. Ricordo quando cantavo in cameretta. Adesso invece sono riuscito ad arrivare fin qui. Per questo vi consiglio sentitamente di non mollare mai."


Disse osservando la platea che lo ascoltava con la bocca spalancata.
Un applauso generale scoppió nell'aula.
Io nella confusione generale mi ero riavvicinata alla mia classe, cercando di fare finta di nulla.  Stella mi guardó maliziosamente:



"Che facevate voi due insieme?"



Poi scoppió a ridere.



"Ma niente! Mi ha solo riportata qui. Poi io sono fidanzata!"



Sottolineai l'ultima frase, ridendo di gusto alla stupida supposizione di Stella.


"Sarà"


Disse scettica.



"Ma dal modo in cui lo guardavi sembravi innamorata persa"



Disse con il sorriso sulle labbra.


"Ma che dici! Era solo uno sguardo di ammirazione"


Ed era vero. Oltre alle sue parole, di Niccolò mi aveva colpito la stupenda melodia che avevo ascoltato pochi minuti fa.

Cercai comunque di cambiare argomento, per evitare altre domande scomode.


"Che avete fatto quando non c'ero?"


"Ci hanno affidato i ragazzi-insegnanti. Io sono con uno davvero carino!"



Disse lei soddisfatta.


"E io?"

"Non so... Non eri presente, quindi non sei ancora stata assegnata a nessuno."


"Chiederó al professore."


Dissi alquanto delusa.

Mi avvicinai timidamente all'uomo e cominciai a parlare.


"Prof, mi scusi... Io non ho nessuno che mi segua..."


Lui si girò di scatto e mi mise una mano sulla spalla.


"Oh... Come mai?"


Chiese non capendo che cosa fosse andato storto nel suo piano ben organizzato.


"Beh..."


Cominciai a balbettare. Per fortuna non dovetti dare ulteriori spiegazioni.


"Non preoccuparti!"

Disse la donna che capii aveva origliato i nostri discorsi.



"C'è Niccolò che é ancora libero! Vero Nick?"


Disse poi rivolgendosi al moro.
Lui si girò e assecondò la donna.



"Certo. Con piacere"


Disse il corvino.

Non sapevo se essere contenta o delusa. Niccolò era un grande musicista, l'avevo capito nonostante l'avessi sentito suonare e cantare solo una volta. Il suo timbro  era molto particolare, uno di quelli che ti entrano dentro e non ti lasciano più. Un timbro caldo e coinvolgente, capace di compiere impressionanti estensioni vocali.
La sua presenza però mi metteva leggermente a disagio. Non sapevo come mai, ma era un insieme di cose, a partire da quei suoi occhi costantemente coperti. Così non riuscivo a comprenderlo a pieno e io per entrare in sintonia con le persone avevo bisogno di un contatto, sopratutto visivo. Rimanevo solida sul mio pensiero: sono gli occhi a parlare, non la bocca.



"Bene! Allora abbiamo risolto!"



Disse il professore soddisfatto, per poi rivolgersi alla classe.


"Forza ragazzi, torniamo in aula"

Prima di tornare da dove eravamo venuti, mi girai verso il ragazzo che in pratica era stato il centro della mia mattinata.



"Allora ci vediamo presto"



Lui sorrise e annuì.



"A domani"


Poi in compagnia di Stella tornai in classe.

IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora