CAP. 8

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"Ora ragazzi, vi prego di seguirmi ordinatamente mantenendo il silenzio. Vi porterò a fare il giro della scuola."

Disse il professore avviandosi verso la porta.
Come aveva detto quest ultimo, ci incamminammo tutti. Io e Stella decidemmo di stare in fondo alla fila. Avevo ricevuto già troppe attenzioni per oggi.
Durante il tragitto, la mia mente ripercorse la strada che avevo fatto per arrivare fino al conservatorio. Il ragazzo. Niccolò. Chissà dov'era in quel momento... Non sapevo come mai me lo stessi domandando, ma aveva lasciato dentro di me un subbuglio di emozioni, a partire dalla curiosità. Era un ragazzo davvero molto misterioso e mi aveva lasciato con un briciolo di amarezza, senza avermi fatto sentire le sue canzoni.

Mentre camminavano, un ragazzo si avvicinò a me e a Stella.

"Hey, ciao!"


Esclamò sorridendo.


"Ciao..."

Risposi leggermente scocciata. Odiavo dover interrompere i miei pensieri più profondi, soprattutto quando questi erano molto intimi.


"Sei brava sai?"


Commentó riferendosi alla performance che avevo fatto minuti prima in aula.



"Grazie"


Dissi ancora più imbarazzata del solito. Anche i complimenti erano un mio punto debole, non sapevo mai come rispondere, ma soprattutto non sapevo mai se fossero sentiti o solamente parole utilizzate per dare aria alla bocca.


"Comunque io sono Marco."


Disse presentandosi.



"Piacere."

Fortunatamente il professore cominció a parlare e il ragazzo tornò dalla sua comitiva a capo della fila.

Il viaggio per la scuola continuó senza tanti intoppi. Il professore ci accompagnó nelle varie aule della scuola, che offrivano strumenti in abbondanza, aule per solfeggio, spartiti di ogni tipo e anche una spaziosa aula magna per le conferenze.
Poi si soffermó davanti a una porta. Sopra questa c'era una targhetta, che aveva un nome familiare.


"Dietro questa porta si trovano gli uffici della Honiro, un'importante casa discografica che ha sede proprio nel nostro conservatorio."


Ma certo! Honiro! Era così che aveva detto Niccolò durante il viaggio di andata:


"Sto per firmare un contratto con la Honiro"



"Siamo molto fortunati"

Continuò il professore.



"Ci sono diversi ragazzi emergenti qui, e la Honiro ne approfitta. Se vi darete da fare un giorno potrete firmare un contratto con loro e produrre qualche vostro inedito!"



"Come Niccolò"


Commentai sottovoce.




"Ma sapete perché siete così fortunati? Perché la Honiro ci offre diversi servizi, tra cui la possibilità di essere seguiti di persona un'ora a settimana dai ragazzi vostri coetanei che da poco sono entrati a far parte di questa grande famiglia."


"Wow!"


Ci fu un brusio di eccitazione ed emozione da parte di tutta la classe.


"Sono contento che siate entusiasti!"


Disse il professore.



"Ora mi raccomando, silenzio, perché stiamo per entrare negli studi della famosa Honiro, per assegnarvi i ragazzi che vi seguiranno."


In fila, entrammo uno a uno in quella magica porta. Eravamo tutti elettrizzati dall'idea di poter entrare a far parte di una casa discografica di quel tipo!

Mentre ci dirigevamo nell'aula magna per conoscere i nostri neo-insegnanti, una melodia proveniente da una porta socchiusa mi colpì. Decisi di avvicinarmi alla porta.


"Marghe ma che fai?"


Disse Stella con sguardo preoccupato.


"Dobbiamo andare o ci lasceranno indietro!"



"Non ti preoccupare, tu va. Vi raggiungo subito"



Con un po' di disappunto Stella raggiunse il gruppo, che a mano a mano spariva dalla mia vista.
Non volevo restare indietro, ma quella melodia mi aveva colpito troppo. Mi attirava a se.
Accostai l'orecchio alla porta e una bellissima voce familiare mi riempì l'anima.

"Dimmi che cosa resta se vivi senza memoria, perdo la voce cerco la pace, lascio che la vita viva per me. Dimmi che cosa senti, se scopri di avere paura, brucio i consigli, alzo il volume, l'ansia nasconde i sorrisi che ho. E dimmi che cosa vedi quando ripensi a un domani, quali domande, quante risposte, forse domani, ripeti forse. E vivo coi sogni appesi. Vivo coi sogni appesi, girano le pareti, io vivo coi sogni appesi. "

Terminata la canzone, non riuscii a trattenermi e cominciai ad applaudire.
Solo quando si giró rimasi sorpresa, inteavedendo il suo volto. Ecco perché la sua voce era così dannatamente familiare. Era lui. Niccolò.



" E tu che ci fai qui? "



Disse lui sorridendo.



" Ero qui con la mia classe... Eravamo per l'assegnazione dei neo-insegnanti, ma ho sentito questa musica e..."




" CAVOLO! L'ASSEGNAZIONE! Mi sono completamente dimenticato! Vieni, corri, ormai avranno finito e tu non dovresti nemmeno essere qui"



"Si ma..."


Cercai di placare la sua furia, ma fu proprio lui a interrompere me.


"A dopo le spiegazioni!"


Corse verso di me, mi prese la mano e velocemente mi trascinó verso l'aula magna.
Mentre incespicavo a causa della sua stretta pensavo e ovvervavo la sua mano intrecciata nella mia.
Nonostante fosse solo un modo per farmi muovere mi sembrava il gesto più bello degli ultimi giorni.

Mattia e i miei problemi in quel momento non esistevano più.
C'erano solo le nostre mani intrecciate.

IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora