CAP. 16

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Ci sedemmo nel tavolino che ci era stato assegnato dal cameriere, che si trovava vicino alla finestra. Era un posto molto elegante, frequentato da persone di classe. Ce ne accorgemmo dalla quantità di persone snob vestite in giacca e cravatta e con la puzza sotto al naso che entravano e uscivano dalla porta di ingresso. Eravamo un po' le pecore nere del locale. Giovani ragazzi con false speranze e sogni fissi nella mente.

Alla mia destra era seduta Stella, mentre alla mia sinistra c'era Adriano. Niccolò era seduto di fronte a me.
Inizialmente fu un po' difficile rompere il ghiaccio. Non ci conoscevamo bene e non sapevamo ancora di cosa parlare. La prima a intervenire fu Stella.

"Ho saputo che sei un cantante di grande fama, Niccolò!"


"Adesso... Di grande fama non penso"


Disse in evidente imbarazzo.
Anche da queste parole si capiva che Niccolò era un ragazzo umile. Modesto. Non amava stare sotto i riflettori e vantarsi, o come si dice in gergo giovanile oggi, tirarsela.


"Invece si! È bravissimo e non lo vuole ammettere"


Disse Adriano guardando con fierezza Niccolò. Si vedeva che lo stimava tanto, sia come artista che come amico.


"Anche io sapevo che eri molto bravo"


Dissi cercando di entrare nei loro discorsi.


"Adesso però basta parlare di me! Sapete già troppo."


Disse scherzando.


"Voglio sapere un po' di voi, ragazze. Ci conosciamo da poco e ne sappiamo meno di zero!"


Dicendo questo, Niccolò mi guardava fisso negli occhi, come per incitarmi a parlare.
Il resto della serata passò in questo modo. Parlavamo di tutto e di più. Nel presentarci a vicenda, avevamo trovato molti argomenti in comune e c'era sintonia fra noi quattro. In particolare fra me e Niccolò. Risultò ai miei occhi un ragazzo simpatico e piacevole, ironico e anche coraggioso. Infatti nel momento di ordinare nel bellissimo posto di lusso, con un menù che conteneva solo piatti gourmet da più di 20 euro per un semplice antipasto, argoste ecc... Niccolò disse al cameriere:



"Ma 'na bella amatriciana no eh?"

Il cameriere sgranó gli occhi.


"Mi spiace signore ma non ce l' abbiamo"


Decisi di seguire il gioco di Nick.


"Allora portateci una carbonara almeno."

"Signori, mi duole dirvelo, ma questo non è un ristorante da semplici piatti di paese."

Disse il cameriere scioccato, cercando comunque di mantenere la calma.


"Ma guarda un po'! Io invece sono un semplice uomo di paese."

Continuó Nick.


"Penso che dovrò mangiarmi i tovaglioli se restiamo qui."


"Magari per quelli non dovrai aprire un mutuo in banca almeno."


Dissi sorridendo.
C'era parecchia intesa fra i discorsi miei e di Niccolò rivolti al cameriere. Adriano e Stella, che avevano capito il nostro gioco, continuavano a guardarci divertiti, ridendo sotto i baffi.

"Se non gradite le cose presenti nel nostro menù allora forse è meglio che andiate"


"Sa che le dico? Lei ha proprio ragione. Arrivederci."


IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora