CAP 32

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Era stata proprio una bella giornata. Niccolò era felice come un bambino che ha appena ricevuto il regalo che desiderava. Mentre ce ne andavamo da casa di Federica mi prese la mano e me la strinse forte.

"Andiamo al mare?"

Chiese con occhi da bimbo.
Scoppiai a ridere.

"Al mare?!"

"Si! Dai, dai!"

"E va bene"

Acconsentii. Niccolò a volte aveva proprio delle idee stravaganti. Era imprevedibile ed era anche per questo che lo amavo.

Passeggiammo per un oretta in riva al mare. Era bello sentire l'aria frizzantina in viso e gli occhi bruciare. Il tramonto era stupendo, soprattutto perché lo stavo vivendo insieme alla persona che amavo.

"Non lasciarmi mai"

Dissi ad un certo punto.

"Mai."

Disse lui sottovoce. Poi mi baciò.

[**]

NICCOLÒ POV.

Un anno era passato. Era stato l'anno più strano della mia vita. Avevo trovato l'amore e anche un figlio, oltre che una grande amica: Federica. Si era scusata tanto di quello che mi aveva fatto passare ed era stata sincera. Inoltre non potevo tenerle il broncio, dato che la vedevo quasi tutti i giorni. Tommaso era cresciuto tanto. Aveva imparato a camminare e ora diceva le prime paroline, come pappa, mamma, papà... Crescendo diventava sempre più simile a me e questo mi rendeva tanto orgoglioso. Era la gioia della mia vita, oltre a Marghe ovviamente. Il nostro amore non era calato neanche di un po'. Era volato un anno insieme a lei ed ero sempre più convinto di passare con lei tutto il resto della mia vita. Anche Stella e Adriano erano nella nostra stessa situazione. Erano fatti l'uno per l'altro e non si sarebbero lasciati facilmente.

Era una giornata come tante, una giornata d'estate, e stavo per dirigermi da mio figlio.
Margherita era al lavoro. Nonostante non fosse quello che desiderasse, continuava a lavorare al bar, nell'attesa di una mansione più adatta a lei. Fortunatamente il suo datore di lavoro le aveva permesso almeno per il martedì e giovedì sera di instaurare un piccolo piano bar, dove poteva cantare e suonare. Andavo sempre a sentirla. La sua voce era così bella...

Presi la macchina e mi diressi da Federica. Appena arrivato suonai il campanello.

"Ciao Fede"

Dissi appena la porta si aprì.
Mi avvicinai per stamparle un leggero bacio sulla guancia, ma da subito avvertii la tensione di Federica.

"Che succede?"

"Ti devo parlare."

Cominciai a preoccuparmi.

"Ti ascolto."

"Entra in casa, prima."

Entrai e subito il piccolo Tommy mi venne incontro.

"PAPAAAAAAAAAA"

"Tommy!"

Lo presi in braccio e lo lanciai leggermente per aria. Adorava quel gioco. Si metteva a ridere e non finiva più.
Gli diedi un bacino sotto lo zigomo, ma subito lo misi giù, notando lo sguardo sempre più preoccupato di Federica.

"Vai a giocare in cameretta che fra poco arrivo."

Dissi al piccolo. Goffamente, con un equilibrio ancora poco stabile si diresse nella sua stanza, dopo aver raccolto una macchinina dal pavimento.

"Dimmi Fede."

Ci sedettimo sul divano arancio in pelle.

"È una cosa molto seria Nick. Stammi bene a sentire."

Continuava a preoccuparmi sempre di più.

"Sono tutto orecchi."

"Ho ricevuto una proposta di lavoro."

Federica era una ricercatrice. Era molto complicato per una persona di quel settore trovate un impiego.

"È una notizia fantastica! Perché tanta preoccupazione?"

"Perché... La proposta di lavoro arriva dagli Stati Uniti."

"Cosa?!"

"Proprio cosi. L'America."

"E tu... Hai intenzione di partire?"

"È proprio questo il punto. Io partirò e... Porterò con me Tommaso."

Mi cadde il mondo addosso. Non poteva averlo detto seriamente.

"Stai scherzando spero."

"No Nick. L'affido di Tommaso è mio, tu non sei neanche riconosciuto come suo padre dato che quando é nato non eri presente."

"Non puoi farlo! Non ora che mi ci sono affezionato così tanto. Non ora che me l'hai fatto conoscere. Sarebbe troppo doloroso separarmi da lui!"

"Lo so."

"E quindi cosa intendi fare?"

"Una soluzione ci sarebbe Nick."

"Ovvero?"

"Vieni via con noi. Parti insieme a me e Tommaso. Per ricominciare un'altra vita. Lontano da tutto e da tutti. Potremmo essere una vera famiglia..."

Non potevo credere alle mie orecchie.

"E marghe? A lei non ci pensi?"

Federica alzò gli occhi al cielo.

"Ma certo! Potrebbe venire anche lei se proprio ci tieni."

Quelle parole mi fecero imbestialire.

"Certo che ci tengo. Mica posso fare finta di niente e partire! La amo troppo."

"La ami più di tuo figlio?"

Queste parole mi colpirono in pieno petto. Il dolore era troppi forte, decisi di alzarmi e andarmene da quella casa. Sarei tornato da Tommaso il giorno dopo. Mi dispiaceva andarmene così senza salutarlo, ma non ero più padrone dei miei movimenti. Sbattei la porta alle mie spalle. Federica aveva provato a fermarmi, ma senza tanti successo. Camminavo e camminavo, fino a che questa camminata diventó una vera e propria corsa. Correvo e correvo. Correvo per scappare via da tutti quei problemi. Correvo per scappare via dalla mia vita. Perché succedeva tutti proprio a me? Ora che stava andando tutto così bene... Non ne davo una colpa a Federica. Lei aveva solo ricevuto una vantaggiosa proposta di lavoro. Non potevo pretendere che rinunciasse. Era da tanto che l'aspettava... La colpa era del destino. Quel destino infame. Il fato ce l'aveva con me e faceva di tutto per rovinarmi la vita. La parola Felicità non faceva parte del mio vocabolario.
Le lacrime avevano cominciato a rigarmi le guance. Mi sentivo stupido. Avevo 23 anni e piangevo. Non ero degno di essere chiamato uomo. Gli uomini hanno sempre tutto sotto controllo. Gli uomini pensano sempre alla loro famiglia e se ne occupano. Gli uomini non hanno paura. Io avevo fallito in tutte queste cose. Cercai di asciugarmi le lacrime ma un'altra dose ne scese dai miei occhi. Fermai la mia lunga corsa. Dovevo riflettere e per farlo avevo bisogno di avere la mente lucida. Appena mi fermai il mio telefono suonó in segno di una nuova notifica, che aprii subito.

FEDERICA

So che hai bisogno di riflettere, però ho bisogno di una risposta. Entro una settimana devo partire. Fammi sapere.

Dovevo prendere una decisione e anche in fretta.

IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora