Dopo aver camminato circa 100 metri il ragazzo si fermò davanti ad una BMW nera. Mentre era intento a cercare le chiavi che chissà dove aveva abbandonato fra le tasche del suo giubbottone da eschimese mi soffermai a guardarlo. Aveva il volto molto concentrato e da sotto ai suoi occhiali si riuscivano ad intravedere delle piccole righe che contornavano i suoi occhi, concentrati nella ricerca delle chiavi. Aveva i lineamenti del volto dolci e ben delimitati, un ciuffo di capelli corvini gli scendeva sulla fronte. Le guance erano cosparse di piccole lentigini impercettibili e marcate da un piccolo solco, lasciato probabilmente da due fossette.
"Ecco qua"
Disse aprendo la macchina, dopo aver finalmente trovato le chiavi.
Poi si avvicino allo sportello e lo aprì per me.
Arrossii, ma cercai ti nasconderlo rintanandomi fra il colletto del mio giubbotto.
"Grazie"
Sussurrai imbarazzata.
Lui sorrise, facendo spuntare quelle due fossette che avevo soltanto ipotizzato.
"È il minimo che potessi fare. Mi sento ancora in colpa"
Disse ridendo.
Io risi a mia volta e gli lanciai uno sguardo complice.Lui si diresse dalla parte del guidatore e si mise al volante, facendo rombare il motore della sua splendida BMW.
Appena accese la macchina, partì una canzone, firmata Ultimo.
Lui con un veloce scatto della mano spense la radio, lasciando alle nostre orecchie solo un imbarazzante silenzio.
Fortunatamente fu lui a rompere il ghiaccio."Sei di San Basilio? Perché non ti ho mai vista e qui ci conosciamo più o meno tutti."
Chiese, probabilmente più per attaccare discorso che per un vero interesse.
"No mi sono trasferita qui da poco. Da ieri per la precisione."
Dissi guardando fuori dal finestrino le numerose macchine e persone che ci passavano accanto, per andare a scuola o al lavoro o chissà dove. A volte mi imbambolavo a osservare da lontano delle persone sconosciute. Immaginavo cosa dovessero fare, come fosse la loro vita, se avessero una famiglia o se fossero soli, se fossero felici o tristi, se fossero in pace con loro stessi o se fossero continuamente tormentati.
La cosa bella di questo stupido gioco era il mistero. Nessuno mi dava mai la risposta giusta. Era tutto nella mia mente.
Provai a fare lo stesso gioco con il ragazzo al mio fianco. Pensai a chi poteva essere, quale fosse il suo ruolo nel mondo. La cosa risultò più difficile del previsto. Per la prima volta il mio giochetto di fantasia venne messo in difficoltà. Quel ragazzo aveva un non so che di... misterioso. Così lasciai perdere. Tanto di li a qualche minuto non lo avrei più rivisto."Ah ecco."
Disse lui, spiegandosi la mia strana presenza nel suo quartiere.
Dopo qualche secondo ricominciò a parlare, battendosi una mano lievemente sulla testa.
"Scusami, non mi sono ancora presentato. Niccolò, piacere."
Disse, questa volta senza pormi la mano, occupata nella guida.
Però si girò per qualche istante nella mia direzione. Quegli occhiali mi mettevano in grande imbarazzo. Non sapevo dove puntasse gli occhi, ma soprattutto non riuscivo a leggere dentro di lui. Proprio così. Anche questa era una mia teoria abbastanza strana, ma a volte guardando gli occhi delle persone gli si può leggere dentro. Anche questa era una mia stupida fissa."Margherita"
Dissi presentandomi e accennando un lieve sorriso.
"Dove hai detto che ti devo portare?"
Chiese lui. Erano da circa cinque minuti che eravamo in macchina e ancora non sapeva la destinazione. La cosa mi fece sorridere. Forse avevo addirittura trovato una persona più sbadata di me.
"Al conservatorio di Santa Cecilia"
Dissi con ancora il sorriso sulle labbra.
"Allora siamo sulla strada giusta. Anche io sto andando li"
Disse lui con sguardo compiacuto per il colpo di fortuna.
"Davvero? Inizi un corso?"
Chiesi incuriosita. Magari avevo già trovato un amico con il quale passare le lezioni. Sarei stata più tranquilla nell'entrare nella nuova aula con un "conoscente" al mio fianco. Sarebbe stato anche più semplice ambientarsi.
"No"
Disse lui infrangendo i miei sogni.
"Sto per firmare un contratto con lo studio della Honiro, che ha sede li nel conservatorio"
Continuò a spiegarmi.
"Wow! Sei bravo allora!"
Il ragazzo accennò un sorriso e le splendide fossette tornarono sulle sue guance.
"Si vedrà!"
Disse lui rimanendo modesto. Anche questa era una cosa da apprezzare nella strana personalità del ragazzo, che aveva detto di chiamarsi Niccolò.
"Ma quindi scrivi canzoni?"
Chiesi incuriosita.
"Già"
Si sistemò meglio gli occhiali sul volto.
"Fammene ascoltare qualcuna, dai""Magari la prossima volta... Siamo arrivati."
Disse lui indicando una scuola vecchio stile.
"Oh, va bene"
Un po' ci rimasi male. Mi sarebbe piaciuto molto ascoltare produzioni di un mio quasi coetaneo che stava per firmare un importante contratto.
Parcheggió nel primo posto vuoto e spense la macchina. Io scesi dall'auto con le gambe leggermente tremanti. Lui mi fece strada in quel posto ancora sconosciuto ai miei occhi.
Prima di entrare nell'imponente conservatorio, da dietro l'angolo spuntò una ragazza che cominció ad urlare:"Ultimo! Sei proprio tu?!"
Niccolò, in evidente imbarazzo salutò velocemente la ragazza e fece una foto con quest' ultima, congedandola con un abbraccio.
Ma allora era così famoso?
"E quindi tu sei Ultimo"
Chiesi incuriosita da quel particolare incontro.
Lui di rimando mi rispose:
"No. Ora sono Niccolò."
Rimasi spiazzata da questa risposta, soprattutto dalla sua velocità di reazione. Aveva le idee ben chiare, il ragazzo.
Subito però ruppe l'imbarazzante silenzio che si era creato.
"Beh, io vado. Buona fortuna. Ci vediamo in giro"
Lo salutai con la mano e, dopo averlo visto allontanare fra quei numerosi corridoi, cominciai a dirigermi verso la segreteria per farmi assegnare la classe.
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IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMO
Fanfiction-COMPLETATA- Margherita si è da poco trasferita a Roma insieme al suo ragazzo. Ma nel conservatorio dove studia farà un incontro inaspettato, che metterà a dura prova i suoi sentimenti.