"Perfetto. Per oggi abbiamo finito! Ci vediamo domani"
Disse il professore dopo aver concluso il resto della sua breve lezione, che si era dimostrata particolarmente interessante.
Quando tutti eravamo sulla soglia della porta per andare a casa, aggiunse:
"Ah ragazzi, domani non ci riuniamo in classe, ma sarete separati in delle aule con i ragazzi della Honiro che vi sono stati assegnati."
Un fremito misto imbarazzo misto curiosità attraversò il mio corpo. Forse domani sarei riuscita a scoprire qualcosa di più di quel misterioso ragazzo.
Mentre uscivo Stella mi fermó:
"Hey, dammi il tuo numero, così magari ci sentiamo."
Chiese cortesemente.
"Oh certo!"
Stella tirò fuori il telefono e si segnó il numero che le dettai.
"Dopo ti scrivo, così ti salvi il mio!"
Disse spegnendo il suo dispositivo.
"Ci conto! A domani"
Mi stampó un leggero bacio sulla guancia e si avviò verso l'uscita.
Varcata la porta mi guardai intorno. Non volevo ammetterlo, ma sì: stavo cercano disperatamente la macchina di Mattia. Avevo bisogno di lui, di raccontargli la mia particolare giornata. Stavo per rassegnarmi, non vedendo nessun'auto familiare, e avviarmi alla fermata dell'autobus quando un clacson attirò la mia attenzione.
Mi girai e il mio cuore si riempì di gioia. Non mi aveva abbandonata! Era venuto fin qua per me."Pensavo non venissi più"
Dissi con aria imbronciata. Certo, ero contenta di vederlo, però non potevo passare così facilmente sopra all'accaduto di quella mattina. Avevo bisogno di una spiegazione, anche semplice. Volevo che non mi mentisse e che non avesse segreti con me. Non erano queste le regole fondamentali di una relazione? Essere sinceri e leali con il proprio partner. Così dovevamo essere io e Mattia.
"Come avrei potuto lasciarti da sola il tuo primo giorno?"
Disse Mattia prendendomi il viso fra le mani per potermi dare un dolce bacio a stampo. Lo respinsi. Stava cercando di abbindolarmi con le sue paroline e con le sue coccole.
"Beh, come hai fatto stamattina."
Dissi con uno sguardo accusatorio.
"Eddai! Te l'ho detto! Dovevo andare all'università."
Disse guardandomi negli occhi.
"Sai benissimo che non parlo di quello."
Mi girai verso il finestrino e osservai la bella Roma, ancora molto sconosciuta ai miei occhi.
Mattia non aveva intenzione di affrontare l'argomento, quindi passammo tutto il viaggio in religioso silenzio.Arrivati a casa scesi velocemente dalla auto e sbattei la portiera così forte che immagino si sentì per tutto il vicinato. Ero furiosa. A volte si comportava proprio come un bambino e finivamo sempre per litigare per cose davvero molto banali, risolvibili in pochi minuti con una civile chiacchierata.
"Ma me la rompi così!"
Disse Mattia controllando preoccupato la sua Panda Gialla.
"Tanto ti interessa solo quello."
Dissi facendo un po' la vittima per attirare la sua attenzione. Era un modo un po' scorretto, però funzionava quasi sempre.
"Ma che dici!?"
Disse infatti lui guardandomi con aria da rimprovero.
"La verità"
Risposi di rimando.
Mi avvia verso la porta d'entrata e mentre stavo per varcare la soglia, mi fermó prendendomi per un braccio e obbligandomi quindi a girarmi verso di lui.
"Adesso basta"
Disse guardandomi con aria seria.
"Io ti amo e tu lo sai. Se il problema è la password, o altro, non ti preoccupare la tolgo. Sappi che però é una cosa da bambini di 5 anni litigare per una cosa del genere."
"Non é questo!"
Dissi con le lacrime agli occhi. Non capiva. Lui non mi capiva mai.
"Era un patto. Un patto che avevamo fatto insieme. Io la accetto questa tua decisione di inserire una password, nessuno te lo nega. Però non mi dici più niente. Non ti confidi più con me. Ti sento distante."
Detto questo mi liberai dalla sua presa che era diventata molto stretta e cominciava a farmi male al braccio, stretto dalle sue mani.
Corsi in camera e mi buttai a peso morto sul letto, cominciando a piangere a dirotto. Perché la mia vita era così incasinata?! A volte pensavo di essere io a rendere tutto così tremendamente complicato. La mia testa si faceva un sacco di problemi che ero costretta ad assecondare, perché troppo difficili da liberare. Io amavo Mattia, ma lo sentivo così lontanto da me... Avevo solo bisogno di un suo abbraccio.
Mentre la mia testa si riempiva di pensieri quasi totalmente brutti e tristi, mi misi le cuffie e cominciai ad ascoltare musica in riproduzione casuale.
Prima di addormentarmi partí una canzone lenta, malinconica. Mi abbandonai tra le braccia di morfeo su queste strofe."Ma Giusy senti questo vento? Tu lasciati portare. Giusy sai che sei diversa ed è per questo che sai amare. E ogni cosa sembra grande, tu lasciali parlare. E ricorda è dal dolore che si può ricominciare"
È dal dolore che si può ricominciare.
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IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMO
Fanfic-COMPLETATA- Margherita si è da poco trasferita a Roma insieme al suo ragazzo. Ma nel conservatorio dove studia farà un incontro inaspettato, che metterà a dura prova i suoi sentimenti.